Storia di una ladra di libri Storia di una ladra di libri

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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    23 Dicembre, 2020
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e la morte racconta

La guerra, e l'olocausto viste dal punto di visto di una tedesca che in teoria starebbe dalla parte giusta della barricata. Liesel vede morire il fratellino su un treno mentre con la madre li sta accompagnando in una nuova famiglia che si occuperò di loro, perché lei non lo può più fare. Il dolore delle due perdite , l'arrivo della guerra, cos incomprensibile per una ragazzina, la solitudine si sopiscono solo quando può rubare libri. Non lo sa perchè lo fa, anzi all'inizio neanche li sa leggere e li scegli a caso. Ma questo atto la rende felice, viva, le fa scorrere il sangue nelle vene, Lei non è un ladra avida: ruba solo quello che le serve e si gode fino all'ultima lettera di quello che legge, Attorno a questa sua bizzarria intanto il mondo continua a scorrere. il nazismo si fa strada a gomitate, logorando anche la sua nuova famiglia. Ancora più la logora quando da lontano arriva un ebreo che chiede di essere nascosto. La famiglia non gli chiede il perché, solo apre le braccia e il cuore .In questa occasione i componenti della famiglia tirano fuori tutta la generosità di cui sono capaci, corrono rischi, si privano del poco che hanno e si rammaricano di non avere qualcosa in più da cedere. L'autore ha scelto di far raccontare questo romanzo dalla morte: una osservatrice imparziale, perché incapace di compassione o di antipatie. con la sua freddezza ci descrive quello che succede, lasciando a noi il compito di giudicare, giustificare o approvare.
Nel complesso il libro è abbastanza gradevole, forse un po'lento in alcuni passaggi, ma comunque interessante e coinvolgente.

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SaRA8993 Opinione inserita da SaRA8993    02 Settembre, 2020
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QUANDO LA MORTE RACCONTA UNA STORIA

Lo scenario della Germania Nazista rende già l’idea del mood a cui il lettore verrà sottoposto ma a parte la narrazione della storia da parte della morte che con il suo tono saccente e sbeffeggiante a tratti fastidioso racconta di come è costretta dagli eventi a prendere con sé le anime dei malcapitati di turno, quasi come se fosse per lei un lavoro crudele ma doveroso per il suo stesso essere Morte, non risultano altre parti in cui il lettore può infastidirsi o disperarsi all'inverosimile.
In fondo, il personaggio della dolce Liesel che ruba i libri per intrappolarsi nelle storie che la distraggono da tutto quello che sta succedendo attorno a lei, rende la trama piacevole, scorrevole e interessante.
Il concetto che i libri riescano a farti viaggiare nel tempo e nello spazio verso scenari idilliaci è molto bello e intelligente come è bello che sia stato un libro semplice come “il manuale del becchino”, trovato mentre si svolgeva il seppellimento di suo fratello, ad insegnare la protagonista a leggere. Ebbene sì, Leisel non sa leggere quando arriva a casa degli Hubermann, malgrado abbia nove anni: la madre comunista è ricercata dai nazisti e per un senso di protezione, la affida a questa famiglia tedesca e ben presto Liesel impara a leggere grazie alle lezioni a scuola e al padre adottivo che la aiuta con le lezioni di lingua tedesca per imparare a leggere e scrivere sempre meglio. Da quando sa leggere, la ragazzina, non passa giorno che non voglia andare a rubare dei libri da qualche casa, per la strada, a sottrarli dai roghi che i nazisti erano soliti fare.
Un giorno, la visita inaspettata del figlio di un vecchio amico, l’ebreo Max, sconvolge l’equilibrio della famiglia. Bisognava tacere, altrimenti le SS avrebbero fatto pagare questo enorme oltraggio alla nazione a tutti, nessuno escluso;
nel suo nascondiglio segreto della casa, Max inizia a far conoscenza con Liesel sino a diventare migliori amici. E quando lui si ammalò gravemente decisero di creare un compromesso: poiché Max non sarebbe potuto uscire, il compito di Liesel era quello di descrivergli il paesaggio che c’era fuori e tra una risata e un’altra, si trovava il tempo e la voglia di leggere un libro per assaporare una storia che alleggerisse la tensione di un mondo là fuori fatto di guerra, atrocità e campi di sterminio in cui piovono bombe a tutte le ore e vige un clima di odio, nazionalismo e follia. Poi Max è costretto a partire.
Sul finale la Morte si rifà viva con la sua saccenza e racconta il destino che ha riservato a tutti i personaggi.
Amabile anche il personaggio di Rudy, piccolo ragazzino viziato ma curioso che in fondo ha sempre amato Liesel anche nelle sue follie, compagno di giochi e di vita sino alla fine. In fondo, il nomignolo di “ladra di libri” gliel'ha messo proprio lui.
Romanzo molto bello e interessante, alla stessa stregua del film omonimo. Consigliato assolutamente a tutti.

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La Lettrice Raffinata Opinione inserita da La Lettrice Raffinata    22 Novembre, 2019
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Storia di una Saumensch

“Storia di una ladra di libri” è sia un romanzo storico, per l’ambientazione nella Germania dei primi anni Quaranta, sia di formazione, infatti seguiamo la crescita della protagonista Liesel Meminger dalla fine dell’infanzia all’ingresso nell’adolescenza.
Con queste premesse la storia non sembra offrire degli spunti troppo innovativi: abbiamo già letto decine di libri sulla Seconda Guerra Mondiale e sulla maturazione di giovani orfani; Zusak ci offre però un’idea inusitata facendo raccontare tutti gli avvenimenti da una narratrice d’eccezione, ovvero la Morte. Devo ammettere che per quanto la trovata sia originale la voce narrante non mi ha convinto, ma ne riparliamo dopo... adesso vediamo la trama.
Costretta a separarsi dai genitori -bollati come Kommunisten dal partito nazista- a soli nove anni Liesel assiste alla morte del fratellino Werner e si ritrova poi affidata ai coniugi Hubermann, la severa ma generosa Rosa

«Per un attimo parve che la madre adottiva stesse per darle una pacca affettuosa sulla spalla.
Non lo fece.»

ed il pacato Hans, sempre capace di incoraggiare la bambina con una parola di conforto. Subito Liesel farà amicizia con il coetaneo Rudy Steiner, ma ben presto l’inizio del conflitto mondiale e delle persecuzioni contro gli ebrei in Germania verranno a spezzare il fragile equilibrio creatosi tra i protagonisti.
Come si evince da questo breve accenno, la trama sfrutta delle strutture già collaudate in noti classici per l’infanzia, come “Piccole donne” di Louisa M. Alcott (l’anziana vicina che chiede a Liesel di leggere per lei) o “Pollyanna” di Eleanor H. Porter (la signora Hermann resa apatica dalla morte del figlio), ma soprattutto “Anna dai capelli rossi” di Lucy M. Montgomery: in fondo gli Hubermann ricordano molto per carattere Marilla e Matthew Cuthbert, mentre Rudy è un eccellente sostituto per Gilbert, e Liesel ed Anna compiono il medesimo percorso di scoperta della letteratura, passione che le andrà ad accomunare.
A dispetto di questa abbondanza di cliché, devo ammettere che l’autore è riuscito comunque a rendere gradevole la storia puntando soprattutto sullo sviluppo delle relazioni tra i personaggi; personalmente ho apprezzato in particolare l’amicizia che va pian piano formandosi tra Liesel, Rudy e gli altri ragazzini della Himmelstrasse.
Avevo però un’idea del tutto sbagliata sullo sviluppo della storia, data forse dal primo titolo affibbiato in Italia al romanzo (“La bambina che salvava i libri”) e dalla visione del trailer dell’omonimo film; mi ero convinta che sarebbe stato dato molto più spazio al tema dell’olocausto, ed inoltre mi aspettavo che Liesel rubasse i libri per salvarli -perché messi al bando dai nazisti. Si tratta sicuramente di osservazioni del tutto soggettive, ma penso che altri lettori si siano trovati nella stessa situazione.
Ma passiamo alla nostra funesta narratrice. La Morte si rivolge al lettore in modo estremamente diretto, utilizzando la seconda persona singolare,

«Ora, un cambiamento di scena.
Finora le cose sono state fin troppo facili, non ti pare, amico mio?»

