Narrativa straniera Racconti Un gatto, un cappello e un nastro
 

Un gatto, un cappello e un nastro Un gatto, un cappello e un nastro

Un gatto, un cappello e un nastro

Letteratura straniera

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I racconti di Joanne Harris raccolti in Un gatto, un cappello e un nastro sono legati tra loro come scatole cinesi: basta aprirne una per scoprirne infinite altre, nascoste a una prima occhiata e per questo ancora più preziose. Storie popolate da personaggi profondamente umani, alle prese con difficoltà come il dolore di un lutto o lo svanire di un desiderio da tempo inseguito. Ancora una volta dopo Profumi, giochi e cuori infranti Joanne Harris torna alla forma, a lei più che congeniale, del racconto. Mondi lontani e vicini, atmosfere calde e coinvolgenti, personaggi ironici e incredibilmente veri: ci sono tutti gli elementi che permettono all’autrice di dare voce al suo straordinario talento, concentrando in poche pagine una forza narrativa che nulla ha da invidiare ai suoi romanzi più amati.



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Un gatto, un cappello e un nastro 2015-04-21 09:09:28 Mian88
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Mian88 Opinione inserita da Mian88    21 Aprile, 2015
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Racconti di vita.

L’ispirazione per questo romanzo è nata così, un po’ per caso. Durante una intervista fu domandato all’autrice cosa si sarebbe portata se si fosse trovata su un’isola deserta e d’impulso questa rispose un gatto, un cappello e un nastro; il primo per compagnia o in caso di necessità per fonte di sostentamento, il secondo per ripararsi dal calore e per un eventuale strumento di pesca, il terzo per far giocare il felino. Sulla scia di questo pensiero la riflessione e la consapevolezza che l’ispirazione giunge dalle piccole cose, inaspettatamente e spesso viene ricevuta in dono dalla casualità.
Composta da una serie di brevi racconti l’opera si apre con situazioni diverse ed apparentemente scollegate tra loro, il lettore passa da Faith a Hope al Dio della pioggia così, senza quasi rendersene conto per giungere ad un finale in cui realizza che forse, alla fin fine, questi succinti capitoletti non sono poi così distanti l’uno dall’altro. Per alcuni la scrittrice si è rifatta a personaggi già conosciuti in altre sue opere facendovi direttamente riferimento o comunque avvertendo chi legge di aver preso spunto da quella specifica circostanza o da quella determinata personalità, in altri le storie nascono da magliette, da desideri, da Natali trascorsi e spiriti che se ne vanno, o ancora identificano un amore che va ben oltre le specie toccando l’intimità dell’animo.
Stilisticamente parlando il livello è buono, la Harris riesce con la sua penna a catturare e mantenere l’attenzione del lettore per quasi tutto il componimento, non posso parlare di totalità perché trattandosi appunto di brevi episodi può capitare che taluni prendano di più ed altri meno. Io personalmente sono stata colpita dalla dolcezza della prima vicenda di Hope e Faith relativamente all’età che avanza, al desiderio di sentirsi vive nonostante tutto, o ancora da quel racconto sulla madre che non riuscendo ad elaborare il lutto del figlio riscopre in Twitter un mezzo per mantenervi un legame seppur consapevole che mai egli potrà interagire con lei, e relativamente poco da quella sul sosia di Elvis che, con tutto il rispetto, mi è sembrata la solita “minestra bollita e ribollita”. Comunque, il testo si fa apprezzare e l’ho trovato molto più piacevole di “Parole di luce” che lessi oltre un anno fa e che mi lasciò alquanto interdetta (per non dire peggio).

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Consigliato a chi ha letto...
si = a chi cerca una lettura non troppo impegnativa ma piacevole;
no = a chi non ama lo stile dell'autrice e/o il genere.

Io ad esempio ho ricevuto questo romanzo in dono e se così non fosse stato magari non lo avrei mai comprato perché reduce dall'esperienza negativa di "Parole di luce".
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