Il carnevale di Nizza e altri racconti
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Anime giovanili
«[…] Di nuovo il leggero sciabordio della pioggia e il trillo impaziente di un campanello. Mario aspetta davanti al portone chiuso del palazzo assieme a una giovane donna che rientra come lui. Fanno conoscenza. La ragazza dice il suo nome, Gilda; studia pittura; sono sei mesi che abita in quella pensione. Dietro la porta, un rumore di ciabatte strascinate: la portinaia viene ad aprire. Il corridoio buio; le camere di Mario e Gilda sono vicine. Si stringono la mano. Mario entra nella sua stanza, vede il piccolo pianoforte appena portato su; si precipita verso lo strumento, lo apre, comincia a suonare adagio le prime battute del preludio. Nella stanza accanto, Gilda si scioglie i capelli canticchiando davanti allo specchio; ha un viso grazioso, un po’ duro. Una sala da concerto. Molto in alto, agli ultimi posti, Mario e Gilda ascoltano e si sfiorano la mano al buio.»
Molti conoscono Irène Némirovsky per le opere più famose quali, ad esempio, “Suite francese”. Tuttavia, la Némirovsky, è ben oltre. Che la si ami o la si odi, la scrittrice prematuramente scomparsa nei campi di concentramento di Auschwitz nel 1942, sa sempre offrire al suo pubblico scritti che sanno far riflettere.
“Il Carnevale di Nizza e altri racconti” altro non è che una raccolta di scritti giovanili della narratrice a cui si aggiunge un inedito curato da Teresa Lussone. Seppur si tratti di testi giovanili, già sono presenti tutte quelle tematiche che di poi affronterà nuovamente in età adulta.
In questo componimento si cimenta nello sperimentalismo, è affascinata dal cinema, ammaliata dalle scoperte che una diciottenne giorno giorno scopre, e mai si sottrae al fermare su carta con una penna che verga parole rapide e sequenze velocissime, ciò che prova. Son proprio i momenti ciò che più contano. Che siano momenti d’amore, che sia la giovinezza, che sia la vita che scorre e che va, l’autrice è consapevole che il tempo non torna indietro, che l’esistenza scorre rapida non concedendo seconde possibilità, che spesso è necessario vivere nel carpe diem. Questo soprattutto se si parla e vive d’amore, un sentimento che in giovane età viene vissuto con la libertà e la spensieratezza dell’apertura al nuovo e con quelle farfalle nello stomaco che sanno riempire di energia e che invece nell’età adulta si raffredda, si vive con una consapevolezza influenzata dall’esperienza ed anche dal dolore vissuto negli anni con relazioni andate male, ferite etc etc.
«Thérèse bevve ancora e, a poco a poco, il nodo che le serrava la gola si allentò impercettibilmente; si sentì di nuovo invasa da un oscuro e selvaggio benessere, misto a una malinconica rassegnazione. Lui ripeté: «Sì, mia cara, non c’è niente di meglio di un piatto ricercato, una buona bottiglia, il bicchiere di alcol invecchiato e pregiato che si riscalda nel palmo della mano, l’odore di un sigaro.»
Amore, rimpianto ma anche nostalgia. Una nostalgia per la madrepatria russa, una nostalgia canaglia che si scontra con la censura, con l’abbandono (la Njanja, in uno dei racconti, è stata costretta a fuggire, a seguire la famiglia ma mai dimentica, tra i tanti lustrini di Parigi, quelle che sono le sue origini).
Tanti i racconti, tante le riflessioni, tante gli argomenti che la scrittrice tocca e che conosciamo in questa raccolta. Ultima considerazione, ma non per questo meno importante, è anche la sua inquietudine. È noto che ella era solita ritornare sulle sue parole, su suoi testi, tante e ancora tante volte. Ne “I giardini di Tauride”, in appendice, scopriamo un racconto inedito che ne è prova e conferma.
“Il carnevale di Nizza e altri racconti” è un buon testo con cui avvicinarsi Némirovsky se non la si conosce, ma è anche un ottimo modo per approfondire la sua produzione se al contrario si è già avvezzi, amandola o meno, a questa.
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I racconti di un'anima.
Leggendo questi racconti è impossibile anche non leggere la biografia dell'autrice, una vita breve, intensa, che l'aveva portata da Kiev dove era nata nel 1903 in Russia, e poi, in fuga in Finlandia e Svezia fino ad approdare in Francia dove aveva pienamente espresso la sua passione per la scrittura, lasciando ai posteri una lunga sere di capolavori letterari. Immagini ormai svanite nel tempo, come le riprese dei fratelli Lumière relative al Carnevale di Nizza, riprese dall'autrice insieme ad una lunga serie di altri racconti, alcuni giovanili, che fermano nel tempo immagini della prima metà del secolo scorso: situazioni e personaggi descritti minuziosamente, tanto da renderli presenti e vivi nella nostra immaginazione. Non per niente, come si legge dalla critica, il primo editore della Nemirowsky si era addirittura meravigliato come l'autrice fosse riuscita, pur giovanissima. a scavare così profondamente nell'animo umano.
Basta passare in rassegna alcuni dei personaggi che animano i racconti, cominciando dalle quattro scenette che hanno come protagonista una ragazzetta ironica e sfacciata, Nonoche, antesignana delle attuali forse più smaliziate discotecare: Nonoche, da sola o con l'amica del cuore Louloute, visita il Louvre, va al cinema, in villeggiatura, nello studio di una chiaroveggente, comportandosi sempre da svampita credulona ma nascondendo un animo da sognatrice, sempre alla ricerca di un principe azzurro, tra delusioni, situazioni buffe e incomprensioni.
Le avventure dell'impertinente Nonoche sono raccontate come fossero una sceneggiatura teatrale, seguite da altri racconti in cui primeggiano personaggi che lasciano un segno. Come, ad esempio, la borghese Claudine alle prese con un tema drammatico, un aborto, affrontato con piglio moderno, pur in tempi nei quali l'argomento era ancora tabù. E poi ancora la storia della governante Njanja al seguito di una famiglia russa fuggita in Francia a seguito della Rivoluzione: una anziana dolcissima, riservata, incapace di ambientarsi a Parigi, nostalgica della sua terra lontana e della neve...
Una serie di personaggi raccontati quasi con tecnica cinematografica, come se l'autrice fosse dietro ad una macchina da presa: ed ecco Christian Rabinovitch e l'incontro con un enigmatico barbone, Mario alla conquista di Parigi e di un sogno che via via si affievolisce, l'emozionante racconto "Le rive felici", "I giardini di Tauride" , ricco di appunti e riflessioni dell'autrice.
Una serie di racconti narrati con tecniche diverse, ma sempre illuminanti sul desiderio quasi impetuoso dell'autrice di "buttar fuori" d'impeto l'urgenza di comunicare, di esprimersi, di ricordare in tanti modi un passato lontano, rimpianti, nostalgie, illusioni di una giovinezza che fugge via e, forse, il presagio di un avvenire minaccioso.
La Nemirowsky infatti, di origine ebraica, sarà arrestata nel 1942, internata ad Auschwitz dove morirà poco dopo. Stessa sorte toccherà al marito, dopo vani inascoltati tentativi di salvare la moglie. Si spegneva così a soli 39 anni una delle scrittrici più sensibili ed avvincenti del secolo scorso.




