Questo punto di vista insolito ha certamente un gran potenziale, e risulta interessante leggere le scene alle quali assiste di persona perché, come lei stessa ci dice,

«Ti terrò l’anima in pugno. Un colore farà capolino dalla mia spalla, e ti porterò via con me, con dolcezza.
[...]
L’interrogativo che devi porti è: che colore assumerà ogni cosa nell’istante in cui verrò da te? Che cosa dirà il cielo?»

ed ecco che i colori assumono tutta un'altra rilevanza nelle descrizioni, come questa:

«Raccolsi la sua anima assieme alle altre e ci allontanammo. L’orizzonte aveva il colore del latte fresco, freddo, versato su tutto, fra i cadaveri.»

A dispetto di queste premesse, come ho già anticipato la Morte nei panni della narratrice non mi ha convinto: innanzitutto, ho trovato irritante la scelta di spoilerare continuamente degli eventi futuri, perché dopo una frase del genere:

«Facciamo un salto avanti, nel settembre 1943, nello scantinato.
[...]
Papà siede con la fisarmonica ai piedi.»

il lettore non potrà mai preoccuparsi per la sorte di Hans, anche se si trovasse in situazioni pericolose; ed è ancora peggio quanto va a narrare più volte lo stesso avvenimento, creando uno strano senso di déjà vu.
Ciò che mi ha lasciato maggiormente spaesata è la caratterizzazione della Morte. L’avrei preferita cinica e distaccata rispetto agli eventi ai quali assiste, mentre in più scene la vediamo esprimere dei pensieri fin troppo umani,

«Un gerarca in camicia bruna, un grassone che senza dubbio NON RISENTIVA DEL RAZIONAMENTO ALIMENTARE, informò il gruppo che rimaneva da percorrere un giro; [...]»

che vanno a collidere con la sua natura stessa.
Da ultimo, qualcosa di positivo e qualcosa di negativo. Ho adorato le descrizioni di questo romanzo, composte da parole scelto con molta cura ed a tratti quasi poetiche,

«Nelle strade c’erano pochissime persone. Pioggia come trucioli di matita grigia.»

mentre ancora non mi spiego le pagine del racconto “L’uomo che sovrasta”: se vengono strappate da un’edizione di “Mein Kampf” (saggio in lingua tedesca) e sono scritte da Max (cittadino tedesco di Stoccarda), perché le scritte sono in inglese? e, sotto la vernice, anche il testo del saggio è in inglese?
Una disattenzione che va a penalizzare un romanzo altrimenti molto accurato dal punto di vista dei dettagli linguistici.

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Carpineti Opinione inserita da Carpineti    14 Gennaio, 2016
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La voce narrante della Morte

Ci ho messo alcune pagine per incanalarmi nel sentiero di questo libro, non parlo della narrazione ma dello stile narrativo evocativo di sensazioni, di colori, di immagini e rumori, uno stile originale o addirittura unico, visto che la voce narrativa e' la voce della Morte. Presentata e descritta come una signora affaccendata a raccogliere le anime dei morti al momento del trapasso, sapiente ed ubiqua, spietata ma anche caritatevole a volte, e sensibile, conscia di un destino macabro il suo, ma inevitabile.
Citazioni del libro:
" Te lo garantisco io, il mondo e' come una fabbrica. Il sole la fa andare avanti, gli uomini la dirigono e io sono sempre li a portarli via."

(In riferimento alle anime di gente morta durante un bombardamento) "Le portavo tra le dita come valigie, oppure me le gettavo sulle spalle, solo i bambini li reggevo fra le braccia".

"Le loro anime si alzavano in piedi quando i loro corpi cessavano di cercare fessure nella porta. Le loro unghie avevano graffiato il legno, e in qualche caso vi si erano piantate dentro, con la pura forza della disperazione, e i loro spiriti venivano verso di me, tra le mie braccia, e ci arrampicavamo fuori di quelle docce, sul tetto e piu' su ancora, nel respiro sicuro dell' eternita'. Non cessavano di rifornirmi; un minuto dopo l'altro, una doccia dopo l'altra."

Siamo in Germania, durante la Guerra, durante il periodo nazista in pieno fervore, in un paese vicino a Monaco ci viene raccontata la storia di una ragazza, Liesel che a dodici anni vede morire suo fratello piccolo e viene abbandonata da sua madre. Viene affidata alle cure di una famiglia adottiva, che vive in condizioni di ristrettezze come molto tedeschi, ma dopo un lungo periodo di adattamento e conoscenza si affeziona al Padre adottivo, che fa l' imbianchino, ed ha un cuore , e nutre umanita' e pieta' per il prossimo anche se Ebreo, che la conforta dopo gli incubi piu' cupi, quasi ogni notte e per distrarla le insegna a leggere amorevolmente. Anche la madre adottiva anche se piu' ruvida e meno comprensiva entra nel suo cuore. Liesel va a scuola e conosce il quartiere, fa amicizia coi coetanei e diventera' molto amica di Rudy con il quale passera' anni di complicita'. Imparando a leggere, Liesel viene stregata dal piacere di leggere, visto come opportunita'di evadere, di ricavarsi un mondo piu' facile e caritatevole, un mondo fatto di parole di cui conosce la forza, la persuasione e l'umanita', passione che diventa tanto forte da portarla anche a rubare libri... ( da cui il titolo del libro ).
Un giorno come pegno di una promessa fatta durante il primo conflitto, Huber, il padre di Liesel, da ospitalita' nella cantina della loro casa ad un ragazzo ebreo, Max Vandenberg, che vivra' con loro nell'assoluto segreto, diventando a tutti gli effetti un nuovo membro della famiglia, sfamato e curato e del quale, Liesel si affezionera' moltissimo. Passano i mesi, la guerra obbliga tutti a ristrettezze e fatiche e poi a dolore, molto hanno figli in guerra e sovente alcuni non tornano, la Germania inizia a subire i primi bombardamenti aerei, e gradulamente tutto cambia in peggio...precipita in un baratro di disperazione.
Memorabile la tristezza del racconto del passaggio dalla citta' delle colonne di ebrei di ritorno dai lavori forzati e il momento della perdita dei famigliari e dell'unico bacio dato a Rudy.

