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Se questo è un uomo
 
Se questo è un uomo 2015-02-17 16:01:36 Maybe
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Maybe Opinione inserita da Maybe    17 Febbraio, 2015
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Chimico o scrittore?

Primo Levi in questo romanzo - documento scrive in modo quasi freddo ed estremamente razionale il suo percorso all'interno del campo di concentramento, offrendo un quadro perfetto di quella che fu la sua vita all'interno di Auschwitz, senza mai cadere in lamentele e sensazioni, con una lucidità che onestamente mi ha quasi lasciata perplessa. Il racconto nonostante le atrocità ormai note a tutti non è mai stucchevole e il tono con cui Levi lo descrive non è mai drammatico. Levi scrive come se ci stesse raccontando una sua giornata normale. E' sicuramente questa lucidità mentale che accompagna il romanzo, la caratteristica principale di Levi, caratteristica che ho apprezzato molto.
Levi non condanna, raramente si lascia andare a giudizi e onestamente non vuole emozionare o coinvolgere il suo lettore. Gli offre semplicemente un resoconto. Memorabile il passo in cui viene menzionato "Il canto di Ulisse" e il modo e l'affanno con cui Leva cerca di tradurlo ad un suo compagno. Unica salvezza il linguaggio, il comunicare, il poter aggrapparsi alla parola. Nonostante Levi sia stato un autore importante e riconosciuto, credo che il fatto che fosse stato un chimico si possa notare in ogni pagina del libro, proprio per questa sua capacità di narrare senza voler emozionare, semplicemente per descrivere qualcosa, capacità che credo manchi a molti autori di formazione puramente letteraria.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
A tutti, ovviamente e mi sento di consigliare anche: "Conversazione con Primo Levi" di Ferdinando Camon, un'intervista sulla prigionia nel lager.
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Commenti

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"Narrare senza emozionare" non mi sembra la prerogativa di Primo Levi, a dire il vero. Il bello di questo libro è anzi il contrasto tra lo stile asciutto e le emozioni che riesce a suscitare.
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Maybe
17 Febbraio, 2015
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Invece credo sia così, a differenza di molti romanzi scritti sull'olocausto, tema delicatissimo trattato spesso in modo sbagliato, lui non vuole scandalizzare, sconvolgere, far commuovere. Questo è il suo punto di forza (a mio parere).
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Maybe
17 Febbraio, 2015
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Mi sono riletta e intendevo dire: narrare senza VOLER emozionare. Anche perché le emozioni sono soggettive.
Meno male che la chimica a qualcosa serve, cominciavo ad avere qualche dubbio.
Questo libro, letto o riletto, lascia sempre qualcosa di importante: è un testo anche ma non solo di testimonianza.
Ieri ho visitato a Torino una mostra su Levi e sulle sue attività (era anche 'scultore' : usava fili di ferro colorati).
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Maybe
18 Febbraio, 2015
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@Mario: verissimo :D
@Emilio: concordo con te, io vorrei saperne di più su questo autore, mi incuriosisce molto, vedrò di documentarmi meglio (non sapevo fosse così creativo manualmente, ad esempio).
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Cristina72
19 Febbraio, 2015
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Concordo sul fatto che i romanzi sulla Shoah (tipo Il bambino col pigiama a righe, per intederci) non valgono niente. Quella di Levi, tra tutte le testimonianze dirette (le uniche a mio parere che meritino seria considerazione) ha un indiscutibile valore letterario. "La notte" di Elie Wiesel è un altro pezzo importante di letteratura.
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Maybe
19 Febbraio, 2015
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Esatto, ti ringrazio per la segnalazione, leggerò anche quello. :)
Il suo essere un chimico ha fatto sì che potesse analizzare la vicenda in modo lucido e critico, ma credo che sia anche uno scrittore eccellente perché la sua analisi sociale e storica trasmette comunque infinite emozioni.
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