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Una giornata di Ivan Denisovic
 
Una giornata di Ivan Denisovic 2015-07-11 18:11:40 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    11 Luglio, 2015
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I modi per annientare un uomo sono innumerevoli

La vita dentro un campo di concentramento stalinista raccontata da chi l'ha provata.
L'autore di questo libro, Solzenicyn da laureato in matematica e fisica è diventato un reazionario, condannato per propaganda antisovietica ha trascorso otto anni in un lager. Al suo rilascio è diventato scrittore causandosi non pochi problemi con le sue denunce. Nel 1971 gli è arrivato il premio nobel, ma anche il trasferimento in occidente, visto che l'Unione Sovietica non era più sicura.
Questa breve biografia, per dare maggiore credibilità al contenuto del libro, che sicuramente non è di fantasia. In effetti il primo istinto leggendone le prime righe è pensare che non sia ambientato nella metà del 1900, ma molto più indietro, visto il modo tanto macroscopico in cui sono violati i diritti dei prigionieri.
La vicenda è semplice: dalle cinque del mattino, quando viene suonata la sveglia battendo su un pezzo di binario, seguiamo passo passo Ivan Denisovic. Lo lasceremo solo nel momento in cui alla sera si sarà addormentato riflettendo su quanto sia stata fortunata quella giornata.
Peccato che a noi ritenere fortunato chi vive in quelle condizioni ci sembri poco realistico. Semmai proviamo ammirazione per l'arte di arrangiarsi che si sviluppa tra i prigionieri. Per la solidarietà che va solo a chi se lo merita, al rispetto per chi si comporta correttamente. L'altra faccia della medaglia è la necessità di ricorrere a piccoli espedienti , a qualche piccolo atto di corruzione verso chi conta qualcosa: guardia, caposquadra, detentori del potere quali cuochi o infermieri.
Questo libro non è crudo quanto potrebbe essere. Ci racconta sì delle sofferenze patite, ma non indulge nel descrivere i dolori fisici, o le umiliazioni, quasi le sfiora. Cose che ad un'attenta riflessione sono enormi crudeltà ci sono raccontate come routine, a volte addirittura come colpi di fortuna per aver evitato di peggio.
Il libro è stato scritto nel 1962 e posso pensare che l'autore abbia scelto di non calcare troppo la mano per evitarsi troppi problemi. Una riflessione più amara è che tutto, se ripetuto nel tempo, per quanto possa essere terribile, assume i contorni della normalità.

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Commenti

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Sonia, con'è importante la letteratura per darci la dimensione umana della Storia. Qui si tratta di una bruttissima storia.
Mi vengono in mente Silvio Pellico, Primo Levi, Pahor... Ma quanti non hanno avuto nemmeno la possibilità di dare testimonianza !
Ecco un libro di cui rimando da tempo la lettura; ciò che descrivi penso possa paragonarsi a quanto a suo tempo scritto in "Memorie della casa dei morti" di F. Dostoevskij. Bel commento e interessante segnalazione. Ciao.
Ferruccio
Ciao Sonia, utile ed equilibrato commento. Hai per caso letto anche Padiglione cancro? Se sì come lo hai trovato?
Laura
no, ma lo metterò in lista di attesa ciao
Si più o meno l'ambiente è quello, anche se trovo che la lettura di Dostoevskij sia un pò più impegnativa da affrontare
In risposta ad un precedente commento
siti
12 Luglio, 2015
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Grazie
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