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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    31 Mag, 2015
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Un successo editoriale figlio del cinema commercia

Nella Germania del Fuhrer i libri non si leggono, si bruciano. La piccola Liesel Meminger, invece, li ruba. Il suo primo furto avviene durante il funerale del fratellino, quando i suoi occhi colmi di lacrime scorgono tra il bianco della neve qualcosa di nero e rettangolare. Istintivamente, le sue mani gelate lo raccolgono dando inizio ad una sfolgorante carriera. Ma inizialmente Liesel non sa bene cosa farsene di questo misterioso oggetto. La ragazzina non sa leggere, i suoi occhi si posano sulle pagine senza riuscire a decifrare quei misteriosi intrichi di lettere. Pian piano però la piccola protagonista imparerà a decifrare le misteriose parole, aiutata dalla sua spiccata forza di volontà e dall’amorevole pazienza del padre adottivo. Di pari passo con i suoi progressi aumenteranno i furti, tra un libro salvato da un rogo ed uno sottratto alla biblioteca del sindaco, finché la nostra eroina, avida di letture, non deciderà di scriverne uno di proprio pugno per raccontare la sua singolare esistenza. Decisione che le salverà la vita. Una narratrice d’eccezione, la morte in persona, ci guida nella Germania nazista, dai crudeli splendori iniziali alla triste decadenza sotto i colpi degli alleati. Un paese diviso tra chi segue ciecamente il regime e chi è costretto ad adeguarvisi, subendolo passivamente e dovendo fare buon viso a cattivo gioco. Se l’idea di fondo del libro appare tutto sommato buona, il risultato invece non è particolarmente brillante. L’autore sembra proteso soprattutto ad arrufianarsi il lettore, trattando temi di sicuro impatto emotivo senza originalità né particolare pathos, ricorrendo ad una prosa fin troppo elementare e infarcendo il tutto di luoghi comuni e di facile buonismo. Si salva la caratterizzazione dei personaggi, ben curata almeno per quanto riguarda i protagonisti principali, tra cui ricordiamo Hans e Rosa Hubermann, genitori adottivi della nostra Liesel, e il simpaticissimo Rudy, suo fedele amico e compagno di marachelle. Per il resto si tratta di un’opera piuttosto piatta e banale che, pur trattando argomenti forti ed importanti, non spicca né per virtù letteraria né per consistenza dei contenuti, più adatta sicuramente ad un pubblico adolescente che ad uno adulto, il cui grande successo editoriale è figlio più che altro di quello cinematografico della dozzinale pellicola hollywoodiana derivatane.

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El Ghibli Opinione inserita da El Ghibli    08 Mag, 2015
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non saprei...

Il romanzo è ambientato nella Germania nazista dove servire e seguire il Fuhrer è un imperativo. Il personaggio principale è Liesel, una bambina che viene adottata da una famiglia, dopo essere stata abbandonata (ma solo per poterla salvare) dalla mamma ebrea. Il padre adottivo è una persona buonissima, disponibile ed è lui che le insegna a leggere dedicando parte delle sue ore e standole vicino. Tra i due nasce un profondo affetto. La madre adottiva, invece, è una persona dall'apparenza burbera e con lei i rapporti migliorano solo quando la famiglia si ritrova a dover ospitare (nella realtà nascondere) un ebreo, figlio di un amico della famiglia. Il ragazzo è malaticcio ed è proprio durante la sua convalescenza che Liesel inizia a rubare i libri dalla libreria di una famiglia nazista. I temi che emergono in questo romanzo sono: l'amicizia, la bontà e soprattutto la disponibilità. Mi è piaciuta molto l'originalità della voce narrante anche se poi nel corso del romanzo infastidisce in quanto provoca continue interruzioni della storia. La parte più bella del romanzo è quella in cui viene descritto il legame intenso e particolare che si instaura fra la ladra di libri e Max il ragazzo ebreo. Ho iniziato a leggerlo con titubanza e le prime pagine non nego di averle trovate un po' ostiche e lente, ma superata la prima parte sono stata presa dalla voglia di leggerlo anche perchè lo stile è diventato fondamentale per la storia. Complessivamente una lettura discreta, ma non nego che le storie che trattano questo tipo di argomenti mi angosciano e generalmente cerco di evitarle ma in questo caso non ho potuto perchè è stato un regalo.

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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    22 Aprile, 2015
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L'ironia pietosa della Morte

“Non possiedo una falce. Indosso una veste nera con cappuccio solo quando fa freddo. Non ho quel viso da teschio che sembrate divertirvi ad appiopparmi. Vuoi sapere qual è il mio vero aspetto? …cerca uno specchio.”

L’Io narrante di questo meraviglioso, ma altrettanto drammatico, romanzo è appunto la Morte; ella si è personificata per raccontare tragici episodi accaduti durante l’ultima guerra, nella fattispecie in una città della Germania nei pressi di Monaco.

La storia di una ragazza di quasi undici anni che riesce a leggere qualche libro sottraendolo in maniera furtiva da luoghi dove vive la sua tragedia di bambina che si avvia verso l’adolescenza. In mezzo all’orrore, allo strazio, alla fame e ai sentimenti spesso calpestati, la lettura delle pagine dei pochi libri “rubati”, trasporta la mente della ragazza, Liesel, temporaneamente lontano da quell'assurdo ambiente, al fine di astrarsi da tutto ciò che incombe nella sua città e nella sua via, la Himmelstrasse, dove abita presso una famiglia adottiva.

La Morte narrante descrive la desolazione, l’ingiustizia, la perfidia, la crudeltà perpetrate dagli uomini quando la ragione è offuscata nell’ottundimento voluto, e ottenuto, da un essere che, nella sua lucida follia, ha procurato tanta disgrazia e distruzione inutile. Anche la stessa Morte si “lamenta” del troppo lavoro che è costretta a portare a termine nonostante, in molte circostanze, la sua tristezza nel raccogliere le anime senza distinzione alcuna di età, sesso, posizione sociale; ma è un compito che deve portare a termine…è nella stessa ragione di vita! Solo le parole lette nei libri rubati da parte di Liesel, riescono, per un mistero incomprensibile, a sottrarre la stessa ragazza alla fine prematura comune a molti suoi coetanei e arrivare all’incontrovertibile “appuntamento” solo in età molto avanzata e all’altro capo del mondo.

Difficilmente mi commuovo quando leggo un libro; apprezzo, in genere, lo stile narrativo e la trama ma, appunto, non mi commuovo quasi mai. In questo caso la narrazione così incalzante e, allo stesso tempo, trascinante e avvinghiante, mi ha fatto immedesimare nella tela del romanzo tra ordito e trama…una narrazione che difficilmente potrò mai dimenticare.

Molto consigliato.

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Jack_84@yahoo.it Opinione inserita da Jack_84@yahoo.it    17 Febbraio, 2015
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I libri che ti salvano la vita

Questo romanzo l'ho amato profondamente e, sinceramente, non so spiegarmi neanche il perchè. La trama, interessante già dalle prime battute anche grazie al periodo storico in cui è collocata, scorre senza particolari colpi di scena. Lo stile di scrittura risulta a tratti piatto, privo di mordente. Eppure quello che vi terrà incollati a questo splendido libro è l'amore che prova la protagonista Liesel verso i suoi comprimari e sopratutto verso i libri. Un amore incondizionato quest'ultimo che la porterà a rischiare la propria vita in più di un'occasione: perchè i libri rappresentano per Liesel un rifugio per l'anima in quel terribile periodo storico che è stato il Nazismo.
Non mi dilungo oltre perchè in realtà c'è ben poco da aggiungere: leggetelo e se saprete cogliere l'essenza del libro vi resterà dentro per molto tempo.

