Narrativa italiana Racconti Le alghe di Posillipo
 

Le alghe di Posillipo Le alghe di Posillipo

Le alghe di Posillipo

Letteratura italiana

Editore


La voce che scandisce in prima persona il racconto, benché tutta tesa a registrare le proprie risonanze interiori e a captare gli arcani segnali che giungono dal mondo del mito, risulta in egual modo attenta alla realtà tra le cui sponde la storia si dipana. E allora, insieme agli interrogativi, alle curiosità, alle angosce, alle emozioni dell’infanzia e della prima ado-lescenza, ecco le convenzioni e convinzioni di una famiglia laica e “liberal” arroccata in un palazzo seicentesco di Pizzofalcone, ecco una galleria di ritratti accigliati o ridenti, dolenti o festosi, tutti assolutamente inediti, ecco ancora la Napoli “altra” delle serve devote e dei “saponari” incantatori, dei supportici intriganti e dei bassi ingrommati di morte, ecco, infine, soprattutto, la natura: i giardini, il mare, le grotte, gli scogli, i percorsi iniziatici scavati nella memoria e nel tufo. Uno scenario incomparabile, affabulante, da rimpiangere con strazio, ora che per sempre è perduto. Insomma una storia che non potrebbe avere altro sfondo che Napoli. Una Napoli che, tragica e splendente affatturatrice, si offre come spazio privilegiato per indagare il mistero della vita.



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Le alghe di Posillipo 2012-04-20 15:32:14 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    20 Aprile, 2012
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E finalmente il mare!

"Sotto la masseria il sentiero si faceva scosceso.C'erano ancora terrazzi di pomidori,ma più stretti e dirupati,e olivi,e fichi d'India,e schieramenti di canne.Noi ne prelevavamo qualcuna:divenivano lance per le battaglie.E c'era ancora odore di campagna,di terra tiepida,di concime,ma insieme arrivava anche odore di mare,di sale e di alga secca.Io mi ubriacavo di quella mescolanza di odori.Poi cominciava la roccia,punteggiata di ciuffi di ginestra,di cespi di capperi,di pennacchi di finocchietto.C'era ogni tanto uno scalino,appena abbozzato,che si faceva fatica a distinguerlo.(...)
E finalmente il mare!"

Ho voluto citare questo passo tratto dal libro della Mozzillo, ma molti altri ve ne avrei potuto portare ad esempio, perchè non sarebbe bastato dirvi che la lettura di questo romanzo è una specie di trekking letterario attraveso luoghi della Penisola Sorrentina e di Napoli che realmente ammaliano. La protagonista del romanzo ,una bambina sfollata insieme alla madre professoressa nella cittadina di Gragnano durante il secondo conflitto mondiale, racconta la sua infanzia e la sua adolescenza trascorsa fra i Monti Lattari e Napoli,non la metropoli chiassosa e imbrattata di immondizia dei nostri giorni,ma quella intrigante post bellica,fatta di un popolo che ha voglia di rinascere,come begonie che dopo il temporale ricoprono l'intero perimetro del giardino colorando di un verde intenso il ritorno alla normalità. Durante tutto il romanzo protagonisti silenti sono i giardini,i boschi,le radure,le spiagge che "affatturano" per bellezza la protagonista e noi lettori così come incantano le storie che l'autrice narra su tutte quelle della famiglia Diaz che in un albergo si barrica in camera per resistere ai Nazisti nell'indifferenza abietta degli altri ospiti non ebrei e nella stessa indifferenza vengono alla fine catturati e...non si sa neanche se poi vengano fucilati,impiccati, deportati,in fondo che importa? Erano solo gente che occupava una stanza.
E ancora mi piace segnalarvi la storia d'amore di Lia e Angelo Antonio, la stiratrice e il saponaro, l'eterna Penelope che attende Ulisse, sempre fedele, pronta ad uccidere le rivali, pronta ad amarlo e ad accudirlo anche se dalla lontana America, o dalla lontana Australia torna , come Ulisse da Troia, più vecchio,più povero e più "struppiato".

di Luigi De Rosa

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