Senilità Senilità

Senilità

Letteratura italiana

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Enormemente apprezzato da James Joyce, sia per affinità di stile sia per il suo carattere introspettivo, "Senilità", il secondo romanzo di Italo Svevo, è un viaggio nelle profondità psicologiche del protagonista. La vicenda ruota intorno alla storia d'amore tra Emilio Brentani e Angiolina, una sfrontata "figlia del popolo" che dà sfogo senza inibizioni alle proprie pulsioni sentimentali. Emilio, giovane impiegato con velleità letterarie, vive immerso in sogni ben lontani dalla realtà quotidiana, e nonostante i suoi trentacinque anni è affetto da una sorta di senescenza precoce che lo conduce a cullarsi nell'attesa di qualcosa di grande che non realizzerà mai, come una "potente macchina geniale in costruzione, non ancora in attività".



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Senilità 2023-09-12 21:06:22 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    12 Settembre, 2023
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Il non far nulla

Svevo in questa opera, ha per certi versi, uno stile realista.
Ossia vuole analizzare dal di dentro le dinamiche delle generazioni giovani del suo tempo, alle prese con una crisi esistenziale e di valori, causate da un "dolce far nulla" che si traduce in comportamenti vili, tradimenti, noia e ozio quotidiano.
In questo romanzo il protagonista e perdutamente innamorato di una ragazza troppo bella e disinibita per lui, che gli farà perdere completamente la retta via e lo porterà a contribuire a una tragedia che segnerà immancabilmente le vite dei personaggi rappresentati.
Lo stile di scrittura è asciutto, implacabile, sottilmente psicologico e la scena si svolge per le vie di Trieste sul fare della fine del 1800.
Sono tutti personaggi negativi, tranne la sorella repressa del protagonista, che viene tratteggiata dall'autore come una vittima sacrificale dell'incapacità altrui di mettersi nei panni del prossimo e superare i propri egoismi e desideri.
In sociologia usavamo dire la solita frase "empatia" spesso abusata, ma che in questo contesto ha si una ragione di essere nominata.
Il romanzo l'ho scoperto per caso, nel vagare per Roma centro, in una libreria che spesso mette in vendita libri ormai fuori catalogo, a prezzi irrisori, ma che mi ha permesso nel tempo di trovare dei veri e propri tesori di testi, che ormai sono rari e introvabili.
In questo caso ero stato colpito dalla copertina del testo, che illustrava una scena del film, che negli anni 60 fu girato dal libro e che vede come protagonista, una giovane e meravigliosa Claudia Cardinale. Simbolo di bellezza e bravura, ormai introvabili nelle attrici odierne. E quindi vedendo questa foto stupenda tratta da una scena del film, con un primo piano appunto della Cardinale ho provveduto immediatamente a comprarlo e poco dopo a leggerlo.
Successivamente ho visto pure il film, del grande Bolognini, che riesce a ricreare perfettamente le scene descritte dallo Svevo, nonchè gli stati d'animo dei protagonisti.
Film puliti, senza volgarità alcuna, girati quasi con stile teatrale che per la bravura degli attori, del regista e del direttore della fotografia, sono vere opere d'arte, di un cinema italiano grandioso che ormai è molto è sepolto sotterrato da ignobili pellicole, fictions, programmi televisivi da pattumiera e da pseudo attori attirci e registi senza decenza alcuna.

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Senilità 2019-09-20 06:00:59 68
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68 Opinione inserita da 68    20 Settembre, 2019
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Quale vita?