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Gondes Opinione inserita da Gondes    11 Dicembre, 2014
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LA LADRA DI LIBRI

Questo libro non è stato per me un amore a prima vista, come invece mi è capitato con altre letture, ma comunque lo considero nel complesso positivamente.
Mi aspettavo un romanzo con una normale architettura narrativa, invece mi sono trovato di fronte ad un libro completamente diverso, anche dal punto di vista grafico, con l’inserimento di disegni sottotitolati, glossario e quant’altro. Ma la cosa che forse mi ha spiazzato maggiormente è stata la voce narrante del romanzo, che per molte pagine ho faticato ad accettare, considerando anche la tipologia del romanzo. Non voglio però rivelarne l’identità per non rovinare la sorpresa a chi ancora lo deve leggere. Comunque dopo poche pagine ci si rende conto!
I contenuti del romanzo sono sicuramente importanti, anche se raccontati in modo abbastanza superficiale. Quello che invece bisogna riconoscere a questo libro è la scelta da parte dell’autore di raccontarci la seconda guerra dalla parte del popolo tedesco, con una prospettiva interessante e poco sfruttata. Troppo spesso etichettato come complice e fedele sostenitore delle idee del loro leader Hitler, in realtà una parte del popolo tedesco era vittima del nazismo. La protagonista di questo libro “la ladra di libri” e la sua famiglia fanno parte di quei tanti tedeschi che erano costretti ad accettare tutto quello che il regime decideva, senza aver potuto esprimere le proprie opinioni. Il passaggio degli ebrei, diretti verso il campo di concentramento di Dachau erano per alcuni tedeschi una vera sofferenza, senza poter però intervenire in loro soccorso per non correre il rischio di essere considerati al loro pari. La coscienza e la pietà non hanno bandiere e confini, come invece i regimi autoritari vogliono imporre.

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GPC36 Opinione inserita da GPC36    21 Novembre, 2014
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Mano leggera per una cupa realtà

Con mano lieve Markus Zusak accompagna il lettore nel periodo più cupo della storia dell’ultimo secolo. Scrittore già affermato, con esperienze di libri per ragazzi, si rivolge ai giovani con forme accattivanti, con un fraseggio breve, con l’inserimento di variazioni grafiche e di disegnini, assegnando alla morte il ruolo di soggetto narrante. Questa figura – una morte anche benevola, senza la falce, una raccoglitrice di anime –è un elemento spiazzante per i lettori più maturi, in quanto irrazionale e artificioso. Tuttavia tutti gli espedienti narrativi contribuiscono ad avvicinare i lettori più riluttanti o amanti del fantastico, così che anch’essi possano beneficiare del più bel regalo che in questi anni uno scrittore abbia fatto ai giovani.
Zusak mostra loro l’orrore di una guerra insensata, portandoli oltre quello che possono trovare nei libri di storia, per mostrare la realtà umana di una comunità trascinata dalla follia di un leader. Per far ciò parte da un angolo di visuale particolare: il microcosmo di Himmelstrasse in un paesino bavarese, dove la tragedia della seconda guerra mondiale si traspone senza sconti, dall’avvento del nazismo, alla persecuzione degli ebrei sino alla distruzione conclusiva.
Nell’ambiente cupo della catastrofe incombente, in un contesto di povertà e di fame, solo i libri offrono a Liesel una possibilità di evasione dalla realtà. Arrivata faticosamente e fortuitamente alla lettura, partendo dal “Manuale del necroforo”, la “fame” di nuovi libri è più forte di quella causata dalla mancanza di cibo, tanto che quando decide di rubare con il suo amico Rudy lo trascina ad un furto di libri nella biblioteca del sindaco. Il romanzo trasmette quindi un messaggio forte, coinvolgente sul valore della lettura e della parola.
Parlare di un libro rivolto ai ragazzi non ha tuttavia il significato riduttivo di un libro PER i ragazzi. Come non sentire emozione e commozione seguendo il passaggio di Liesel dall’infanzia alla preadolescenza? O la profonda umanità dei genitori adottivi, ruvida in superficie la madre, capace di tenero affetto il padre, disposti a rischiare tutto, ospitando un ragazzo ebreo, per mantenere fede ad una promessa? Si sorride,prima della fine, per Rudy, il tenero amico di Liesel, e si freme per la sorte di Max, il ragazzo ebreo. Su tutto aleggia pesante e greve l’ombra della dittatura e della guerra.
“Storia di una ladra di libri” è un romanzo che tutti dovrebbero leggere e, genitori ed educatori, far leggere.
Il romanzo, per mesi collocato nelle top ten delle vendite, ha avuto nel film un trampolino di lancio, tanto da essere stato riedito, dopo l’uscita nelle sale cinematografiche con lo stesso titolo, cambiando quello precedente “La bambina che salvava i libri”. Un bell’esempio di rapporto positivo tra cinematografo e letteratura.



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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    11 Ottobre, 2014
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L'importanza delle parole e dei libri

E’ la Morte la narratrice di questa storia drammatica e commovente, una Morte curiosamente umanizzata e pietosa che (siamo nel 1939, in una cittadina tedesca all’inizio della seconda guerra mondiale) si impegna diuturnamente a raccogliere le anime delle vittime della guerra e dei bombardamenti. La storia narrata è quella di una ragazzina, Liesel, adottata da una famiglia tedesca, un padre dolce e comprensivo ed una madre burbera ma dal cuore grande. C’è la miseria, si sopravvive agli stenti ed alla guerra, in una Germania soffocata dall’ideologia nazista, succube di Hitler e delle sue paranoie. Ma Liesel, che con la sua banda di amici ( viene alla mente I ragazzi della via Pal, di Ferenc Molnar) vive alla giornata, correndo, giocando a pallone e rubacchiando dove si riesce, ha una sua vita interiore : si pone delle domande, si interroga sul significato vero delle parole ed è appassionata di libri, che raccoglie bruciacchiati dai falò del regime o sottrae al sindaco del paese, complice la moglie che la stima e la protegge. Liesel è affascinata da un ebreo, Max, che la famiglia nasconde in cantina, un ragazzo al quale piace leggere e che dedicherà all’amica pagine piene di poesia. La tragedia bellica incombe, passano gli anni, sfilano per la cittadina file di ebrei condannati ai campi di sterminio : tra questi Liesel riconoscerà Max, fuggito dal nascondiglio per non mettere a rischio la famiglia che lo ospita, e, incurante delle minacce e delle frustate dei militari nazisti, tenterà, senza esito, di sottrarlo al suo atroce destino. Liesel si appassionerà sempre più della lettura , scriverà pagine bellissime e si sforzerà di capire il grande potere che possono avere le parole, nel bene e nel male, e la capacità dei libri di tener deste le coscienze e di nutrire lo spirito. Un bombardamento a tappeto le porterà via genitori adottivi e amici : pagine strazianti che la Morte, impegnata nel prelevare anime, narrerà con commozione e pietà. La Morte trascurerà Liesel che si salverà e trascorrerà una lunga vita in Australia, consolata dall’affetto di marito e figli. Un bel romanzo, inconsueto nello stile narrativo , nel telegrafico riassunto dei capitoli e nelle frequenti note esplicative evidenziate in grassetto : emerge comunque la indimenticabile figura di una commovente giovane eroina di guerra che ci fa capire come la nobiltà dello spirito può sopravvivere a qualsiasi sventura umana.

