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L'ultima alba di guerra
 
L'ultima alba di guerra 2015-03-03 09:23:17 Renzo Montagnoli
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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3.0
Renzo Montagnoli Opinione inserita da Renzo Montagnoli    03 Marzo, 2015
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Non male, ma nemmeno bene

La Grande Guerra, di cui ricorre per noi il centenario dal suo inizio, richiama l’attenzione di diversi narratori e fra questi Paul Dowsewll, inglese, scrittore di romanzi per ragazzi. E anche L’ultima alba di guerra, almeno nell’intenzione dell’autore, dovrebbe costituire narrativa per lettori dai 12 anni in su; in effetti, lo stile abbastanza semplice e immediato, la propensione a narrare scontri e battaglie possono essere elementi adatti a un pubblico giovane, anche se, però, per la crudezza di certe immagini, per un certo compiacimento nel dilungarsi nella descrizione di combattimenti che mi sembra eccessivo, é semmai più adatto a degli adulti, tanto più che non c’è una ferma condanna della guerra, come se quello che importava di più era di scrivere un melodrammone con tutte le caratteristiche invece di certe serie televisive di produzione sudamericana. L’idea originale era in sé buona: tre giovani soldati, un americano, un inglese e un tedesco nell’ultimo giorno di guerra, tre destini ben distinti che a un certo punto, per una serie di circostanze, si incrociano e così da nemici diventano amici, ma la sorte sarà benigna solo per uno di loro. Quello che è mancato veramente a questo libro è stata la capacità di sviluppare l’idea, o meglio di svilupparla in modo adeguato, non restando in superficie, ma cercando di approfondire un po’. È un peccato perché ne è uscita un’opera di discreta confezione, ma che appare troppo in linea con l’obiettivo di dare al lettore ciò che chiede, senza indurlo a riflettere; inoltre la paura, naturale, che dovrebbero avere i tre è di maniera, sa di qualcosa di già visto, con tante immagini che scorrono spesso leziose, senza che sorga anche il minimo pathos, come certe pellicole di guerra adatte solo a svagare per un po’.
Dowsell non ha certo la stoffa del grande romanziere, di lui non resterà traccia in campo letterario, è solo un corretto artigiano della penna che ha avuto per le mani, inaspettatamente, un’eccellente idea, che ha sviluppato però con le sue non eccelse capacità, così che l’intuizione originaria è stata sprecata, ricalcando tanti schemi convenzionali in cui prima dell’ultima pagina già si comprende come andrà a a finire.
Comunque, direi che è un libro che si lascia leggere, che consente un po’ di svago senza che sia necessaria una particolare attenzione, perché non induce certo a riflessioni; è inutile chiedergli di più, perché i suoi limiti lo impediscono

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