“ Senilità “, pubblicato nel 1898, diversi anni prima di “ La coscienza di Zeno “, è un romanzo imbevuto di modernità che ha ricevuto fama e lodi tardive quale anticipatore di importanti temi del Novecento.
Una narrazione ancora in terza persona, che ricalca il naturalismo francese, un afflato che riflette il complesso mondo interiore del protagonista, diversi elementi autobiografici ed una costruzione vissuta su senso di attesa e precarietà, nel rimuginino di una vita non vita.
Permane un ondivago e nevrotico flusso amoroso, un desiderio artistico precocemente destituito, nella persistente duplicità bugia-sogno ed un lungo percorso interiore ( imbrattato di tracce ebraiche e filosofiche ) intriso di fantasmi ma ancora ignaro della futura psicanalisi .
Emilio Brentani è un borghese trentacinquenne diviso tra carriera e famiglia, nell’ animo una brama insoddisfatta di piaceri ed amori ed un’ idea affranta di non avere vissuto, paralizzato dalla paura di se’ e da una certa debolezza caratteriale.
Una carriera composta da due piaceri distinti, un impieguccio di poca importanza presso una società di assicurazioni ed un amore letterario dissolto dopo la pubblicazione di un lodatissimo primo romanzo. La sua esperienza di vita si limita a qualcosa che ha succhiato dai libri, pervaso da una diffidenza e da un certo disprezzo per i propri simili in un reale che sfugge ogni imprevisto.
Ecco sbocciare la contraddittoria ossessione amorosa per Angiolina, bellezza enigmatica da educare, l’amicizia per lo scultore Balli, maestro, guida e suo alter ego, così credibile e seducente da rubargli la scena, nel mentre la convivenza con l’ infelice e sfortunata sorella Amalia, confidente a metà e compagna di questa sua nuova avventura.
In Emilio vivono due anime che non riesce ad unire, calato nella soddisfazione ondivaga del possesso incompleto di Angiolina, tra sogno e desiderio, gelosia e menzogna, tentando di ingannare gli altri, e se stesso, sull’ importanza della sua avventura.
Il ribaltamento di ruoli ed il suo rifiuto sono motivo di continuo sconforto, l’ interessamento di lei per altri uomini si fa tremendamente doloroso come il convincimento di essere vittima delle sue menzogne.
Ed allora Emilio crea un amore immaginario che possa piacere anche ad Amalia, ..... “ un riflesso, un’ ombra, un movimento “.... e .... “ tutto assume la forma e l’espressione di un fantasma fuggitivo” ... Un giorno, se lo volesse, Angiolina potrebbe essere finalmente sua, eppure in questa relazione ha immesso un’ idealità che lo rende ridicolo ai propri occhi ed in fondo è lui, non l’ amata, ad essere strano e malato.
Il Brentani continua a dibattersi tra bugie e sogni, quei sogni che rovesciano la realtà, pure illusioni per “ tranquillarsi “. La rottura della relazione con Angiolina, invaso dalla certezza di ripetuti tradimenti, lo potrebbe riavvicinare ad Amalia, così simile a se’, per dedicarvisi completamente, una povera creatura innamorata ( del Balli ) e non corrisposta, la sola donna che lo accetta per quello e’.
Li accomuna l’ imbarazzante desiderio di piacere, un sentimento che toglie ogni naturalezza, specchio vicendevole di un dolore che finisce con il non avvicinarli.
La libertà concessasi dopo l’ abbandono di Angiolina, scambiata per salutare essenza, pare ad Emilio noiosa mitezza e guarigione. Già in passato si era affidato all’ quale cura estrema per sottrarsi all’ inerzia, ed allora scrivere un libro potrebbe rivelarsi salvifico, ma forse sarebbe meglio vivere con Angiolina quella passione che non riesce a scrivere, togliendosi per un momento dai panni del semplice osservatore, e dire di averla conosciuta davvero.
Ma quale passione ed idealizzazione lo lega all’ amata? E quale la vera felicità se non la sola felicità, il dedicarsi in toto a chi ha bisogno di tutela e sacrificio? La fine imprevista di un legame imprescindibile significa togliere ai giorni la sola dolcezza, l’ abbandono dell’ amore idealizzato la via per esercitare la propria vendetta.
Che la sua colpa sia stata l’ avere preso la vita troppo sul serio e la vecchia abitudine di ripiegarsi e guardarsi dentro pensando che la principale sventura sia stata l’ inerzia del proprio destino?
La fine di tutto parrebbe l’ inizio di una vita in cui trovare la propria essenza, invero l’ assenza di amore e dolore gli hanno sottratto una parte fondamentale di se’.

“Senilità “ è un romanzo complesso, intenso, maturo e moderno nei temi trattati, che anticipa il rapporto salute-malattia e l’ impossibilità di vivere la vita nella sua interezza.
In esso letteratura e vita restano due esperienze separate e distinte, ma attraverso la prima si può cercare di salvare e recuperare la seconda ( ed è ciò che Emilio Brentani cercherà di fare ).
Figlio di una formazione positivista Svevo risponde ad un meccanismo logico estraneo a qualsiasi approccio mistico così come pare essere poco interessato ad elementi psicologici ed inconscio, intento a scoprire il nesso Vita/ illusione e realtà/fantasia.
Una realtà assai lontana da qualsiasi ipotesi conoscitiva in un Novecento ( di cui Svevo e Pirandello ne saranno anticipatori ) che vedrà sempre più l’ intellettuale immerso in ipotesi di reale, più che nella realtà stessa, elevando la figura dell’ inetto ad inguaribile protagoniste.