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La bambina che salvava i libri, dello stesso Autore.
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GLICINE Opinione inserita da GLICINE    18 Agosto, 2014
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SAUCHERL E SAUMENSCH!!

La prima edizione di questo libro risale al 2007 con il titolo di : " La bambina che salvava i libri".Trovo deliziosa una copertina utilizzata da Frassinelli per la prima edizione, con l'immagine in bianco e nero di una bambina sdraiata supina con in mano un grosso libro aperto e come cornice due tende rosso vinaccia, piuttosto che la nuova edizione che riporta l'immagine tratta dalla locandina del film. Trovo invece più adatto e calzante il titolo di questa nuova edizione "Storia di una ladra di libri".
Non mi dilugherei a parlare della trama, in quanto già ampiamente descritta dalle precedenti recensioni. Solo qualche riflessione in merito allo stile di scrittura, alla caratterizzazione dei personaggi, ed alle impressioni al termine della lettura.
Lo stile di questo giovane autore, risulta scorrevole, semplice e gradevole, ricco di dialoghi, con periodi brevi intervallati da diverse "strategie" che rendono la trama "leggera", nonostante il tema trattato. Tali espedienti riguardano il suddividere la trama in grosse tematiche, a loro volta suddivise in capitoletti più brevi, inserendo termini in lingua tedesca, con la reale traduzione tratta dal vocabolario.Vengono intervallate inoltre, parti in neretto, termini in corsivo. In alcuni passaggi, sono inseriti semplici disegni in biancho e nero.
Questo approccio stilistico mi sembra particolarmente adatto ai ragazzi della Scuola Secondaria.
La stessa opinione, rimane per la delicatezza con cui l'autore è riuscito a trattare il tema del nazismo.
In questo ambito viene descritta la Seconda Guerra Mondiale, la persecuzione degli ebrei e l'ascesa di Hitler al potere, attraverso gli occhi di una ragazzina appartenente al ceto povero tedesco.
Un punto di vista sicuramente originale, che non toglie nulla all'immane tragedia dell'Olocausto, ma che apre uno spiraglio sulla vita di tanti tedeschi, costretti a "sposare" la politica hitleriana per avere salva la vita, ma che hanno dimostrato sensibilità, altruismo e bontà nei confronti del popolo ebraico, a rischio della loro stessa vita.
Per questa ragione ho amato Hans e Rosa Hubermann, genitori adottivi di Liesel, con un cuore grande entrambi. Il papà più dolce e pacato, la mamma più brusca, meno affettuosa, con insulti bonari sempre a fior di labbra, ma che sotto la scorza esterna, nasconde un amore puro per il marito e la figlia adottiva.
Poche parole invece per commentare la scelta della voce narrante, rappresentata dalla "Morte"; dopo la sorpresa iniziale, nel corso della narrazione, la Morte,non ha riservato originali battute ad effetto, o situazioni particolarmente crude. Gli interventi risultano abbastanza scontati ed adulcorati, e non creano attesa nè sorpresa.
"Nel corso degli anni ho visto tanti giovani che credono di correre gli uni contro gli altri. Non è così. E' verso di me che corrono."
Liesel è poi il personaggio positivo per eccellenza, piccola, grande donna, che impara ad affrontare la sofferenza della perdita della mamma e del fratellino con coraggio, che impara ad amare i "nuovi genitori", che impara a leggere e scrivere, e rubare libri al posto di altri oggetti o cibo, per la sete di parole che ha avuto.
" Ho odiato le parole e le ho amate, e spero che siano tutte giuste."
Un libro che confermo piacevole scoperta, super-consigliato per un pubblico di pre-adolescenti e giovani.

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Lady Aileen Opinione inserita da Lady Aileen    10 Agosto, 2014
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Una storia diversa

Storia di una ladra di libri o La bambina che salvava i libri racconta la storia di Liesel, una bambina tedesca durante il periodo nazista, che dopo aver assistito alla morte del fratellino si ritrova affidata dalla propria madre ad una coppia di perfetti sconosciuti. All'apparenza non sembrano ispirare grande fiducia ma mano mano che il tempo passa Liesel comincia a voler loro del bene e ad essere ricambiata.
L'amore per i libri inizia quando durante il funerale del suo fratellino trova un libro nella neve e invece di restituirlo decide di non farlo, successivamente più che rubare libri, li trova o le vengono regalati (e non ne avrà nemmeno molti).
La singolarità di questa storia è rappresentata dal narratore, infatti, si tratta della Morte che colpita da questa singolare bambina decide di raccontare la sua storia. E non lo fa con un tono cupo e perfido ma tra l'ironico e il poetico, dando l'idea di una creatura alquanto compassionevole. Ammetto però che non mi è piaciuto molto avere una "Morte" che non ama il mistero per cui spesso e volentieri mette a conoscenza il lettore di quello che accadrà prima che venga raccontato rovinando così la lettura.
Pur avendo apprezzato la storia e avendola trovata originale, in alcuni punti l'ho trovata un po' lenta (lo avrei un po' sfoltito) e ho avuto anche qualche dubbio sull'utilità di inserire delle storie con i disegni di Max.
Ad essere sincera mi angosciano molto le storie che affrontano questo tipo di tematiche (infatti tendo ad evitarle, preferendo guardare qualche documentario) ma in questo caso non si prova questo tipo di sensazione.
E' senza dubbio toccante vedere questa bambina che grazie al potere della parola e all'amore per i libri sopravvive alle brutte esperienze che le capitano.
Una lettura non solo per adulti.

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Nadiezda Opinione inserita da Nadiezda    17 Luglio, 2014
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The Book Thief

Da sempre ho un’innata passione per questo genere di libri, ma questo ha una marcia in più.
Si tratta di una storia triste ambientata negli anni della Seconda Guerra Mondiale.
Liesel ha persona la sua famiglia ed è stata affidata a due genitori addottivi che abitano in un quartiere molto povero.
Liesel odia le parole, ma con l’aiuto del suo nuovo papà imparerà ad amarle.
Instaurerà un bellissimo rapporto con il padre, mentre la madre, più rude di carattere, ma non per questo cattiva, sarà più difficile da comprendere e gestire.
Liesel ha un amico fidato Rudy un ragazzo della sua stessa età che ha da sempre un debole per lei ed in ogni occasione cerca di strapparle un bacio.
Liesel imparerà a leggere, ma ancor prima a rubare i libri, la sua storia di baserà su questi racconti che è riuscita a sottrarre: alla terra, all’acqua, al fuoco…
La voce narrante è davvero particolare e solo quando si è avanti con la storia si capisce davvero chi sta parlando, la Morte.
La narrazione non è sempre cronologica molto spesso si fanno salti avanti nel tempo per poi tornare indietro e riprendere da dove si era lasciato.
Liesel mi ha molto colpito perché è una ragazza determinata, testarda, dolce, innamorata, ma anche molto sfortunata.

