Narrativa italiana Racconti Sei Come Nove. Favolette amorali
 

Sei Come Nove. Favolette amorali Sei Come Nove. Favolette amorali

Sei Come Nove. Favolette amorali

Letteratura italiana

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In un carcere non meglio identificato, un prigioniero mostra doti fuori dal comune. Negen è infatti in grado di dominare la mente di chi gli sta di fronte, soggiogandone la volontà. È così per Zés, guardia carceraria che viene costretta a raccontare storie che abbiano un requisito indispensabile:l’assenza di una qualsiasi morale. Con tratti surreali che rasentano il grottesco, si dipanano sette racconti unici. La cella come condizione umana, condizione disperata, che non accoglie il Bene. Molti gli elementi di ispirazione letteraria e filosofica che animano i singoli racconti: da Borges, con i suoi testi visionari e astratti, a Ionesco, con le sue ipotesi sull’assurdo; fino a Nietzsche, con la sua spietata analisi del nichilismo.



Recensione della Redazione QLibri

 
Sei Come Nove. Favolette amorali 2012-01-05 14:47:31 gio gio 2
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gio gio 2 Opinione inserita da gio gio 2    05 Gennaio, 2012
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"Punti di vista!"

..."Edificate tutta la vostra vita su un anarchico principio di nichilismo e vedrete che vi ritroverete a scrivere un libro di favolette amorali pieno zeppo di messaggi espliciti sulla morale stessa. Perchè per quanto io mi sia impegnato sin dal principio a biasimare e - perchè no - a deridere ove possibile l'assunzione di sacrosanti valori come modelli di vita, non ho potuto far a meno di scivolare io stesso nella trappola della retorica."...

Questa citazione è una delle riflessioni che Francesco Ricci riporta al termine della sua prima opera breve. Attenzione, non òso utilizzare il termine "conclusione" perchè, appunto, il testo stesso ci trasmette un messaggio chiaro ed in questo caso certamente "conclusivo" nel quale vi leggiamo un'immagine di pensiero più che mai limpida e palpabile: una soluzione definitiva non esite.

Un'ammirevole narrazione che spicca grazie ad una raffinata ricercatezza che non viene ostentata con l'utilizzo di terminologie complesse o con l'ostinata forzatura di un linguaggio che, pur vagando appunto nei meandri del nichilismo, non si getta in ciò è ormai divenuta una caratteristica di molti giovani autori emergenti: rompersi il capo pur di trovare uno stile forzatamente "innovativo". Al contrario, nello scritto di Francesco Ricci, emerge l'uso di un italiano tradizionale, limpido, fluido; la prima definizione che mi è balzata in mente è stata : composto.
Grazie a questa quasi sorprendente e spontaea "compostezza" ci introduce in un carcere immaginario,nel quale vi collocherà due personaggi vagamente grotteschi, diluendone appunto l'mmagine con l'essenza di una semplice ironia,affibbiando ad essi due nomi propri che in italiano significano rispettivamente 6 e 9. Un simpatico ed intelligente gioco di parole che in modo chiaro e nello stesso tempo sottile ci mostra come possono facilmente variare i punti di vista, mostrandoceli appunto in termini di prospettiva, inducendoci giustamente a riflettere che tutto ciò dipende "dal dove" li guardiamo, da che posizione ci poniamo, quindi NOI, mentre l'occhio del nostro pensiero li osserva.

Al termine dell'opera la nostra mente si ritroverà nel pieno di una "centrifuga", caduta in trappola di quell'umana debolezza che è perennemente in cerca di verità assulte, palpabili, DEFINITIVE! ...Dunque:

..."E l'unica maniera per venirne fuori indenne è abbandonare il seminato e, vestito d'indifferenza, abortire ogni primitivo pensiero di imposizione, come se nulla fosse mai stato".

Uno scritto che prende indubbiamente spunto da importanti testi filosofici, pregno di una spiccata ed intelligente ironia.
Dal mio umile "punto di vista" di semplice, accanita lettrice
non posso astenermi dal considerare questo giovane autore
napoletano una promettente voce nel panorama letterario italiano.

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