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Senilità 2018-12-09 10:57:27 siti
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siti Opinione inserita da siti    09 Dicembre, 2018
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Da rivalutare

Rileggo Svevo a distanza di più di un ventennio dalla sua prima lettura, Senilità, in particolare perché risvegliata nell’interesse da un intervento del Professor Gino Tellini, ordinario di Letteratura italiana nell’università di Firenze, che acclama questo romanzo come un capolavoro. Ringrazio dunque la passione del professore che mi ha permesso un riavvicinamento e un percorso di conoscenza dell’opera, sicuramente migliorato.
È un romanzo perfetto per struttura e stile, capace di far penetrare il lettore in quell’inerzia emotiva ed esistenziale del protagonista, la Senilità, in modo tale da far provare distanza immediata, disgusto e noia: Emilio, il protagonista è una macchietta perfetta, è tutto ciò che nessuno di noi vorrebbe mai essere, compendiando invece ciò che forse siamo tutti, nell’intimo. Chi di noi non si maschera, non si illude, non si compiange, non si trincera dietro falsa identità, chi di noi, in fondo, non si sente inadeguato rispetto alle pressioni sociali, e non ha una sfera di vissuto disfunzionale, in un qualche modo? Penso nessuno, ne sono fermamente convinta, poi ognuno nel corso dell’esistenza si crea un’identità: c’è chi subito riesce in questo, cristallizzando spesso il suo Io in qualcosa di assolutamente lontano da se stesso e chi fatica, sopravvive, si lagna, si nasconde, non emerge, e paradossalmente riesce a giungere a più fine conoscenza. Emilio, il caro Emilio, è ormai un uomo, mascherato da intellettuale, in realtà un semplice impiegato, ingabbiato, al par del Belluca pirandelliano, in una sfera privata che lo costringe al ruolo del fratello amorevole. In realtà è, nella sua incapacità di vivere, scosso da forti pulsioni sessuali, risvegliate in lui da una donna di facili costumi, idealizzata per mitigare i sensi di colpa che prova rispetto all’esperienza la cui realtà ha fin da subito subodorato. È un uomo che è amico di un vincente, Stefano Balli, egregio contraltare di ogni sua fisima. Il romanzo è tutto giocato sulle antitesi, procede lento nell’intreccio, sfianca, svilisce, portando a perfetto processo mimetico il lettore che invecchia nel frattempo fino a rinvigorirsi quando l’eroe, rinnegando tutta la sua identità precedentemente costruita, assurge al tono del più volgare degli uomini e insulta la sua Angiolina, dandole della poco di buono, lui ancora svilito, smunto, assediato, torturato dal senso di colpa per la sorella, sua brutta copia, ormai in fin di vinta. Colpisce apprendere sempre dal Tellini nella monografia da lui dedicata a Svevo (Gino Tellini , Svevo, Salerno editrice) che questo libro venne letto dall’autore alla moglie durante il loro viaggio di nozze, sigillando così definitivamente una donna molto conosciuta a Trieste per i suoi costumi libertini e frequentata, a suo tempo, anche dallo stesso scrittore.

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Senilità 2015-10-04 11:18:30 aislinoreilly
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aislinoreilly Opinione inserita da aislinoreilly    04 Ottobre, 2015
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L'inetto che anticipa Zeno.

Scritto nel 1898, è il secondo romanzo di Svevo e precede “La coscienza di Zeno” che potrebbe essere definito quasi un sequel.
Il protagonista di Senilità è un uomo, Emilio Brentani, che vive la sua vita tra passione e gelosia, in compagnia della sorella Amalia, verso la quale prova sentimenti diversi e contrastanti.
Emilio incontra così una giovane ragazza, Angiolina, bella, fresca ed intrigante e nel giro di poco, perde la testa per lei. Inizialmente sembra che tutto il suo amore venga ripagato ma, nel proseguire della vicenda, scoprirà che lei non è affatto la pura e casta ragazza che egli crede e si troverà più e più volte a cercare di far finire la loro storia, senza riuscirci mai del tutto.
Emilio ha anche un caro amico, Stefano Balli, con carattere e personalità del tutto diversa dalla sua: Emilio è un intellettuale fallito che lavora come impiegato, Stefano è uno scultore energico che piace alle donne. Sono due figure completamente opposte e pare quasi che Stefano sia l’alter ego di Emilio, incarnandone la mancata realizzazione artistica e la sua capacità di vivere la vita con più spensieratezza.
La sorella Amalia, risulta essere una donnina grigia, dedita alle faccende di casa con rassegnazione e poco amichevole con il fratello. Ha un carattere chiuso, tipico di chi non è abituato a molta compagnia. Si innamorerà del Balli ed Emilio farà di tutto per disilluderla, cercando di tenerla lontana da una delusione certa.
Purtroppo, i suoi tentativi di non farla soffrire saranno vani: la fine del romanzo ci rivelerà una sofferenza celata ed una esistenza tormentata da questo amore impossibile.