Un libro che merita di essere letto ed ora mi guarderò anche il film perché questa storia mi ha davvero rapito.

Buona lettura a tutti!

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Francesca2213 Opinione inserita da Francesca2213    28 Giugno, 2014
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La morte,l'amicizia,l'amore,la forza di una ladra

Questo libro urge subito una bella recensione a caldo!
Ovviamente man mano che scriverò penso di fare un pò il confronto col film,penso che questo sia inevitabile visto il 90% abbiamo conosciuto o vorremmo conoscere questo romanzo grazie al meraviglioso film di Brian Percival,che nonostante il tema scottante è stato un meraviglioso regista.
Se dovessi descrivere questo libro con una sola parole sceglierei SUBLIME.E' un libro che ti coinvolge,che ti fa pensare molto,ma non solo al nazismo e agli ebrei,ti fa pensare alla MORTE che in questo è la voce narrante,ti fa pensare a quante sono state le occasioni perse,a quante cose hai dovuto lasciare lungo il cammino,alcune a malincuore altre semplicemente senza accorgertene. So che quasi tutti saprete la storia di questo romanzo,ma vi consiglio di leggerlo perchè come ogni trasposizione cinematografica di un libro molte cose cambiano. Da questo punto in poi CONTIENE SPOILER,anche se non c'è un assassino da scoprire io vi avverto. Voglio raccontarvi brevemente un episodio che io ho trovato di grande umiltà e che purtroppo non è stato fatto vedere nel film cosa che se fosse stata fatta avrebbe un pò cambiato l'ottica dell'osservatore. Chi ha visto il film potrà rispondere a questo domanda,chi non l'ha fatto ripete che sarà spoiler! Vi ricordate quando Hans Hubermann (penso si scriva così) difende un proprio vicino/amico quando i tedeschi scoprono che è ebreo?Bhe questo pezzo nel libro non esiste,infatti Hans rischia e ha paura che ci qualcuno venga a casa propria e scopra Max per questo episodio che vi sto per raccontare.
Durante una giornata soleggiata viene fatta fare agli ebrei una marcia (nel libro ce ne saranno diverse,nel film una sola) durante questa marcia c'è un uomo,anziano,ebreo che a stento si tiene in piedi.Hans sa cosa gli succede,lui è un nonsimpatizante del nazismo e allora cerca,col suo animo dolce,di aiutarlo.Cosa fa? Prende un pezzo di pane duro,quello che noi comunemente buttiamo e glielo porge in mano a quest'uomo,ma sfortunatamente il vecchietto per l'emozione crolla a terra e lo ringrazia più che può,un errore che involontariamente compie infatti un soldato si accorge di questo fatto e mentre si avvicina il vecchietto lascia il pane,che poi prenderà,il soldato arriva e inizia a frustare il poveretto per farlo alzare,ma è difficile nelle sue condizioni Hans lo aiuta,ma da questo momento non viene visto più bene e perlopiù il soldato frusta anche Hans ripetutamente finchè il corteo non ricomincia a marciare.
Un altro episodio che nel libro esiste e nel film no è che...
Durante un altra marcia di ebrei Liesel pensa di aver visto Max e allora che fa per aiutarlo ad avere cibo sia a lui che agli altri si mezze insieme al suo amico dai capelli color limone dietro un albero e mentre arrivano a quest'albero spargono pezzi di pane e così molti ebrei lo trovano e mangiano ringraziando il cielo per quel dono,ma un soldato si accorge di lei nascosta,inizia a correre e il soldato raggiunge la ragazza,ma non fa niente gli da solo uno schiaffo (?!) nel culetto (sculacciata?!) e la lascia andare.
Purtroppo starei qui a scrivervi tutte le cose diverse,ma voglio che lo scoprite voi e che magari se poi vi va mi contattate e ne parliamo in privato =)
So che un pezzo lungo e che questa recensione sarà lunga,ma veramente col cuore in mano questo libro merita anzi ESIGE di essere letto. La MORTE diventerà tua amica,la prenderai per mano e lei ti porterà in strade sconosciute dai nomi strani,ti porterà a pensare e in qualche modo ti cambierà la vita.
Leggetelo e vedrete che ho ragione.Non mi dilungo tanto.E' UN CAPOLAVORO E COME TUTTI I CAPOLAVORI PARLA PER SE!

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A TUTTI,LEGGETELO!!
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FrankMoles Opinione inserita da FrankMoles    17 Giugno, 2014
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E se anche la Morte avesse dei sentimenti?

Morte, distruzione, razzismo, orrore. Questo è ciò che viene in mente a chiunque senta la parola "Nazismo". Si prova quasi un brivido a pensare di immedesimarsi in coloro che l'hanno vissuto, ma non ci si rende conto che immaginare è difficile e che la nostra conoscenza di una così terribile realtà è sempre incompleta e parziale. Ognuno di noi sa i crimini compiuti dai nazisti e da Hitler, ma quanti di noi sanno cosa può provare una bambina costretta ad allontanarsi da sua madre dopo aver assistito alla morte del suo fratellino e calarsi in una realtà nuova e sconosciuta in tenera età? Quanti di noi possono immaginare le sensazioni di una bambina costretta a dire "Heil Hitler" sapendo che l'uomo a cui inneggia è la causa dei suoi mali interiori? E quanti di noi possono immaginare cosa si prova a vivere con un ebreo da nascondere al mondo per motivi che a dieci anni certamente sfuggono?
L'universo interiore di Liesel è un turbine di emozioni che si accavallano tra l'innocenza infantile e una precoce maturità necessaria per affrontare ciò che a dieci anni non si dovrebbe neanche conoscere. A dieci anni si dovrebbe andare alla ricerca del buono che vi è nel mondo, come Liesel fa con i libri o giocando col suo amico Rudy. Anche le "cattive" azioni da lei compiute, i furti dei libri, risultano facilmente perdonabili ad una bambina travagliata e distrutta. Forse i libri rappresentano per lei il ponte per oltrepassare l'abisso della morte in cui tutti coloro che le sono vicini sembrano cadere insieme alle sue speranze di una vita felice.
Un'altra grande abilità dell'autore, oltre quella di farci conoscere dall'interno un mondo, una quotidianità su cui nessuno riflette approfonditamente pensando al nazismo, è quella di porre la storia da un punto di vista inusuale. Per una volta infatti le emozioni non sono filtrate attraverso il cuore e la mente dei personaggi, ma attraverso la Morte. E chi meglio di lei poteva all'epoca conoscere i pensieri, le sensazioni e le emozioni che imperversavano tra i cittadini? E' lei la vera protagonista del libro e, come tutti gli altri personaggi, anch'essa è vittima, vittima della lucida follia di un sistema in cui si vive morendo ogni giorno. Ci si chiede spesso cosa provano gli uomini davanti alla morte; ma la Morte cosa prova di fronte a un uomo di cui ha appena raccolto l'anima?

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lamancinachescrivepoesie Opinione inserita da lamancinachescrivepoesie    16 Giugno, 2014
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Prima o poi morirai.

Ci sono storie (una manciata, come ho già detto) alle quali consento di distrarmi dalla fatica, come faccio con i colori. Le raccolgo nei luoghi più disparati e improbabili, e mi assicuro di non dimenticarmene mai, mentre lavoro. La ladra di libri è una di queste storie.

