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E per dolce mangia un cuore
 
E per dolce mangia un cuore 2014-01-02 19:38:48 mariaangela
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
3.0
mariaangela Opinione inserita da mariaangela    02 Gennaio, 2014
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UN BIMBO E UN CANE.MESTAMENTE INSIEME.NN E’UN CASO

Un piccolo volume che raccoglie cinque brevi racconti.
Ciò che più colpisce è la mancanza di una seconda possibilità. Non concessa a questi squallidi personaggi, ma neanche da loro cercata o agognata.
Non sono tutti squallidi e tristi; alcuni sono soli, abbandonati e si fanno vicendevolmente compagnia.

In “La giostra davanti al mare” ci imbattiamo in Lindbergh. "Il cucciolo, rimasto solo, fiutò in un secondo il vuoto. ... Chi si sarebbe mai accorto del suo malincuore? ... S'incamminò mestamente..."
Con Valentino figlio dell'amore si incontra una sera di maggio sulla Riviera Adriatica ancora più triste e sola di loro. Diventano una coppia perfetta questo cagnolino e questo bimbo, soli insieme. Di loro sappiamo subito già tutto. E anche della solitudine delle giostre d'inverno, quando cessano le urla e l'assembramento e il divertimento, e ciò che resta è un freddo ammasso di ferro e ruggine. E capita, in quei posti, di notte, quando nessuno li anima, di vedere Irina fuggire disperata e Linbergh e Valentino figlio dell'amore, spiare nascosti e spaventati questo che scambiano per un nascondino finito male.
E il loro “nascondino”?...

“Barrìo notte” mi è sembrata una rivisitazione del primo racconto..... Insomma non vi ho trovato alcun arricchimento né interesse.

"E per dolce mangia un cuore" è sicuramente quello più stuzzicante, sia per lo stile, molto più veloce, snello, asciutto, non forzatamente ingrigito da ambientazioni puzzolenti di urina e spazzatura di stretti vicoli, ma comunque tale, da rendere molto bene l'idea del dramma che si stà consumando.
Da un lato la Roma bene, solo di facciata; dall'altro, il mondo di Teo, Livio, Ruben, fatto di lavoro e sudore, invidiosi...si, ma forse chi non lo sarebbe per un verso; ma soprattutto sprezzanti nei confronti di ciò con cui nel loro lavoro assistono ed entrano in contatto.
Io l'avrei messo come apertura al libro, perchè incoraggia nel procedere alla lettura.
E' un noir dall'esito sicuramente e finalmente non scontato anzi sorprendente, insomma si legge e accende la tua curiosità.

Del "Il rumore bianco dell'inverno" non dico nulla. Sarà che dopo poche righe avevo purtroppo letto proprio tutto.

Diciamo che leggere racconti di cui spesso sai dove si andrà a parare non è il massimo. Certo non siamo di fronte a un thriller, ma non penso sia questo il punto.

Infine un simpatico racconto, "Al Cafè Atlantico", dove assistiamo a cosa fa per vivere Luis Dimas....certamente un’idea originale….ma forse è più originale e colpisce il comportamento che l’autore vuole che i suoi personaggi abbiano. Manca completamente la solidarietà, l’empatia.
Ti resta a fine lettura davvero un sano senso di…essere solo al mondo.
Chissà se era questo l’intento dell’autore….

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Commenti

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Bella la tua analisi Mariaangela...sto pensando che imparare a star soli non è poi così male...ma forse il messaggio non era questo...comunque mi hai incuriosita...ciao!
Pia
In risposta ad un precedente commento
mariaangela
03 Gennaio, 2014
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ciao Pia, hai ragione. Penso che imparare a saper stare soli sia fondamentale. Speriamo di non doverlo sperimentare mai.
Un caro abbraccio
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