Storie di spionaggio e finzioni
Editore
Recensione Utenti
Opinioni inserite: 2
Uomini e storie da scoprire
«Impossibile! – sbottò Ashenden. – Ma come, sono sessant’anni che rappresentiamo in teatro un caso del genere e ne abbiamo scritto in migliaia di romanzi! Intende dire che la realtà ha superato la fantasia?»
Avvicinarsi alle opere di William Somerset Maugham è sempre sinonimo di qualità. Egli è infatti uno di quegli autori che raramente delude ma che anzi dona al lettore avventure mai banali e storie ricche di significato. Così è anche con “Storie di spionaggio di finzioni”, una raccolta di vicissitudini dalle tinte anche leggermente autobiografiche che accompagna il conoscitore solleticandolo nella curiosità.
Tanti i temi trattati e i protagonisti descritti. Sin da subito conosciamo un protagonista eclettico, un romanziere che viene assoldato per far parte dei servizi segreti (attività che lo stesso Maugham svolse seppur per un certo periodo). L’uomo è descritto con cura, la vicenda è talmente vivida che non fatica ad entrare nelle corde di chi legge. L’empatia è immediata. L’humor tipicamente inglese non manca di avvalorare queste pagine strappando anche grasse risate. A questo si aggiunge un sottile cinismo che non manca di arricchire la narrazione e la riflessione.
«Essendo niente di più che una minuscola vite in una macchina grande e complessa, non avrebbe mai avuto la possibilità di veder concludersi un’azione. Aveva a che fare con l’inizio o la fine di essa, forse, oppure con qualche avvenimento intermedio, ma ben raramente scopriva dove avevano condotto i suoi interventi. Non c’era soddisfazione, come capita in quei romanzi moderni che vi offrono una quantità di episodi slegati e che si aspettano che li componiate voi a costruire una narrazione coerente.»
Si combinano, ancora, fatti veri con fatti di pura finzione, emozioni concrete e toni di voce che ben si dipingono con espressioni del viso o gestualità delle voci narranti. Lo stile è sempre pungente, mai difettevole di quella carezza che mantiene viva l’attenzione e, ove necessario, anche intriso di quel virtuosismo proprio dei classici contemporanei.
Maugham ha la grande capacità di saper passare da un testo d’amore a uno scritto sulla figura femminile o ancora al giallo, senza alcuna difficoltà. “Storie di spionaggio e di finzioni” è una conferma alla sua grande maestria letteraria. Forse non lo consiglierei quale primo titolo ma certamente è uno scritto da conoscere e con cui ampliare la conoscenza del narratore.
Indicazioni utili
Top 50 Opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Le piume di egretta
Raramente Maugham delude, e in questa raccolta di racconti vagamente autobiografici (nei primi il protagonista è un agente dei servizi segreti, attività che lo scrittore svolse per un certo periodo) il suo umorismo British si colora talvolta di uno spassoso cinismo che stempera anche gli eventi più drammatici.
“La maggior parte di quell'attività si basava proprio su delle congetture; si doveva ricostruire l'animale partendo dalla mandibola”.
La combinazione di emozioni vere e fatti falsi (o viceversa), il tono di una voce, l'espressione di un viso, il guardarsi alle spalle anche in presenza del più cordiale compagno di viaggio, la noia di giorni passati in solitaria attesa e l'adrenalina di qualche ora, l'imprevedibilità della natura umana: tutto questo è raccontato con un tono che non perde mai una certa leggerezza di fondo, come se si trattasse dell'osservazione di un particolare tipo di insetti da parte di un entomologo.
Allo scrittore britannico, che sostiene forse per vezzo letterario di non saper scrivere gialli mentre racconta il delitto perfetto, riesce particolarmente bene lasciare intendere l'opposto di quel che scrive e prendersi gioco dei personaggi con uscite confezionate ad arte.
E se salvare le apparenze è tutto ciò che richiedono le regole non scritte della buona società, può essere addirittura divertente spingere questa necessità fino al virtuosismo, rasentando il grottesco:
“L'idea di avere sul cappello, proprio in quel momento, le piume di egretta regalatele dal povero Harold le dava una strana sensazione”.




























