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Pelle di leopardo
 
Pelle di leopardo 2015-06-11 13:51:38 Mephixto
Voto medio 
 
3.8
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3.0
Contenuto 
 
4.0
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Mephixto Opinione inserita da Mephixto    11 Giugno, 2015
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Un acerbo Terzani

Ogni qual volta mi accingo alla lettura di un libro di Tiziano Terzani vengo assediato da piccoli dubbi e paure. Puntualmente, dopo pochi istanti, i dubbi sono spariti, sorpreso ancora una volta ad aver fatto notte fonda; oppure a rischiare di perdere la fermata di casa. Sono li che trito rigo su rigo nella speranza di giungere ad un punto di poco interesse per smettere, tirare il fiato, e scendere ... Questo però non accade mai, di conseguenza mestamente segno la pagina e rimango con una voglia matta di ributtarmi tra il vissuto di questo grande Viaggiatore Umano.
“Pelle di Leopardo” non si è sottratto a tutto questo rituale quotidiano, anzi , Terzani mi ha caricato nel suo zainetto, e tramite i suoi occhi e il suo naso, mi ha scorrazzato in lungo e largo per il Vietnam del Sud.
E’ doveroso sottolineare che questo libro è composto da due libri o meglio: un diario e un reportage.Il primo si dipana tra la fine del 1972 e l’inizio del ’73, in queste pagine avremo il privilegio di condividere sensazioni e emozioni di un Terzani corrispondente di guerra. Ci regala i suoi pensieri e le sue idee riguardanti questa sordida e sporca guerra,che è ovunque, tranne forse a Saigon. Saigon quindi come Casablanca, porto franco che regge la sua economia grazie alle tragedie umane, e ai loschi traffici . Ma non mancheranno le curiose escursioni nel delta del Mekong, alla ricerca del vero Vietnam. Quello fatto dai contadini, dai vecchi e dai bambini che per lo più, scandiscono da oltre cento anni, i loro ritmi vedendo i figli morire in qualche guerra, e le figlie stuprate e ammazzate dal esercito liberatore di turno, tranne che dal vero esercito liberatore, quello fatto dai figli dei contadini stessi i Vietcong. E non mancheranno i Vietcong, perche l’audace e intraprendente Terzani riesce a imbucarsi, concedetemi il termine, in un villaggio conteso che notte tempo cambiava bandiera e diventava rifugio dei ‘cong.
Ma è nella seconda parte del libro, “Giai Phong!”, che emerge il Terzani vero, quello che nel diario per quanto presente non si erà ancora mostrato in tutta la sua profondità. Emerge la sua stima per un popolo che finalmente vince una guerra, e non si accanisce sul vinto, anzi lo incita, lo invita a protendere le braccia al cielo unendosi così ai vincitori per festeggiare l’unificazione e la fine di un imperialismo oppressore durato oltre cento anni (di solitudine direi). Nei tre mesi , in cui con coraggio Terzani resta in Vietnam del sud, quindi dopo la caduta di Saigon e la cacciata del ultimo cittadino americano, lo sterminio di massa annunciato dai “Fantocci” da parte dei Vietcong non avviene, anzi, a Saigon le cose sembrano solo sospese in un limbo fuori dallo spazio e del tempo. Giovani Vietcong aiutano i profughi, rifugiati e i residenti sconfitti a nutrirsi e a salvarsi dai linciaggi. La politica è quella del perdono. Saremo anche testimoni grazie a lui della fuga da codardi degli americani e di tanti Vietnamiti filo americani che, in preda al panico, si lanciavano sulle piste di decollo, o si inerpicavano sui palazzi adibiti a punti di prelievo per elicotteri, per trovare scampo ad un massacro a cui avrebbero dovuto crederci tutti ed è finito per convincere solo chi la propaganda la faceva. Leggendo tutto questo ci troveremo tra le mani i veri motivi per cui gli americani, nonostante la tecnologia a loro disposizione e la schiacciante forza economica e aerea in campo non sia riuscita a sconfiggere un esercito di contadini. Di come spesso le guerre e le loro atrocità e menzogne emergono solo una volta seppellita l’ultima vittima.
Terzani in questi due libri ci racconta una verità nota a tutti e una che pochi conoscono: che i Vietcong meritavano la loro vittoria e che gli (usa) erano solo degli aguzzini e dei profittatori. Lo fa palesando gli aspetti meno evidenti ma forse più indicativi. Non mancheranno interviste e testimonianze, cronache di guerra e di vita quotidiana sotto le bombe e la quotidianità nel immediato dopo guerra. Un libro per certi versi ancora acerbo che però ha già incise nel suo dna come prerogativa una qualità superiore.
Buona lettura.

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Commenti

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Ciao Mirko. Ho letto con attenzione il tuo interessante commento. Una recensione su Terzani, per me, è imperdibile. Conosco solo i libri da ''Un indovino...'' in poi. Ma anche i testi precedenti, pur se ancora acerbi, mi pare meritino una lettura.
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Mephixto
11 Giugno, 2015
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Ciao Emilio. Grazie di avermi letto! Temo proprio, a questo punto, che Terzani vada letto tutto. Non rimarrai deluso...
Ciao Mirko io sto leggendo La porta proibita e sono veramente entusiasta.
Ho acquistato anche Pelle di leopardo ma penso di non aver scelto bene, in quanto la mia edizione non contiene il secondo libro...
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Mephixto
12 Giugno, 2015
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Ciao Silvia,
ormai sono deciso a leggere tutto. La porta proibita è in lista, ma sono conteso tra questo libro e "In Asia".
Sei solo incappata nella prima versione, in seguito furono accorpate. Però ti va bene lo stesso perchè Pelle di Leopardo è la prima parte del libro e sono convinto che troverai anche "Giai Phong!" Che completa egregiamente "Pelle di Leopardo"
Mi interessa molto l'argomento. Un popolo coriaceo quello vietnamita, ci sono stata recentemente e non ho avvertito viaggiando lo spirito del perdono. Mi ha dato la sensazione di un popolo ancora arrabbiato, e non possiamo certo dagli torto.
Bel commento !
In risposta ad un precedente commento
Mephixto
12 Giugno, 2015
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Ciao Cub,
Arrabbiati con chi ? con gli americani certamente... la politica del perdono, era nei confronti dei "Fratelli Vietnamiti" che dovevano essere rieducati con hap toc,secondo il Vietnamita del Nord quelli del sud erano stati costretti a piegarsi al Volere occidentale. Ovvio che ora sono passati 50 anni e chissà quanti governi ma i primi tre mesi dopo la liberazione descritti da Terzani sono qualcosa di diverso, e dimostra che se si vuole si può vincere senza per forza sterminare gli sconfitti... i Norimberga e la caccia gerarca non sono poi così necessari, ci sono altre strade altre soluzioni ai processi sommari e alle fucilazioni di piazza...
Il mio sogno e discendere i 4880 km del Mekong, lo so sono ambizioso, ma non si sa mai...
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