Narrativa straniera Racconti La scuola delle catacombe
 

La scuola delle catacombe La scuola delle catacombe

La scuola delle catacombe

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La presentazione e le recensioni di La scuola delle catacombe, opera di Ada Zapperi Zucker edita da Vog Verlag ohne Geld. Otto racconti in cui si apre alla vista, come un panorama dolomitico, un paesaggio umano dalla tante sfaccettature. Emergono quasi dal nulla figure femminili che al nulla sono abituate, all'ombra dove sono state relegate dalla cultura, dalle usanze, dalla religione. Donne ignorate dalla storia ufficiale che però con grande contributo di sofferenza, lavoro incessante e mai retribuito, accettazione di una quotidianità imposta, ne hanno costruito le basi, subendone poi tutte le conseguenze. Una lunga storia di donne tutta da scrivere: donne semplici che hanno chiesto assai poco e non hanno ricevuto neanche quel poco, pur avendo dato l'essenziale, cioè la vita stessa alle generazioni seguenti. Un omaggio a queste piccole-grandi protagoniste della storia, concentrato in un paese di grande bellezza naturale, centro di molti conflitti politici, linguistici, culturali di difficile soluzione: il Sudtirolo. Anche questo un prodotto della storia non certo voluto dalle donne.

Ada Zapperi Zucker è nata a Catania ma vive da molti anni in Germania. Dopo aver studiato pianoforte con il maestro Sergio Perticaroli e canto con Alice Jmmelen, si è diplomata e laureata alla "Musikhochschule" di Vienna. Ha collaborato al Dizionario Biografico degli Italiani dell'Istituto Treccani, all'Enciclopedia dello Spettacolo e all'Enciclopedia Universo della De Agostini. Cantante lirica molto affermata soprattutto in campo internazionale, ha studiato anche pittura con Gotthard Bonell, allestendo diverse mostre. Nel 2006 ha vinto il concorso "Calogero Rasa" di Cerda e nel 2007 il premio "Gaetano Cingari" di Reggio Calabria. Attualmente insegna canto in Germania e Sudtirolo. La scuola delle catacombe è la sua prima pubblicazione.



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La scuola delle catacombe 2014-01-03 09:28:43 cuspide84
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cuspide84 Opinione inserita da cuspide84    03 Gennaio, 2014
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LA VITA NUDA E CRUDA

Appena entri in Alto Adige, la prima cosa che ti colpisce sono le montagne, così immense, vicine, maestose, silenti… ti fermi a guardarle in modo diverso dal solito, scopri piccoli anfratti nella roccia che nascondono tane di animali vissuti nei secoli passati, venature e spaccature che sembrano tenere su il tutto per puro miracolo…

La seconda cosa che vedi sono i boschi, ne senti l’odore particolare che ti avvolge, un misto di resina, funghi e muschio; se poi, da bravo e rispettoso turista, restassi nel più completo silenzio e rispetto verresti premiato scorgendone i suoi abitanti: ranocchie che attraversano il sentiero saltellando, scoiattoli che guardano incuriositi l’intruso spaventoso che ha appena invaso il loro mondo, cerbiatti che brucano l’erba per poi sentire la più piccola vibrazione causata dal tuo passo e fuggire via, formiche che difendono il loro territorio (e che se ti capita di raccogliere un fungo sito all’interno di esso, sono capaci di darti un bel pizzico con quelle tenagliette che si ritrovano!!), lumachine che, ahimè, stanno pasteggiando con il fungo appena trovato, ma così piccole e indifese da suscitare anche loro il rispetto che meritano…

La terza cosa che noti sono i suoi abitanti, i sudtirolesi, persone schive, che appena entri in negozio ti salutano in tedesco e quando tu rispondi con un “Buongiorno” che più italiano non si può, non sembra abbiano molto piacere dii servirti; come biasimarli…. Viste le orde barbariche urlanti che affollano i loro paesini, i loro boschi, le loro piste da sci, i loro castelli, in ogni periodo dell’anno??
E poi ci sono i masi abbarbicati sui pendii delle montagne, i fienili in legno da cui proviene un pungente odore di sterco, cui giorno dopo giorno ti abitui e di cui, non lo diresti mai, ma ne sentirai la mancanza appena rientrato nella tua città.

Qui in Alto Adige trovi un silenzio surreale… rotto soltanto dai maleducati che urlano per parlare con chi gli sta accanto, che buttano le cartacce per terra, che abbandonano lattine e bottiglie di birra nel bosco, come se fosse normale usarlo come discarica e non curarlo come un bene di tutti.

In questo libro, da tutti gli otto racconti narrati in esso, trapelano tutte le caratteristiche di questo piccolo gioiellino che non si sente per niente italiano e che a ben pensarci non lo è per nulla: la cura e il rispetto per i luoghi, la manutenzione di ogni piccola casa, l’educazione che contraddistingue queste persone io, personalmente, non li ho trovati da nessun’altra parte e la mia speranza è che questo posto resti sempre lo stesso nel corso degli anni: la mia isola felice in cui ricaricare le pile per affrontare il caos della città.

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La scuola delle catacombe 2013-05-27 15:05:21 Robbie
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Robbie Opinione inserita da Robbie    27 Mag, 2013
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Racconti di donne...nel Sudtirolo

Il libro “La scuola delle catacombe”, è una raccolta di 8 racconti. Storie di donne, di vita, di esistenze non facili, di soprusi e dolore, come accadeva spesso negli anni tra le due guerre mondiali o nell'immediato dopoguerra

In estate troveremo l'anziana nonnina “Tresl”, seduta ad aspettare (chissà cosa) in un cadente maso di montagna. Rugosa all'inverosimile e con le spalle incurvate, calzando le caratteristiche “Potschn” (pantofole) di feltro, avrà per noi una storia triste, quella di una servetta presa a servizio presso un contadino e delle angherie e delle violenze subite da essa.

Il beffardo racconto “il testamento” invece ironizza su un figlio di un ricco albergatore che avrà non poche sorprese dal notaio, presso il quale è stato chiamato per la lettura appunto del testamento. Per chi ama il dialetto sudtirolese sono inserite delle gustose e divertenti frasi in tedesco (ben tradotte) da parte del figlio nonché erede.

“La vita nuda e cruda” ci porterà nuovamente in un maso in alta montagna in cui conosceremo, Johanna e il marito Sepp, della sofferenza non tanto per una vita semplice e solitaria, quanto per il dover vivere accanto a un uomo rude e non incline a slanci passionali.

L'ultimo racconto, che presta il titolo al libro, è scritto in forma particolare. L'autrice del libro propone il testo sotto forma di corrispondenza epistolare alla madre da parte di una giovanissima insegnante italiana appena inviata nel Sudtirolo ai tempi del fascismo. E' uno dei racconti più belli e parlerà della scuola delle catacombe, del dramma delle opzioni in un periodo alquanto buio per l'Alto Adige.

Sono storie amare, che fanno riflettere e sperare che appartengano a tempi ormai lontani, tempi in cui le figure maschili non facevano sicuramente una gran bella figura.

“Qui l'estate è breve. E anche l'autunno. Solo l'inverno mette radici.”

Interessante infine il nome dell'editore apposto sul libro e cioè “Verlag ohne Geld” (tradotto: editore senza soldi). In quanto non avendo trovato alcun editore disposto alla pubblicazione, ha provveduto a ciò il marito dell'autrice creando una propria casa editrice, con un nome alquanto ironico.

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Eva dorme e non ne ha ancora abbastanza... :P
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