Narrativa italiana Racconti Tu, sanguinosa infanzia
 

Tu, sanguinosa infanzia Tu, sanguinosa infanzia

Tu, sanguinosa infanzia

Letteratura italiana

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Spesso l'età adulta cancella il ricordo dell'infanzia, a scacciarla sono l'istinto di conservazione e la pigrizia sentimentale della maturità. Questi racconti di Michele Mari obbediscono invece a un ossessivo, feroce, altissimo recupero di memoria, che non è certo il rimpianto dell'infanzia felice. Il "tenere stretto fino alla morte ciò che hai amato anche un solo mattino" - sia una macchinina di metallo o un fortino di legno o un mazzetto di figurine di calciatori, siano gli album di Cocco Bill - rappresenta un bisogno supremo di fedeltà, l'ostinato principio etico che si oppone ai tanti superficiali, insopportabili tradimenti, alle futili dilapidazioni cui la vita ci costringe ogni giorno. Perché "non c'è molto altro, nella vita", che "è quasi tutta laggiù", nella sanguinosa infanzia.



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Tu, sanguinosa infanzia 2025-03-11 17:10:26 lego-ergo-sum
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lego-ergo-sum Opinione inserita da lego-ergo-sum    11 Marzo, 2025
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Nei Mari tempestosi dell'infanzia

Negli undici racconti della raccolta ritroviamo i principali temi dell’opera di Michele Mari, a cominciare dal rapporto con la figura paterna, che qui appare però più mite ed empatica rispetto a quella severa e inflessibile di Leggenda privata. In Chi ha ucciso Liberty Valance il padre è una sorta di angelo, custode e “tesoriere”, che mette da parte e preserva tutti i giocattoli che il figlio smarrisce o abbandona senza riflettere sul vuoto che lasceranno nella sua vita: un fucile giocattolo lasciato su una panchina, due macchinine Mercury regalate con superficialità ad un compagno, un fortino di bambù. Ne La freccia nera è sempre il padre a mandare un piccolo segnale di apertura - il dono inaspettato di un libro- al quale il narratore risponde col silenzio, incapace di rimuovere il blocco affettivo che fa da ostacolo insormontabile alla comunicazione tra loro. Non manca l’altra grande protagonista di Leggenda privata, la madre, che in Certi verdini coinvolge il figlio nell'arte del puzzle, amplificandone via via le difficoltà di esecuzione, in un gioco cerebrale dominato dall'ossessione di superare prove sempre più ardue. Si fa strada qui quel culto dell’intelligenza, associata ad una pratica di separatezza dagli altri, che il narratore eredita da entrambe le figure genitoriali. Né mancano i mostri, protagonisti delle copertine di Urania, classificati con ampia figura retorica di accumulo per illustrarne le svariate caratteristiche che essi assumevano in quella celebre collana di fantascienza: ”loricati e squamosi, catafratti, pelosi, bavosi, mucosi, ungulati ,fiammanti, bituminosi, lobati, crestati, gassosi, colanti, informi e deformi, araldici, immani, solinghi, aggruppati ecc.”. A questa miniera di creature fantastiche lo scrittore attingerà ripetutamente nella sua produzione, da Di bestia in bestia a Locus desperatus.
Ma il protagonista principale di questi racconti è il narrante stesso, con i suoi tic, le sue manie, le fobie, il solipsismo, l’ aristocratica ed elitaria solitudine nella quale si rifugia disdegnando i rozzi compagni, i bulletti sfacciati e prepotenti de L’orrore dei giardinetti, apripista del Pigi di Leggenda privata.
Su questa tematica s’innesta uno dei “grumi” esistenziali più difficili da sciogliere: il desiderio sessuale struggente, che tornerà in Leggenda privata, complicandosi e contaminandosi col feticismo al quale sarà associata la figura di Doretta. Una libidine alla quale il protagonista sarebbe voluto sfuggire svanendo nel nulla, prima che si manifestasse e lo rendesse morbosamente geloso, trasformandolo, nel racconto fantastico “E il tuo dimon son io”, in una sorta di serial killer involontario dei suoi piccoli rivali in amore.
E qui emerge il tema dei temi, l’infanzia stessa, il luogo in cui tutto quello che contava si è svolto: “Non c’è stato molto altro, nella vita”, “No, è quasi tutto laggiù”. Questo è il parere dei due vecchi che si scambiano i loro ricordi nel racconto conclusivo, l'unico in terza persona. L'infanzia in Mari non è generatrice di illusioni come in Leopardi, né simbolo di un’aurorale e primigenia intuizione del mondo come in Pascoli, ma spazio doloroso di affetti non dichiarati e inespressi, di scelte elitarie ma anche di nodi esistenziali mai risolti, che Leggenda privata metterà in luce con squarci di grande e penetrante bellezza.
Il linguaggio di Mari, ricercato e denso di frequenti scarti dalla norma, neologismi, latinismi, arcaismi che ci riportano ad un italiano antico e confermano la struttura mentale filologica dello scrittore, è il segno e lo strumento di un distacco da questo magma emotivo di vicende familiari tanto intime, tanto decisive, tanto, a modo loro, violente e sanguinose. Ma anche i costanti riferimenti al cinema e alla letteratura, esaltata in Otto scrittori attraverso un’appassionata competizione tra i principali autori del romanzo marinaresco, rafforzano la cifra iperletteraria di questo affascinante autore. Senza dimenticare la passione per i "giornalini", gli album di Tintin e di Cocco Bill, di Mandrake e di Nembo Kid, di Linus e Topolino, che conferma il superamento di ogni steccato alto/basso e trova riscontro nell'opera sia saggistica, sia narrativa di Umberto Eco. Un titolo per tutti: La misteriosa fiamma della regina Loana.