Emilio è l’inetto che precede Zeno, inetto anch’egli, ma con una coscienza. Il nostro protagonista, infatti, non è spesso cosciente di ciò che sta facendo e ciò lo dimostra nei suoi repentini cambi di umore e di atteggiamento nei confronti della sorella, di Angiolina e del suo amico Stefano. Emilio è “vittima” dell’amore, non riesce a liberarsene, ne soffre ma ne gode in altrettanta misura. Ama fino all’odio e odia fino ad amare e si rende conto della sua inadeguatezza rispetto al Balli, per questo ne è geloso e affascinato allo stesso tempo. Emilio non riesce a smettere di amare Angiolina come Zeno non riesce a smettere di fumare ed entrambi procrastinano il più possibile la loro separazione da un vizio che sono coscienti di dover abbandonare.

Non mi ha entusiasmato molto questo romanzo, forse ho sbagliato a leggere prima “La coscienza di Zeno” che ho trovato molto più semplice e leggibile. È stato pesante finire perché in alcuni punti la narrazione diventa prolissa, rallentandosi eccessivamente. Inoltre, mi innervosiva oltre ogni ragione il continuo cambiare di opinione e atteggiamento di Emilio. L’ho trovato un personaggio veramente “pesante” e poche volte ho approvato il suo comportamento. Il Balli è fatto per piacere al lettore ed io, per l’appunto, l’ho trovato di gran lunga più interessante del protagonista stesso. Purtroppo (ma credo anche volontariamente) non è molto approfondito, forse per non far sfigurare troppo il protagonista; credo che lo scopo fosse anche solo far capire il contrasto tra i due, di modo che fosse più semplice rendersi conto che il vero inetto fosse proprio Emilio.
Per il resto mi piace come è scritto, Svevo è Svevo, però credo anche che non sia il genere di scrittura che possa piacere a tutti. Detto questo, lo consiglio come antipasto a “La coscienza di Zeno”, aiuta ad inquadrare meglio la figura dell’inetto e a digerirla con meno difficoltà.
Non è una lettura leggera leggera, ma non è nemmeno eccessivamente pesante. Resta il fatto che bisogna leggerlo con continuità, le pause prolungate tra una lettura e l’altra non contribuiscono a rendere più chiara la situazione.

Buona lettura. :)

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Senilità 2013-03-14 12:54:21 antares8710
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antares8710 Opinione inserita da antares8710    14 Marzo, 2013
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L'inettitudine secondo Svevo

Io penso che questo sia uno dei più grandi capolavori della letteratura italiana di fine Ottocento. Lo penso fin da quando ho studiato Italo Svevo sui banchi di scuola, quando la mia professoressa (grande prof!) ci faceva appassionare e divertire facendoci entrare nei meandri meravigliosi della letteratura italiana, una delle più belle del mondo. Da allora, come tutta la letteratura in genere, non ho mai smesso di amarla.

Chiusa questa piccola parentesi autobiografica, mi concentrerò nella recensione del romanzo. Non si tratta di una recensione facile, perchè il romanzo non è facile. Quando si parla di Italo Svevo si pensa subito alla Coscienza di Zeno (giustamente), considerato da alcuni critici addirittura come il miglior romanzo del Novecento, abbandonando all'oblio gli altri due romanzi: Una vita e Senilità.
In realtà questo romanzo uscito negli ultimi anni dell'Ottocento (1898) merita grande attenzione in quanto l'autore, a differenza di "Una vita", si disinteressa del quadro sociale dell'epoca concentrandosi maggiormente sulle vicende dei quattro personaggi principali.
La trama ruota attorno a Emilio Brentani, modesto impiegato di una società di assicurazioni, con un passato da scrittore fallito. E' un sognatore, un idealista, che viene continuamente accudito dall'amorevole sorella Amalia, la quale si prodiga con tutte le forze per aiutare il fratello. Un'altra figura centrale della vita di Emilio è invece Stefano Balli, scultore, con una personalità d'acciaio che ha una grande fortuna con le donne. Ed è proprio il dongiovannismo di Stefano che convince Emilio a gettarsi in una relazione con una donna del popolo, Angiolina, con la quale spera di trovare quel pizzico di avventura e follia che serve alla sua vita monotona. Ma le cose non vanno così bene come sembra: con il passare del tempo Emilio si innamora perdutamente di Angiolina fino ad idealizzarla e ad esaltarla quale simbolo di bellezza e di grazia, trasformandola, nella sua mente, in una sorta di creatura angelica. La scoperta della vera natura di Angiolina, fatta di menzogne, volgarità, cinismo e un gran numero di amanti, porterà Emilio a nutrire una gelosia morbosa e patologica, fino a farlo impazzire del tutto. In questo turbinio di emozioni forti, faranno il loro ingresso la sorella Amalia e l'amico bohémien Stefano; le vite dei quattro protagonisti si intrecciano in maniera inestricabile, fino a giungere, inevitabilmente, alla distruzione e all'annientamento finali...