I primi capitoli sono spiazzanti per il lettore: a narrare gli eventi, in questo libro, c’è Morte. La Morte che prova compassione per gli ebrei che lasciano la vita nei campi di concentramento, che piange nel dover portare via, per quanto ciò significhi per lei commettere un furto, un ragazzino. La morte che non è malvagia, né se ne va in giro con la falce e il mantello nero: si ritrova solo a fare il suo dovere.

Sì, lo so.
Nella tenebra del mio cuore dal battito cupo, lo so. Gli sarebbe piaciuto di certo.
Visto?
Perfino la morte ha un cuore.

Per quanto tutti i personaggi siano caratterizzati in modo impeccabile, il giovane Rudy Steiner spicca fra tutti. Preferito dallo scrittore e dalla narratrice, con la sua voglia di vivere e con i suoi piccoli gesti di ribellione, conquista fin da subito la simpatia del lettore per poi spezzargli il cuore. Azione che compiono tutti i personaggi. Lui in particolare.

“Quando è nato il nostro Führer?” Ogni parola era pronunciata con cura, e infilata nell’orecchio di Rudy. “Forza, Rudy, quando è nato? Me lo puoi dire, va tutto bene, non avere paura.”
E Rudy?
Come reagì?
Rispose con prudenza, oppure lasciò che la sua idiozia lo facesse sprofondare sempre di più nei guai?
Fissò con aria beata gli occhi azzurro chiaro di Franz Deutscher, e mormorò: “A Pasquetta.”

Una lettura unica che nessuno dovrebbe perdersi. (Non)Lettori italiani: per una volta, invece di dire “Vedrò il film”, leggetevi il libro e innamoratevene.

***LA LADRA DI LIBRI: ULTIMA RIGA***
Ho odiato le parole e le ho amate,
e spero che siano tutte giuste.

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aeglos Opinione inserita da aeglos    12 Giugno, 2014
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IMPOSSIBILE DIMENTICARE

Ho finalmente letto "Storia di una ladra di libri" che mi ero ripromessa di leggere da moltissimo tempo e che guarda caso mi è arrivato persino come regalo di compleanno. Nonostante le sue quasi 600 pagine, scritto in maniera alquanto piccola, il libro si legge in maniera scorrevole. Il libro è ambientato nella Germania nazista dove tutti vivono col fiato sospeso, giorno dopo giorno, con la paura e il terrore negli occhi. Una realtà difficile dovuta alla guerra, al nazismo e alla persecuzione degli ebrei.

"La vita era mutata nel modo più drammatico, ma era indispensabile comportarsi come se nulla fosse accaduto. Immaginati di sorridere dopo un ceffone; poi pensa di farlo ventiquattr'ore al giorno. Questo voleva dire nascondere un ebreo."

"Quando leggevo i racconti della ladra di libri,provavo pietà per gli esseri umani che ne erano protagonisti,anche se mai tanta quanto ne provavo per coloro che in quel periodo rastrellavo nei campi di concentramento.I tedeschi nel sotterraneo erano disperati,certo,ma quella stanza non era un locale docce di un campo.Non erano stati mandati lì a fare la doccia di gas.Per loro,c'era ancora una possibilità di vivere"


La Morte (che, particolare alquanto originale, si trova in prima persona a dover raccontare la storia e addirittura quasi fa il tifo per la protagonista) ha un gran da fare in questo triste periodo... Una morte buona, una morte che non vorrebbe fare quello che fa, una morte devastata e sfinita e piange di fronte alle vite perdute...

"Dicono che la guerra sia la migliore amica della morte, ma debbo dissentire. Per me, la guerra è come un nuovo padrone che pretende l'impossibile. Ti sta con il fiato sul collo, ripetendo senza sosta:. Tu lavori duro, ti affanni. Il capo, però, mica ti dice grazie: esige ancora più impegno da te."

Il giorno del funerale del suo fratellino, Liesel Meminger raccoglie un oggetto seminascosto nella neve, un piccolo libro abbandonato e lo ruba portandolo sempre con sé, come ricordo di suo fratello. Così comincia la storia della piccola ladra di libri che, grazie al padre adottivo impara a leggere e acquista la capacità di stringere un legame molto intimo e particolare con le parole e il loro significato. Tutti le vogliono bene, tutti cercano in qualche modo di aiutarla e di non farla sentire sola. Il rapporto col padre è descritto minuziosamente, molto sentito, un padre che cerca di essere sempre presente per lei. La madre invece sembra essere una persona burbera, cattiva, senza sentimento; invece ci si accorge presto che in realtà è una persona buona, pronta ad aiutare e a consolare chi ne ha bisogno, trattenendo le lacrime per sé nel momento in cui si trova da sola.
Questo libro mi è arrivato dritto al cuore, impossibile dimenticarlo, sia per via della trama, sia per i contenuti, così veri, coinvolgenti, studiati.
Devo ammetterlo: ho ancora qualche brivido dovuto alle ultime pagine di questo meraviglioso libro.

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- avevano spento anche la luna
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Book-Jack Opinione inserita da Book-Jack    04 Giugno, 2014
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L'importanza della parola

La parola ha la capacita' di creare e nello stesso tempo di distruggere, e' questo il messaggio che una narratrice particolare, la morte, ci regala in questo bellissimo libro.

Liesel e' una ragazza affidata ad una famiglia modesta residente nella Hilmestrasse, povera via di un sobborgo tedesco; il passatempo preferito della ragazza e' rubare libri dalla fornitissima biblioteca della moglie del sindaco, la sua passione e' leggere e rileggere i libri rubati.

Ho trovato autentici e quasi poetici i legami di amicizia e amore che si susseguono in questo libro, rapporti diversi ma legati da un filo conduttore comune la parola.
Attraverso la parola puo' nascere l'amicizia, possono nascere le passioni e il rispetto, puo' pero' anche affermarsi il nazismo e la tirannia di Hitler che fonda il suo potere sull'influenza ideologica e sulla capacita' dissuasiva proprio della parola.

Mi perderei in descrizioni lunghe che con ogni probabilita' non valorizzerebbero i rapporti che legano Liesel con il padre adottivo, con l'ebreo Max, con l'amico Rudy e con la solitudine della moglie del sindaco.

Ho trovato la narrazione originale e la scrittura buona e scorrevole anche se non meritevole di lode; ho apprezzato come l'autore sia riuscito a lasciare in "secondo piano" ma nello stesso ad affidare enorme peso al nazismo e al suo leader. Come detto ho amato la caratterizzazione dei personaggi e il rapporto che si crea tra loro e il lettore.

Consiglio il libro e consiglio ovviamente di leggere, i libri sono fatti di parole e la parola ci rende esseri umani ed esseri vivi.


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Mian88 Opinione inserita da Mian88    12 Mag, 2014
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Le parole sono vita.

