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Q 2016-12-20 17:41:18 cinecris
Voto medio 
 
3.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
cinecris Opinione inserita da cinecris    20 Dicembre, 2016
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De te fabula narratur

Un uomo che ha dimenticato il suo nome tante sono le identità che ha dovuto svestire attraversa come un fantasma senza pace il ferro e il fuoco di quasi quarant’anni di storia del Cinquecento, lasciandosi infine alle spalle la cenere della delusione e trovando il tiepido conforto del disincanto nel giardino d’Oriente.
Quest’uomo è senza nome perché la sua è in realtà la storia di una generazione intera che fortissimamente ha creduto e lottato, e rovinosamente ha perduto. La scommessa era una di quelle che puntano a far saltare il banco: bandire dal mondo l’ingiustizia, rovesciare il governo dei ricchi, raddrizzare il legno storto dell’umanità in nome di Dio per portare il Suo Regno sulla Terra.
Dopo aver abbandonato l’Università di Wittenberg in cui Lutero e i primi riformatori costruiscono l’arsenale teorico che di lì a poco sovvertirà l’Europa non solo religiosa, l’uomo senza nome prima impugna il forcone a fianco dei contadini in rivolta guidati dal predicatore Thomas Muntzer fino all’ecatombe di Frankenhausen, poi, circa dieci anni dopo, sposata la causa anabattista, diventa uno dei protagonisti di quel carnevale dell’Apocalisse che fu il sanguinoso e fugace tentativo di instaurare un governo teocratico basato sulla comunione delle donne e dei beni nella città vescovile di Munster.
Ad ogni giro della Storia aumenta la posta della violenza, e il candore dell’utopista colmo di fede e speranze lascia il posto alla frustrazione dello sconfitto che si illude di soffocare il dolore nel sangue altrui, mentre in cuor suo sa che è il proprio sangue che vorrebbe vedere versato primo: per farla finita con una vita diventata incubo. Eppure, quando la ragione sta per confondersi, ecco che la vita tende la mano: prendere una nave, non per scappare ancora ma per dare un senso ai giorni che rimangono restituendo ai ricchi banchieri la truffa con cui hanno eretto il loro impero di carta moneta che sostiene l’impero dei Principi e dei Papi. Solo per arricchirsi questa volta, bandito ogni ideale, e il tanto che basta a perdersi nell’anonimato di una vita benestante tra l’Olanda e Venezia.
Ma ancora una volta il destino si complica, e prende ancora una volta il nome misterioso di Q…
Queste e molte altre vicende tiene insieme questo romanzo ricchissimo che intesse in una trama fitta i momenti fondamentali della storia della prima metà del Cinquecento fino al 1555, anno che delude definitivamente le speranze di chi aveva creduto nella possibilità di un imminente rinnovamento religioso e sociale. Con un duplice colpo di grazia infatti viene eletto al Soglio Pontificio il Cardinale Carafa, che si serve dell’arma dell’Inquisizione e dell’ideologia potente dell’eresia per stroncare ogni tentativo di rinnovamento all’interno del campo cattolico, mentre la Pace di Augusta normalizza gli aspetti più sovversivi della Riforma riportandola sotto il controllo della spada dei principi tedeschi, estinguendo il carburante della fiaccola rivoluzionaria.
Sorvolando sugli alti e bassi di uno stile diseguale, quasi affrettato in alcuni passaggi, non sempre all’altezza delle ambizioni dell’opera, Q. è un’opera di indubbio valore per la capacità di ricostruire con finezza un’epoca intera, mostrando, attraverso le vicende del suo protagonista senza nome e il controcanto della sua fosca ombra Q., l’impasto di interessi materiali e ideali politici contrastanti, fede cieca e calcolo opportunistico, che sono il lievito della Storia.
Ma forse il merito più grande del collettivo Luther Blisset è stato quello di averci calato in una storia all’apparenza così lontana solo per raccontarci il nostro passato prossimo. Come non vedere nelle vicende del protagonista l’itinerario personale di quei tanti che furono animati di grandi speranze nel Sessantotto, che poi esasperati dalla repressione degli Anni di Piombo presero la strada della lotta armata fino al sanguinoso Settantasette, e infine fuggirono in un lontano Altrove dove dimenticare se stessi e dedicarsi alla cura esclusiva del proprio giardino negli anni del reflusso?
Consiglio il libro non solo a chi è già appassionato alle vicende della Riforma ma anche a chi abbia la curiosità, avvicinandosi il cinquecentenario dell’affissione delle 95 tesi di Wittenberg, di comprendere la ragioni e le vaste conseguenze di un movimento religioso che fece da innesco a radicate tensioni politiche internazionali e infiammò lo scontento popolare di fronte alla prepotenza dei nascenti stati moderni che minavano l’equilibrio di assetti sociali consolidati da secoli: ennesima incarnazione dell’eterna aspirazione degli uomini migliori di ogni epoca a risollevare la condizione dei propri fratelli, rovesciando le ingiustizie per preparare un regno di pace.

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Commenti

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siti
21 Dicembre, 2016
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Ottima recensione, davo proprio oggi uno sguardo all'incipit, avendo scaricato il pdf che il collettivo mette a disposizione nel proprio sito, iniziavo a farmi un'idea. Mi interessa il periodo storico e punto ad un approfondimento. Grazie!
In risposta ad un precedente commento
cinecris
22 Dicembre, 2016
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie a te per il commento!
Buona lettura

cristiano
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