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Dante. Il romanzo della sua vita
 
Dante. Il romanzo della sua vita 2021-04-12 09:59:25 siti
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siti Opinione inserita da siti    12 Aprile, 2021
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GRANDE FRATELLO

Un saggio storico a carattere squisitamente letterario e dal sapore della biografia quasi romanzata. Il lavoro di Marco Santagata, nome che non ha bisogno di presentazioni, ha davvero tante qualità: si presta alla lettura agevole tipica del romanzo, gode dell’approfondimento riconducibile alla ricerca certosina e all’appoggio necessario ai documenti non esulando tuttavia dal piacere di far conoscere, in fondo, la storia della vita di un grande uomo. Inutile negare che se non si conosce il contesto storico-letterario , la lettura potrebbe risultare faticosa e deludente, ma questo dipenderebbe solo dall’eventuale lettore sprovveduto; tuttavia anche chi è lontano dalle reminiscenze scolastiche potrebbe approcciare il testo. Niente è infatti lasciato inspiegato, anzi l’approfondimento è tale che permette di scardinare addirittura eventuali luoghi comuni o leggende o semplificazioni divulgative che spesso non poggiano su nessun dato, che sia un documento d’archivio, una fonte letteraria coeva o ancora gli stessi scritti danteschi. Perché sia chiaro, vita e opere sono strettamente connesse, e di questo connubio Santagata non si dimentica mai.

L’opera è bipartita in due sezioni: prima e dopo l’esilio, entrambe scandite dall’interconnessione tra la sfera pubblica e quella privata, a evidenziare la molteplicità di interessi dell’intellettuale , il clima culturale e quello comunale o cortese nel quale giocoforza va a inserirsi. Spesso vengono fatte emergere le contraddizioni dell’uomo, l’appartenenza politica piuttosto che la formazione di un’ideologia, mai finite e definitive ma sempre in divenire e spesso inspiegabili. Uomo dei Cerchi che ambisce al perdono dei Donati, intellettuale in eterno bilico tra guelfismo e ghibellinismo, tra amore per la natia Firenze e anatemi continui rivolti contro di essa, tra nobiltà di sangue e nobiltà d’animo, tra vita di municipio e vita di corte. Fermo però sempre il proposito di dedicare la sua vita agli studi e alla scrittura, anche tra ripensamenti, cambi di direzione. Notevole tutta la sezione dedicata alla composizione della Commedia, e quindi tutta la seconda parte, nella quale lo studioso intreccia i dati sui vari soggiorni al contenuto dei canti dell’Inferno per poi progressivamente inserire le altre cantiche man mano che il poeta vi si dedicò. La lettura di alcuni passi scelti dei singoli canti aiuta a comprendere anche le eventuali contraddizioni in esso presenti: soprattutto quando Dante parla di singoli uomini, Santagata ci ricorda che il poema è come se fosse stato scritto in presa diretta e che molto spesso Dante evitava di scagliarsi contro alcune personalità ancora viventi per poi delineare meglio il suo pensiero a morte avvenuta degli stessi. Un esempio per tutti può essere quello su Corso Donati, nell’Inferno Dante non si sbilancia, nel Purgatorio, lo stesso Corso , della rovina di Firenze è “quei che più … ha colpa”, egli è ormai morto e Dante non spera più di poter rientrare a Firenze proprio per sua intercessione. Per non parlare dell’assenza dell’impero in tutta la prima cantica, fatta eccezione per il secondo canto, e dell’ottica filoimperiale della seconda. E se vi state chiedendo come mai Federico II è stato messo tra le arche infuocate degli eretici mentre il figlio Manfredi è in Purgatorio, ebbene avrete risposta anche a questi dubbi. Insomma nel corso della sua vita Dante ha conosciuto ambienti sociali e culturali eterogenei, dalla formazione comunale alla ribalta giovanile tra i poeti dello Stilnovo, dall’ eclisse lenta di un modo feudale e delle sue corti al necessario rinnovamento culturale che avverrà in nome della lingua latina, lui ostinato propagandista del volgare. La sua vita tutta spesa a una riabilitazione attraverso la cultura e la sua opera, aldilà della mera ottica autobiografica e dell’intento stesso, è per noi occasione di conoscenza di un mondo complesso e contradditorio che nessun grande fratello avrebbe potuto darci.

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Commenti

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Una "biografia quasi romanzata" . Una finezza certamente non casuale da parte di una lettrice quale sei tu, Laura.. Quel "quasi" salva il valore biografico del libro. Dato essenziale.
Sicuro, Emilio. Hai inteso benissimo.
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