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La pelle
 
La pelle 2020-02-28 23:38:57 archeomari
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4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    29 Febbraio, 2020
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Il ventre aperto di Napoli

L’opera del toscano Curzio Malaparte (pseudonimo di Kurt Suckert) è il racconto crudo e di denuncia dei giorni pieni di miseria e, al tempo stesso, di euforia, della città di Napoli liberata dagli Alleati Americani, durante la seconda guerra mondiale.

“L’onore di esser liberato per primo era toccato in sorte, fra tutti i popoli d’Europa, al popolo napoletano” dopo anni di fame, stenti , epidemie e bombardamenti. Una città che è quasi un ventre aperto, che mostra tutte le bassezze e tutto il suo inferno.
Napoli è una città distrutta, messa in ginocchio, non solo “fisicamente”, esteriormente, ma anche nell’animo. Sono i giorni della peste di Napoli, il battesimo dell’Europa liberata avviene nel segno dell’epidemia. La miseria ha raggiunto il picco e il morbo ha mandato in cancrena anche l’animo dei napoletani diventando una peste morale, un marciume che attecchisce anche presso un popolo che, dice l’autore, è tra i più generosi al mondo. Mai prima di allora Napoli si era abbassata a tanto, il fondo non era stato ancora toccato. Assistiamo attoniti e inorriditi, al pari dei soldati americani accompagnati in città dall’italian liaison officer Malaparte, al mercimonio dei corpi. Di fronte al benessere degli americani, alla libertà finalmente conseguita, i napoletani mettono in vendita tutto e tutti: bambini, mogli, figlie e madri. Che cosa non si fa per un pacchetto di sigarette e una manciata di caramelle?
“La libertà costa caro. Molto più caro della schiavitù. E non si paga né con l’oro né col sangue, né con i più nobili sacrifici: ma con la vigliaccheria, la prostituzione, il tradimento, con tutto il marciume dell’animo umano”.
Di fronte al degrado, alla corruzione della città, all’esercito internazionale degli invertiti, agli orrori dei bombardamenti prima e all’eruzione del Vesuvio poi, l’atteggiamento dell’autore-narratore non è mai chiaro. C’è pietà e comprensione, ma c’è anche denuncia. Malaparte non dà mai un giudizio netto, gli piace contraddire ed essere contraddetto, il gusto della provocazione campeggia anche in questo intenso romanzo. Malaparte è stato sempre una penna scomoda, che scriveva mirabilmente, ma che centrava la realtà al di fuori di ogni ipocrisia.
L’opera venne pubblicata nel 1949 e nelle intenzioni dell’autore, avrebbe dovuto intitolarsi “LA PESTE”, ma proprio nel 1947 Camus lo aveva preceduto e quindi la scelta cadde sulla parola “La pelle”. Mai titolo fu più calzante. Quale profeta, l’autore indica nella salvezza della pelle, dei bisogni primari dell’uomo, lontani da ogni antico ideale, la nuova piramide dei valori umani, una piramide capovolta.

“Voi non immaginate neppure di cosa sia capace un uomo, di quali eroismi e di quali infamie sia capace, per salvar la pelle. Questa, questa schifosa pelle, vedete? (…)Oggi si soffre e si fa soffrire, si uccide e si muore, si compiono cose meravigliose e cose orrende, non già per salvare la propria anima, ma per salvare la propria pelle (…) Tutto il resto non conta”.

Una Napoli distrutta, ma che conserva sempre la sua teatralità evidenziata ed enfatizzata dal meraviglioso artifizio della scrittura di Malaparte che è fatta di immagini. Una prosa sontuosa e ricca, che echeggia Virgilio , Dante e Boccaccio, ma anche Euripide e Sofocle. Un vero parlare attraverso similitudini classiche, termini presi dagli antichi poemi, dalle grandi opere del passato, descrizioni e paragoni con le opere d’arte di tutti i tempi, a testimonianza della grande cultura dell’autore. Indimenticabili le descrizioni del golfo e del paesaggio intorno, i vicoli con i tabernacoli, le scene di coralità tipica del popolo napoletano, la puntualità dei toponimi anche oltre la penisola sorrentina (Malaparte aveva una casa sull’isola di Capri). Una scrittura che dipinge i colori dai più tenui e delicati a quelli più violenti ed accesi, uno stile che riesce a riprodurre anche gli odori, gradevoli o no. Ed eccoci quindi anche noi nei vicoli a godere del profumi dei taralli appena sfornati, delle ginestre e dei fiori che si unisce spesso all’odore del mare, eccoci affacciati al parapetto ad ammirare l’intero golfo e un cielo troppo azzurro su una città che piange.

