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I vecchi e i giovani
 
I vecchi e i giovani 2016-10-12 13:55:36 GPC36
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4.0
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
GPC36 Opinione inserita da GPC36    12 Ottobre, 2016
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Le radici dell’oggi nella Sicilia di ieri

Sorprende questo romanzo storico e sociale di Pirandello così lontano dalle sue tematiche preferite e dal suo stile narrativo. Sorprende anche che non abbia la notorietà che avrebbe meritato sia per le vicende che narra che per lo scorcio della storia e della società siciliana e italiana in un’epoca apparentemente lontana, ma che si riflette sulla storia successiva del nostro Paese.
Con maestria da grande scrittore di teatro Pirandello muove una folla di personaggi che compongono un quadro drammatico, in cui nessuno è realmente eroe o figura principale, ma dando per ognuno una descrizione incisiva ed introspettiva, anche se limitata a rapide pennellate per i personaggi minori. Tra queste figure alcune spiccano, fissandosi nella memoria: il principe Ippolito Laurentano, ben diverso dal Gattopardo di Tommasi da Lampedusa, poiché rifiuta il nuovo corso storico e si chiude sdegnosamente nel suo feudo, con una piccola guarnigione in divisa borbonica; il figlio Gerlando con cui ha un rapporto antagonistico, perché questo sente le ansie e le insoddisfazioni della nuova generazione e si schiera a favore del movimento dei Fasci siciliani, pur se con spirito critico; il deputato Ignazio Capolino, simbolo della nuova classe politica preoccupata solo della propria carriera; il garibaldino Mauro Mortara.
Al fratello del principe, don Cosmo, una figura che può rientrare nella serie dei “folli” presenti nell'opera dello scrittore siciliano, viene affidata la conclusione del romanzo in cui si ritrova la tematica rigorosamente pirandelliana dell’«io diviso»
“Una cosa è triste, cari miei: aver capito il gioco! Dico il gioco di questo demoniaccio beffardo che ciascuno di noi ha dentro e che si spassa a rappresentarci di fuori, come realtà, ciò che poco dopo egli stesso ci scopre come una nostra illusione, deridendoci degli affanni che per essa ci siamo dati, e deridendoci anche del non averci saputo illudere, poiché fuori di queste illusioni non c'è più altra realtà... “
Non è certo pessimistico il duro giudizio critico di Pirandello nei confronti di un periodo storico, ma è un’impietosa analisi delle tensioni e delle situazioni di crisi e di conflitto che nel 1893 hanno segnato la storia italiana e siciliana. Lo scandalo della Banca Romana aveva minato la fiducia della popolazione nelle istituzioni, dimostrando come le fiammate del Risorgimento si fossero spente in una fangosa realtà politica, dominata da affaristi ed intrallazzatori, svuotandone le tensioni ideali. La realtà della Sicilia postunitaria aveva generato profonde delusioni in chi, partecipando spesso a caro prezzo alla battaglia garibaldina, dalla nuova realtà politica si attendeva (o si illudeva di poter avere) profondi cambiamenti, mentre doveva assistere all'intristirsi di un sogno deluso. I conflitti sociali, portati dall’azione dei Fasci Siciliani a violente manifestazioni di piazza, venivano repressi con assurda brutalità dal governo, incapace di coglierne le motivazioni.
Trasversale a tutto questo un conflitto tra generazioni, tra i vecchi che erano stati gli interpreti di un’azione gloriosa, ma che avevano poi consentito il crollo delle tensioni risorgimentali, ed i giovani bloccati nell’inazione di “un’età sterile, come tutte quelle che succedono ad un tempo di straordinario rigoglio”; il contrasto tra il “fare” della precedente generazione e il “dire” in cui la nuova si sentiva costretta.
Una storia che letta a distanza di un secolo consente di cogliere come, apparentemente soffocate le tensioni sociali e politiche, queste abbiano covato sotto la cenere per infiammarsi a distanza di pochi anni, quanto il desiderio di “fare” sboccherà nell'interventismo e poi nel fascismo, che usurpò il simbolo dei Fasci siciliani, nati su posizioni antitetiche. Così la delusione per i risultati del processo unitario avrebbe alimentato i movimenti autonomisti e la crescita della mafia come stato nello stato.
Uno stile inappuntabile, di affascinante classicità, fa di questo romanzo un libro da non farsi mancare se si ama immergersi nella storia del Paese.

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Commenti

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siti
12 Ottobre, 2016
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Ottimo commento, un vero invito alla lettura.
In risposta ad un precedente commento
Matelda
14 Ottobre, 2016
Ultimo aggiornamento:
14 Ottobre, 2016
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sono completamente d'accordo.
In risposta ad un precedente commento
GPC36
16 Ottobre, 2016
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Grazie ad entrambe. Per me è stata una felice scoperta: mi auguro possa esserlo anche per voi
3 risultati - visualizzati 1 - 3

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