Liesel Meminger ha solo 10 anni quando incontra il suo nuovo papà Hans Hubermann e la sua nuova mamma Rosa Hubermann e soltanto 12 anni quando si imbatte per la prima volta in Max Vandemburg, un ebreo che una sera, dopo un lungo e pericoloso viaggio, approda nella casa in cui la giovane vive.
Ma Liesel non è una bambina qualunque, così come questo non è il classico romanzo sul nazismo e sulla Shoah. Liesel, che inizialmente non è consapevole degli avvenimenti che si stanno susseguendo nella Germania nazista e nel resto d’Europa, vive la sua giovinezza tra partite di pallone e la fame in un mondo in evoluzione sotto i suoi occhi immancabilmente affiancata dal più fedele seguace di Jesse Owens, il suo grande amico Rudy. Fino a quando Max irrompe nella sua vita. Ventiquattro anni, fame, dolore ed un unico, caro ed inseparabile alleato: il Mein Kampf.
Pagina dopo pagina la giovane acquista una nuova consapevolezza, si rende conto che c’è qualcosa di sbagliato in ciò che sta accadendo, ha dubbi, non comprende quale sia il male che il nemico Ebreo dovrebbe rappresentare, la sua mente è ancora troppo giovane per elaborare le informazioni che le si presentano. Liesel sa solo che deve proteggere Max perché “il pugile” è in pericolo e se lo scoprono “porteranno via” tutti loro. Ma chi li “porterà via”? Perché Hitler cerca tanto gli Ebrei? Cosa c’è di male nel proteggere una persona? Liesel non lo sa. Non è in grado di darsi una risposta. Sa solo che vuole bene a Max, al suo papà e alla sua mamma, affetti che deve proteggere con il più audace dei silenzi.
La consapevolezza giunge inaspettata e micidiale sulle sue spalle. Le circostanze la portano a doversi separare da Max, a perdere gli affetti a lei più cari e a vivere situazioni prepotenti e gravi per la sua tenera età. Un bacio che arriva troppo tardi, le persone care che una dopo l’altra se ne vanno vittime dell’ironia della sorte, la sofferenza sul volto di colui che hai tanto cercato di proteggere.
Ma “Storia di una ladra di libri” non può sintetizzarsi solo in questo, è molto di più. E Liesel non è solo una bambina che cerca di salvare Max. Liesel ha fame e la sua non è esclusivamente fame di cibo bensì è pura fame di parole. Saranno proprio queste ultime ad aiutarla in più circostanze, ad aprirle la mente e a costituire il nodo centrale su cui si snoda il romanzo. L’amore per la letteratura scuote le pagine di quest’opera e fa vibrare l’anima di chi si presta a leggere. E’ la dimostrazione di come le parole possano essere d’aiuto anche nelle situazioni più drammatiche ed impensabili.
Questa è una storia che semplicemente ruba l’anima. E’ struggente, toccante e commuovente. Alternativa ed originale sin dalla narrazione, la Morte è sensazionale. Calzanti le metafore e solidi i personaggi. Una riflessione sull’esistenza umana magistralmente evocata.

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Un libro che può dar tanto e che lascia il segno non può che essere consigliato a chi desidera che quel segno venga lasciato..
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sam1306 Opinione inserita da sam1306    03 Mag, 2014
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Una commovente storia

Un libro strepitoso e non banale. La morte con il suo racconto, ci avvolge in una narrazione strappa lacrime, le sue frasi mai banali o fuori luogo. Ho amato ogni singolo personaggio da Liesel, Rudy ( il ragazzo dai capelli color Limone), a Hans, Rosa e Max. Crescere in un periodo di guerra, in una germana nazista dove le parole di odio, razzismo si manifestano fino a radicarsi in un terreno arido e vile. Eppure nonostante questo la famiglia adottiva di Lisiel, adotta ragazzini comunisti e nasconde un ebreo con i pericoli che ne comporta. L'amicizia che si instaura tra il pugile e la ragazzina è profonda e reale. Entrambi segnati da eventi drammatici. L'amore di Rudy per la ragazzina incondizionato e reale. Il finale è da scoprire e da vivere. Questo romanzo è sensazionale in mezzo a mille mele marcie c'è ne sono alcune umane da spezzare il pane e donarlo a degli ebri in marcia. Amerete questo libro che quando lo finirete vi mancherà. Che nel mondo esistano persone così buone e pure da commuovere perfino la morte.

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Opinione inserita da Dindi Gelfi    02 Mag, 2014

ottimo libro

Non è uno di quei libri che, una volta incominciati non si possono più lasciare fino alla fine. Anzi, è un libro che si può centellinare, che va meditato. Non c'è l'ansia di sapere che cosa succede e come va a finire; c'è l'interiorizzazione di quello che l'autore ti ha fatto capire. In sostanza è un racconto che spiega l'importanza delle parole, nel bene e nel male. Le parole che usa un fanatico per trascinare la folla in un'impresa criminale vendendola per santa crociata e le parole ristoratrici che aiutano un'anima sbigottita e sconvolta dalla realtà ad affrontare la vita. Ecco quello che io ho tratto da questo libro. La storia è la stessa del film: delicata, seppure vissuta in un mondo che di delicato non ha più nulla. Bellissima, poetica. Una storia che ti fa capire quanto sia sciocco generalizzare perchè anche in mezzo a persone veramente cattive e in situazioni estreme, vivono persone con animo generoso e profondamente buono. Chi sembra rude e scorbutico nasconde una gentilezza completamente disinteressata e pareggia la meschinità di chi, invece, potrebbe sembrare più raffinato. Non tutti i tedeschi erano sostenitori di Hitler e molti di loro rischiavano la vita per cercare di arginare la follia delle leggi razziali. Qui si racconta un pezzo di storia senza alcuna pesantezza, ma rendendo il lettore partecipe del disperante senso di impotenza che provavano le persone che erano riuscite a mantenere integro il proprio cuore.
La voce narrante della storia è quella della Morte, che negli anni fra il 1939 e il 1945 aveva molto lavoro in Germania e in tutta l'Europa, ma che è rimasta colpita da Liesel e dal gruppo di persone che viveva insieme a lei in quei giorni terribili, tanto da volerne raccontare le vicende.
In poche parole, l'ho trovato un libro molto bello,toccante, commovente, ma non patetico. Scritto in maniera impareggiabile, ne consiglio davvero la lettura a tutti, soprattutto a chi, come me, della storia sa solo quello che c'è scritto sui libri di testo.

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Belmi Opinione inserita da Belmi    21 Marzo, 2014
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Storia di una ladra di libri

Davvero un libro insolito, mi sono trovata a leggerlo perchè incuriosita dalla futura uscita del film.
Il narratore è la morte che racconta la storia con gli occhi di una ragazzina.
Storia di una ladra di libri, anche se scritto in maniera molto semplice, affronta argomenti molto toccanti come le leggi razziali durante il periodo nazista, la vita degli ebrei e dei giovani tedeschi che si trovano a dover scegliere se rispettare tali leggi oppure provare a scegliere una via diversa.

Una ragazzina, Liesel, costretta dal regime a rinunciare alla sua famiglia, viene mandata a vivere con una famiglia che la prende in affidamento. Qui crescere con l'amore di una madre acquisita un pò burbera, un padre speciale, un amico inseparabile e un giovane ebreo. Riuscirà ad andare avanti grazie all'aiuto dei libri di cui diventerà un'insaziabile lettrice.

Una delle frasi che più mi ha colpito, scritta dal "narratore" è questa:

"suppongo che gli uomini amino assistere a un pò di distruzione: castelli di sabbia, castelli di carta, si comincia così. La loro grande dote è la capacità di progredire".
Una frase che dovrebbe farci riflettere.

Lo consiglio!

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