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Un buon posto in cui fermarsi
 
Un buon posto in cui fermarsi 2023-08-10 21:47:21 ANDREA
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Stile 
 
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Opinione inserita da ANDREA    10 Agosto, 2023

Un buon posto in cui fermarsi

Tra i tanti scassamenti di maroni quotidiani, quello che più di tutti mi ha impegnato in questi giorni, c'è stato quello della lettura. Si perché mia moglie ha detto che bisogna leggere e, siccome l'ultimo libro letto è stato dieci anni fa .. mi era sembrato giusto accontentarla. Tra le tante proposte, ho avuto almeno la possibilità di scegliere e ho scelto. Non vi nascondo che la scelta, normalmente, cade sulla copertina ma stavolta ho deciso di leggere anche la "quarta" di copertina. La scelta è quindi caduta su un libro, un romanzo (io odio i romanzi) che parla in sostanza della crisi dell'uomo. Mi hanno colpito alcune frasi del libro che nella loro astrazioni anticipano il contenuto del romanzo. Tutto ruota intorno a una domanda "Che cosa fa di un uomo, un uomo?" - bella la domanda. L'ho letto pensando di trovare la risposta e incuriosito dalla trama articolata intorno ad una riflessione esistenziale che riguarda gli uomini intesi come "maschi", ma che più in generale induce ad una inevitabile riflessione esistenziale personale. È doveroso precisare che il libro è stato un regalo della sopra indicata moglie premurosa, preoccupata della mia scarsa attitudine alla lettura e votata propensione allo smignottamento social, insomma in altre parole "leggi e stai meno su Facebook". L'ho accontentata certo del fatto che come uomo sono sicuramente critico e di crisi ne ho affrontate svariate. Poi sempre quella famosa quarta pagina di copertina anticipava argomenti che non era possibile ignorare. "A volte la vita ci colpisce fino ad abbatterci. E se invece di rialzarci, provassimo a guardare il mondo con gli occhi di chi è terra? Forse proprio la resa può regalare un'inaspettata felicità". Eccerto, ho pensato che gli scrittori, non sapendo più cosa inventarsi, hanno pensato bene di romanzare le sconfitte puntando sul fatto che per esempio Napoleone, dopo la sconfitta di Waterloo, tutto sommato esiliato nell'isola di S. Elena ha fatto una bella vita ed è morto di altro, non dell'amara sconfitta e comunque con una invidiabile vista mare. Perché dargli torto. Quindi perché non leggere un libro sulla fragilità maschile, sugli stereotipi, sui pregiudizi su quel variegato mondo chiamato "universo maschile". Perché non leggere un libro sull'uomo in un momento storico in cui la donna è al centro dell'attenzione mondiale, dopo anni di sottomissione, relegata al più a stare dietro un "grande uomo". Andando avanti mi sono reso conto che quel libro voleva riportare in auge il grande uomo attraverso piccoli gesti quotidiani (ho scoperto essere finzione, ecco il perché del romanzo, ispirati a fatti realmente accaduti e che ciascuno di noi può aver vissuto direttamente o indirettamente). Insomma si prospettava un bel luogo di incontro per incrinati, piegati, sconfitti o nient'altro che falliti, che però sono ancora capaci di trovare un senso nella propria esistenza al maschile laddove nessuno vi avrebbe mai creduto. E la risposta alla domanda iniziale? La risposta la trovi subito, nelle prime pagine del libro e ti lascia perplesso. Ti lascia la voglia di leggere il libro perché sei sicuro che nello svolgimento degli eventi troverai conferme, confronti e spunti di riflessione personale durante i quali non potrai non ritrovare una parte dell'uomo che sei e non potrai non trovare una parte di quella crisi che, in quanto uomo, ha coinvolto anche te. E tu in quel momento diventi parte del romanzo con la tua storia, anche se lì non la trovi scritta. E anche tu ritrovi le tue sconfitte, le tue cadute e quel momento in cui hai scelto di stare a terra per guardare il mondo con gli occhi da un punto di vista basso e non dalla cima come avresti voluto... o come avrebbe voluto chi ti sta intorno: i tuoi genitori, i tuoi amici, la tua compagna, tua moglie, il tuo capo, i tuoi colleghi. Il libro attraverso lo sviluppo di un originale tessuto narrativo ti prende sin dalle primissime pagine ed evolve nei vari capitoli soffermandosi su inciampi, dolori, inadeguatezze e anche "inciampi" che investono vari uomini. Posso dire che in larga parte li affronta tutti, in varie forme, anche se a tratti diventa scontato e, dico io, quasi banale (senza offesa). Il centro del discorso però c'è e io penso di averlo trovato ed è un libro che va dritto dove deve andare e colpisce pure. L'ho letto tutto d'un fiato e riletto una seconda volta per focalizzare quei concetti che l'autore forse, in fondo attraverso una storia, voleva sottolineare per spingere il lettore a riflettere sull'esistenza umana e sull'essere uomo nel senso più maschile del termine. "La vita non è una montagna ?? da scalare, un treno da non perdere, un obiettivo da centrare, ma è una piccola stanza da arredare con cura. Non è una cima da raggiungere a tutti i costi. È la scelta di un buon posto in cui fermarsi". Prima di scrivere questa recensione ho voluto scrivere all'autore, per confrontarmi su quello che avevo letto e chissà, forse perché nella pagine non scritte ho trovato la mia storia. Le cadute, i miei dolori, le mie inadeguatezze, i miei fallimenti forse l'illusione di aver trovato una stanza da arredare con cura, forse il coraggio di rimanere a terra evitando gli inutili tentativi di rialzarsi subito e combattere per dimostrare di essere un uomo che non esiste e se esiste, esiste solo negli stereotipi che con il tempo si stanno sciogliendo come neve al sole. Quindi, detto questo vi consiglio la lettura di questo libro, veloce e leggera, con tante riflessioni al seguito. Buona Lettura e Buon Divertimento!

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