Narrativa italiana Romanzi storici L'ultimo spartito di Rossini
 

L'ultimo spartito di Rossini L'ultimo spartito di Rossini

L'ultimo spartito di Rossini

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Scrivere un romanzo ispirato alla biografia di Gioacchino Rossini, nell'anno del 150esimo dalla sua morte, significa complicarsi meravigliosamente la vita. Perché la prima domanda che ci si pone di fronte alla pagina bianca è: cosa si può scrivere di un personaggio di cui si è già detto tutto? Che appartiene all'immaginario collettivo, non solo dei melomani? È stato, probabilmente, l'artista più famoso e osannato di ogni tempo, e già nel corso della sua esistenza. Per lui venne coniato il termine Rossinimania, riferito al periodo in cui si esibì a Vienna. Ogni angolo risuonava della sua musica, le cartoline con la sua immagine andavano a ruba, gli uomini erano vestiti alla Rossini, le donne sospiravano al suo passaggio, i ristoranti avevano piatti a lui dedicati. Una simile smania pervase le altre città in cui visse e lavorò. Tutti volevano frequentare quel musicista gioviale, dalla scrittura facile - compose il Barbiere di Siviglia in meno di due settimane - la battuta pronta, amante della buona tavola. E così viene ricordato ancor oggi: un ilare opportunista, un bon vivant. Ma, di fatto, smise di scrivere opere a 37 anni, dopo il meraviglioso Guglielmo Tell, se si eccettuano alcuni componimenti di musica sacra e strumentale. Cosa portò il musicista più famoso del mondo al silenzio?



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L'ultimo spartito di Rossini 2019-01-05 09:45:50 ornella donna
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ornella donna Opinione inserita da ornella donna    05 Gennaio, 2019
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Chi era l'uomo Gioacchino Rossini

Simona Baldelli, nata a Pesaro, pubblica il suo primo romanzo Evelina e le fate nel 2013, finalista al Premio Calvino, a cui segue Il tempo bambino e La vita a rovescio. Ora pubblica L’ultimo spartito di Rossini: una biografia romanzata del grande compositore Gioacchino Rossini, che cade proprio nell’anno del 150esimo dalla sua morte. Un tributo importante e deferente ad uno degli uomini più importanti della storia della musica. Un libro che cerca di mettere in maggiore evidenza l’uomo Rossini, più che il musicologo.
Siamo a Passy, nel 1868. Rossini ha subito un’operazione e sta attendendone una seconda, per rimuovere un brutto tumore. Con lui ad assisterlo c’è Olympe Pellisier, seconda moglie, famosa cortigiana, ex amante del pittore Horace Vernet, e dello scrittore Honorè de Balzac. Rossini a trentasette anni decide di ritirarsi dalle scene, e compone soltanto per serate con amici ed cultori della materia. Ecco la scrittrice, con perizia e metodo, indaga sul perché di questo ritiro. Parte d un’infanzia povera, per giungere alla sua ricchezza, al suo essere prima rivoluzionario repubblicano e poi conservatore. Di lui mette in luce il suo lato godereccio ed ironico, amante delle belle donne e della buona cucina. Narra della sua abitudine di stare a tavola per un’intera giornata, di mangiare piccoli bocconi che gli costa l’appellativo di “Pizghen”, ovvero pezzettini in dialetto.

Fino a giungere alla fine vicina, in cui pensa a quell’ultimo spartito, quell’opera perfetta mai scritta, che doveva essere in grado di sedurre il pubblico e critica in parti uguali. Per la scrittrice un’opera importante, non sempre facile da costruire, indagatrice di un’altra realtà, differente da quella comunemente conosciuta, perché a lei interessa:

“Di Rossini soprattutto il silenzio. E capire perché si levassero, costanti, fastidiose, le voci puntigliose del dissenso; tanto più indispettite quanto il musicista arriva al cuore del pubblico. Quasi si fosse imbattuto, con duecento anni di anticipo, in quel livore sociale di cui oggi tanto si dibatte.”.

Una ricerca precisa, puntuale, raffinata per la costruzione della vita vissuta ed intima di un uomo:

“Immenso, senza limiti, fuori dal tempo, perciò immortale.”

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Consigliato a chi ama i libri di Simona Baldelli, quali Evelina e le fate o Il tempo bambino.
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