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Cronachette
 
Cronachette 2014-06-26 20:01:55 Rollo Tommasi
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Rollo Tommasi Opinione inserita da Rollo Tommasi    26 Giugno, 2014
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Memorie dal lontano e recente passato

Sette storie realmente accadute e raccontate in breve – “cronachette”, per l'appunto – che hanno in comune un elemento irrisolto, di mistero.
Sette episodi messi in ordine cronologico dal diciassettesimo secolo ad oggi da uno Sciascia che, come lui stesso confessa, è attratto dai “piccoli fatti del passato” da interpretare “come lo scioglimento di un rebus o di un cruciverba”.
Si va dalla storia di don Alonso Giron – probabile assassino di un quattordicenne che aveva il solo torto di essere troppo presente presso la famiglia della sua amante – al misterioso “uomo del passamontagna”: colui che, dopo il colpo di stato di Pinochet, compariva al seguito dei militari negli stadi dove erano radunati gli oppositori del regime, per indicare quelli che tra loro andavano torturati o uccisi; c'è da capire il perché e, da un certo punto in poi, il perché non più. Passando per la strana “apparizione” di Mata Hari a Palermo (dove, nell'estate del 1913, la famosa spia danzatrice aveva in calendario una serie di esibizioni).

La passione di Leonardo Sciascia per le vicende avvolte nel mistero è cosa risaputa: “L'affare Moro” e “La scomparsa di Majorana” ne sono una conferma in relazione ad episodi più noti della nostra cronaca nera.
In questo libricino – avendo raccolto personalmente, o tramite amici, varia documentazione (anche di valore storico) sulle vicende di cui racconta – lo scrittore si dedica a metterne in chiaro gli aspetti più controversi. Mantiene intatto il suo gusto per le citazioni, talvolta anche difficili da decodificare per chi non ha familiarità con gli episodi o le persone cui di volta in volta ci si riferisce (ed è forse questo il punto a sfavore di questa breve raccolta).
Vale la pena fare un cenno ad una storia in particolare (siamo ancora nel 1913), forse quella più carica di umanità: la storia de “La povera Rosetta”.
Elvira Rosa Ottorina Andrezzi, detta Rosetta, è una canzonettista del teatro San Martino di Milano. Coinvolta in una violenta carica della polizia, sol perché amica di alcuni giovanotti che non vogliono sottostare ad un immotivato ordine di sgomberare un luogo pubblico, viene brutalmente picchiata e ridotta in fin di vita. Qui la storia si confonde con il racconto popolare: per alcuni Rosetta, condotta in questura, si avvelenerà prima di arrivarci; per altri saranno sufficienti le botte prese. Fatto sta che, per una serie di circostanze, il ricordo di Rosetta – come accade a molti personaggi simbolo di ingiustizia – sarà tramandato attraverso una canzone popolare, destinata ad essere ricordata negli ambienti della “ligera” (quella piccola malavita locale che vive ai margini della società).
Un'ulteriore curiosità: nel raccontare questa storia, Sciascia costruisce una godibile parentesi sulle sostanze velenose. In particolare spiega com'è che l'arsenico e il cloruro di mercurio fossero veleni a quel tempo rintracciabili nelle borsette delle donne, mentre la stricnina nelle tasche dei pantaloni degli uomini. A suo modo, una divagazione sul costume di inizio '900.

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Commenti

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interessante commento, Rollo.
Sciascia è un autore da includere fra i classici. I suoi libri rappresentano un buon esempio di letteratura civile.
Rollo a questo punto spiegacela la storia dei veleni, hai destato la mia curiosità :-)
Si, Emilio: grande penna e grande personaggio. Personalmente, dopo aver letto e recensito un bel pò di suoi libri, continuo a preferire su tutti "Il giorno della civetta".

Cristina, mi piacerebbe prestarti il libro,perchè tu possa leggere la parte citata, ma mi era stato a sua volta prestato... Non sono in grado, perciò, di scrivere la parte in questione, ma ti assicuro che vale la pena leggerla, invece che vedersela riassunta.
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