Una scrittura che coinvolge i sensi simultaneamente e perciò sinestetica. Lascio al lettore la scoperta di una prosa densa, ma scorrevole, magnifica in alcuni passaggi onirici dalle tinte apocalittiche come nel capitolo “ Il vento nero” e quelli paurosi e grandiosi insieme dedicati all’eruzione del Vesuvio, ne “La pioggia di fuoco”.
Le scene cruente e dolorose sono tante, ma sono necessarie anche se talvolta alcune pagine tradiscono un indulgere esagerato e, probabilmente compiaciuto e provocatorio, nella descrizione di autentici orrori che potrebbero infastidire anche il lettore meno impressionabile e paziente.
Un romanzo indimenticabile dimenticato in Italia, profetico ed attuale per certe tematiche.
Vivamente consigliato.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato anche a chi non ha letto “Kaputt” e le altre opere dello stesso autore.
Si avvisano i lettori più sensibili che ci sono molte scene crude, compresa la vivisezione dei cani.
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Commenti

13 risultati - visualizzati 1 - 10 1 2
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Recensione molto accurata, Marianna, e tuttavia, ho notato, "protettiva". Brava.
Giustamente ne sottolinei gli aspetti sia positivi sia negativi, anche se credo che sarò un po' meno generoso. Indubbiamente però un magnifico ritratto dell'Italia del tempo.
siti
29 Febbraio, 2020
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Ancora lo devo terminare, sospendo al momento il mio giudizio, sarà arduo farne un bilancio complessivo perché l'opera si avvicina alla perfezione stilistica non ben compensata da una trasparenza ideologica. Chissà se ha mai pensato di rivederla col passare degli anni; quando si vive la storia così da vicino, scriverne subito potrebbe essere il limite peggiore.
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archeomari
29 Febbraio, 2020
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Grazie Rollo. Protettiva, se ti riferisci al fatto che lo sconsiglio ai lettori più impressionabili è perché conosco persone che si rifiutano categoricamente di leggere un libro quando trovano scene disturbanti. Spero di aver capito cosa intendi. Non le giudico, anche se in televisione si vede di peggio!
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archeomari
29 Febbraio, 2020
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Daniele e Laura, io non mi aspettavo quello ho trovato, avevo aspettative poco lusinghiere. A me è piaciuto molto, una scrittura così ricca si trova raramente oggi. Contenuti e stile da 5 stelle, per me l'ideologia e/o l'ambivalenza politica non inficiano il mio giudizio, che non è certamente di valore. Tuttavia mi aspetto un giudizio super partes anche dagli altri, soprattutto se sono critici di mestiere.
Poi io sono generosa, essendo napoletana....;) (scherzo)
Grazie amici per la condivisione splendida!
Marianna, non ho mai letto il famoso autore. Non mi attrae. Ho solo visto la sua strana casa rossa su uno scoglio dell'isola di Capri : un pugno in un occhio nella bellezza incantata dell'isola.
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archeomari
29 Febbraio, 2020
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Uno dei tanti pugni , Emilio! Ma non è la sede adatta....
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Rollo Tommasi
29 Febbraio, 2020
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Si, hai perfettamente capito cosa intendevo.
La valuto una cosa positiva: secondo me una recensione è anche il posto per dire che un libro - anche quando lo ami a dismisura - non è adatto a tutti.
Che bella recensione, Marianna! Indipendentemente dal valore del libro (che non ho ancora letto, ma che ho da tempo in libreria, in fiduciosa attesa), il tuo commento è quello che ogni recensione ben fatta dovrebbe essere: obiettiva e al tempo stesso appassionata, critica ma pronta a far trasparire le sensazioni più personali che la lettura ha generato nel proprio animo. Chissà se la tua "napoletanità" ti ha aiutata :) Complimenti davvero.
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archeomari
02 Marzo, 2020
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Ti ringrazio tanto, Rollo.
Buone letture!
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