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Tutta l'opera di Mari , in modo particolare, Leggenda privata.
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Tu, sanguinosa infanzia 2015-09-20 13:09:09 Vincenzo1972
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Vincenzo1972 Opinione inserita da Vincenzo1972    20 Settembre, 2015
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E' quasi tutto laggiù...

L' opera di Mari si articola in 11 racconti splendidamente scritti, lessico lussureggiante e classicheggiante, una prosa ricercata e colta, dal sapore antico, arcaico, che rimane tale anche quando l'umorismo prevale sulla malinconia, l'ironia sull'inquietudine e l'angoscia per il futuro.
La costruzione di ogni periodo è un'opera d'arte, una scultura finemente cesellata, ogni termine scelto e posizionato con cura maniacale a concorrere nel raggiungimento di un'armonia quasi musicale e perfezione stilistica.
Ogni racconto è un pezzo d'infanzia che riaffiora prepotentemente sfidando e vincendo la pressione esercitata dall'oblio con cui la vita adulta, la maturità, cerca di relegare nei più profondi meandri della memoria quei momenti, quelle immagini, quelle emozioni che tanto abbiamo amato perchè hanno plasmato in tenera età la nostra personalità, in quegli anni fortemente ricettiva verso qualsiasi stimolo esterno perchè ancora priva di esperienza, ancora incontaminata.
Volendo trovare un'immagine rappresentativa di questi racconti penserei ad un geyser, per l'impeto che trasmettono, il desiderio di non soccombere, di non svanire e perdersi per sempre... come i giocattoli, quei giocattoli che erano nostri compagni di sogni ed avventure in mondi inventati nella nostra cameretta, a cui non avremmo rinunciato per nulla al mondo e che da un giorno all'altro scompaiono, senza rendercene conto, come se qualcuno, un ladro invisibile li abbia nascosti o peggio ancora distrutti.
"Infatti è così, scompaiono. Tutto il segreto sta nel non distrarsi mai, mai abbassare la guardia... sapere sempre cosa si ha, dove lo si ha.. E ciò che hai amato anche un solo mattino, tenertelo stretto fino alla morte. Tenere, tenere, tenere .."
E i giornalini, la raccolta di fumetti se non l'intera collezione Urania, magari accantonata nel ripiano superiore e più nascosto della libreria, non sono forse un tesoro inestimabile al pari dei grandi classici, dei nobili testi occupanti in bella mostra i ripiani centrali?
"Non erano forse un documento - una prova! - della sua infanzia e insieme del suo angosciato dibattersi per non uscirne mai, da quella infanzia, mentre tutto invece aveva congiurato a strappargliela via a sangue a colpi di paure, di orrende prurigini, di ambigue conquiste intellettuali, di botte da orbi? "
E per questo motivo i ricordi-racconti di Mari sanguinano, e sarà così per sempre, sono una ferita aperta che mai si rimarginerà.. perchè il loro destino è inevitabile, il loro dissolvimento inarrestabile come inesorabile è la transizione verso l'età adulta.

Tutti i racconti indistintamente meritano di essere letti, se non altro per lasciarsi ammaliare dalla superba scrittura di Mari:
"C'è una zona, proprio sotto il ginocchio dei ragazzini, in cui si compendia l'orrore dei giardinetti: là, dove la pelle è più grigia e più spessa, quasi cotta dagli sfregamenti sull'erba; là, dove la lerceria si è consustanziata nel derma. In quel livido lembo di cuoio si leggono le imprese scomposte di una precoce virilità, l'iscrizione a precisa mafiucola, la disgustosa logica della strada."

Io però ne ho amato uno in particolare, un piccolo grande capolavoro, un concentrato di poesia e pregiata letteratura: 'Otto scrittori'
Una sfida immaginaria tra 8 grandi nomi, autori dei più memorabili romanzi di avventura, aventi il mare come protagonista assoluto: romanzi che ogni ragazzo dovrebbe aver sfogliato almeno una volta nella vita e conservato gelosamente sotto il cuscino, nei propri sogni.

"Non c'è stato molt'altro, nella vita. No, è quasi tutto laggiù."

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