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Il Mediterraneo in barca
 
Il Mediterraneo in barca 2022-07-23 17:21:47 archeomari
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
archeomari Opinione inserita da archeomari    23 Luglio, 2022
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L’unicità di un mare

“Comincio a conoscere un po’ questo mare in cui me ne vado alla deriva, fiducioso. Conosco tutti i popoli che vivono attorno a esso. Ieri ero in Italia e di recente ho fatto il giro delle isole greche. Ovunque, e fino in Asia Minore e alle Baleari, ho trovato gli stessi popoli indolenti, forse stanchi di aver scritto da soli, per secoli, la storia del mondo”.


Premessa: questo libro è il mio primo Simenon e non sarò dunque in grado di trovare collegamenti, atmosfere, passaggi e richiami ad altre opere più famose del prolifico scrittore e reporter instancabile.

Ho sempre amato leggere di viaggi e soprattutto di viaggi per mare, diari di bordo e resoconti di avventure: “Il Mediterraneo in barca” si è rivelato una lettura interessante, godibile e soddisfacente.

Il papà di Maigret e di tanti altri libri ha una prosa asciutta, senza ornamenti, ma va dritta al punto, è efficace e possiede a tratti qualche passaggio quasi evocativo. L’occasione di scrittura di questo libro non ha bisogno di particolari spiegazioni: è la prolificità stessa dell’autore a spiegarne la necessità di scrivere qualsiasi cosa, dai romanzi agli articoli, ai reportage.
“Il Mediterraneo in barca” è una raccolta di scritti giornalistici e si presenta come un reportage pur mostrando anche riflessioni più o meno filosofiche sui popoli, su alcuni momenti storici e sull’uomo in generale. Nel 1934 Simenon a capo di una goletta fece il giro dei principali porti del mare nostrum guidato dal vento e provò a dare una definizione di Mediterraneo alla luce di questo viaggio.

“Il Mediterraneo è…”

Questa frase sospesa compare più volte nell’opera. È difficile dare una definizione del Mediterraneo, un mare così antico, crocevia allora, come anche adesso, di popoli, assomiglia proprio ad un corso, una strada maestra dove si incontrano tutti e ci si riconosce:

“Ed è un córso, ve lo garantisco, che assomiglia più di quanto possiate immaginare alla strada principale di una città di provincia. Quando ci si incrocia, ci si saluta. Diciamo buongiorno a Pierre e a Emma, ad Akrim bey o a Pepito. Un altro esempio: voi forse pensate che ci siano migliaia di imbarcazioni (…) Nel Mediterraneo ci si incontra sempre, che sia nella famosa taverna di Atene dove si mangiano i gamberetti arrosto, nel quartiere delle prostitute di Porto Said o negli ombrosi suk di Tunisi”

Lo stupore di chi non è mediterraneo è palese: Simenon non vede l’ora di raccontarci ciò che ha i visto, le storie che ha ascoltato e le esperienze che ha fatto, sia in mare, sia sulla terraferma. È colpito da come gli abitanti delle rive di questo mare conoscano l’arte di vivere alla giornata, sono poveri, ma sono felici, sanno godere della compagnia e della convivialità. Esemplare è la storia dei “cugini” di Angelino, il mozzo della sua goletta: non si tratta di suoi parenti, ma di compaesani senza lavoro fisso e senza fissa dimora che lui aiuta a far lavorare con lui in cambio di qualche ora di musica e di allegria. “Si va di qui, si va di là. Ovunque si vada, c’è un pezzo di famiglia. E ovunque ci sono una mano da dare, un sorso di vino bianco da bere, una scodella di minestra da mangiare”

Non ci sono personaggi principali, il protagonista è il Mediterraneo visto con gli occhi stupiti di un belga curioso. È difficile definire un mare così, non è il vento a definirlo, nonostante le immancabili bonacce e quelle spinte che gli hanno impedito più volte di lasciare definitivamente il tratto di mare da cui troneggia il Vesuvio per dirigersi verso Messina. Non sono i piatti di pasta italiani, non sono le canzoni, non sono solo i paesaggi e i monumenti. Il Mediterraneo è una combinazione unica di popoli e storia, sono questi che più di tutti gli altri fattori contribuiscono a rendere riconoscibile il nostro mare.

“Ebbene, qui siamo nella Bibbia, nel Vangelo. Centinaia di italiani, greci, turchi, siriani attraversano ogni giorno il Giordano in cerca della Terra promessa. Vanno dappertutto, in questo grande bacino, e non si sentono mai spaesati perché dappertutto è la stessa cosa”

L’edizione Adelphi contiene fotografie scattate dallo stesso Simenon, che, come scrive in appendice Matteo Codignola, considerava la fotografia quasi “una prosecuzione della scrittura con altri mezzi – o, naturalmente, viceversa”.

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