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Ricordati di sognare
 
Ricordati di sognare 2015-03-09 09:50:04 Mian88
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    09 Marzo, 2015
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Tra favola e realtà.

L'incontro tra Kiersten e Wes Michels è sinonimo di serenità poiché grazie alla reciproca presenza i protagonisti riscoprono una ragione per vivere e andare avanti. Il quadro che ci viene descritto è quello di una giovane reduce dalla perdita dei genitori che si contrappone alla figura dello sportivo campione di football in attesa dell'operazione per estirpare “il male” che lo sta conducendo alla morte. Ha il 50 % di possibilità di farcela. Innamorandosi conoscono l'altro ma anche loro stessi forse per la prima volta.
Lo stile è fluente ed il componimento si conclude nell'arco di un pomeriggio. Sorvolando su tutte le eccezioni che potrebbero essere mosse (dal modo alquanto opinabile con cui la scrittrice ha affrontato il tema della depressione, della leggerezza con cui i medicinali per combatte la patologia vengono snocciolati, ingurgitati e triturati quasi come se fossero all'ordine del giorno e non sussistessero criteri per la somministrazione, la rapidità dell'innamoramento che sicuramente innalzerà il livello glicemico dei romantici diabetici e non – anche se personalmente non è stato quest’ultimo l’elemento che mi ha dato maggiormente da pensare – e dunque una – forse voluta – palpabile superfluità nella trattazione), quale indice di piacevolezza ha questo romanzo? Tutto dipende dallo spirito con cui si legge.
Se lo si apre aspettandosi un capolavoro, la delusione è assicurata perché nonostante l'idea sia buona manca di pathos – è questo il vero problema di Ricordati di sognare – non riesce a toccare l'animo del lettore.
Se lo si scorre considerando il proposito per il quale è stato scritto, ovvero offrire serenità, speranza ed un attimo di ristoro a chi convive quotidianamente con la malattia, la morte, la sofferenza, è il testo adatto perché nella sua semplicità e genuinità non ha pretese se non quelle di far sognare il lettore.
Non l'ho amato, ma non l'ho neanche disprezzato. Mi aspettavo peggio sinceramente. Come sopra accennato la pecca vera è quella del poco pathos, di trattare la malattia senza entrarvi veramente dentro. Si crea dunque una sorta di schermo tra il lettore e il testo, una barriera invisibile che fa da filtro alle emozioni lasciandole sempre un pelino indietro ai propositi (dettaglio a cui si somma un’eccessiva miracolosità degli eventi). Resta un libro piacevole, semplice, non impegnativo e capace di regalare sorrisi. Leggetelo con l’imperativo di ricordarvi di sognare, la profeticità del titolo è sorprendente

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