Le vicende dei quattro protagonisti sono al centro del romanzo. Come dicevo prima, il quadro sociale è del tutto assente, così come gli altri personaggi rivestono una funzione praticamente ancillare. Ciò che veramente interessa a Svevo in questo romanzo, è l'indagine psicologica dei protagonisti: si può dire, infatti, che tutta la trama si sviluppi intorno alla psiche di Emilio, ai suoi turbamenti e al suo modo di vedere la realtà. Egli è il vecchio, il debole, l'inetto che cerca disperatamente di fuggire dalla realtà: ed è per questo che si è creato un mondo di fantasie e di ideali, dove al centro sta la figura di Angiolina, simbolo di quella vitalità e di quella gioventù che cerca in tutti i modi di dominare e possedere. Ma non si tratta del desiderio di una possessione fisica. Il rapporto sessuale tra lui ed Angiolina, infatti, lo lascerà profondamente turbato e disgustato, in quanto quella carnalità ha avuto solo l'effetto di contaminare il suo ideale di purezza e di grazia angelica nel quale aveva trasformato la donna del popolo.
Ed è in questo quadro che si inserisce l'altro protagonista, Stefano Balli, esatto opposto di Emilio: tanto è debole e immaturo Emilio, tanto è forte e dominante Stefano. Quest'ultimo viene descritto come un piccolo superuomo che ha il pieno controllo della sua vita, che conquista una donna dopo l'altra, grazie alla sua incredibile vitalità e forza d'animo.

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Senilità 2012-07-07 20:14:45 rakovic
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rakovic Opinione inserita da rakovic    07 Luglio, 2012
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bisogna guardare dentro i personaggi....

La trama è semplice, quasi piatta e noiosa, ma solo ad una lettura superficiale. Non bisogna guardare cosa fanno i (pochi) personaggi di questo libro, impegnati in una storia tutto sommato semplice quasi a sfiorare la banalità. La trama è all'interno dei personaggi: ad ogni istante, in ogni situazione, i pensieri, lo stato d'animo, le emozioni di ognuno vengono analizzati al microscopio in modo da spiegare ogni reazione ogni parola detta, ogni atto. Sembra quasi che la trama sia il pretesto per valutare l'Io dei personaggi all'interno dei quali si incunea Svevo con una maestria unica, come unico è il suo stile.

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la coscienza di zeno, una vita, opere di freud e Jung
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Senilità 2012-06-06 20:14:05 giuse 1754
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giuse 1754 Opinione inserita da giuse 1754    06 Giugno, 2012
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Finissima indagine psicologica, intreccio noioso

Le quattro stelle sono per la finissima indagine psicologica che analizza ogni percorso della mente umana, particolarmente apprezzabile e descritta nei minimi particolari quando il confronto tra due personaggi suscita in entrambi delle reazioni alle parole o ai gesti dell'altro.Il protagonista Emilio Brentani è un uomo che fin dall'inizio della relazione con la bella e leggera Angiolina mette in chiaro l'indisponibilità ad impegnarsi in un rapporto.Questo non gli impedisce di soffrire quando si accorge che la ragazza amata non si fa scrupolo di intrattenersi con altri, al punto che vorrebbe sedurre l'amico-antagonista Balli, il cui confronto Emilio teme sopra ogni cosa.
Emilio non sarà capace neppure di amare fino in fondo la grigia sorella Amalia. Dandola quasi per scontata e allontanando dalla loro casa l'amico Stefano Balli di cui lei si è invaghita, con la scusa di non farla soffrire per un rapporto destinato a non vedere neppure la luce, la porterà inevitabilmente a spegnersi.
Tra i personaggi che Svevo ci racconta esce vittorioso l'artista Balli, istintivo e verace, sicuro di sè e proprio per questo irresistibile per le donne del Brentani.
Avrei invece dato tre stelle per la prosa, purtropo ormai datata, nonostante sia impeccabile nella sua classicità. Tre stelle anche per l'intreccio narrativo, troppo noioso per i miei gusti e parecchio prevedibile.

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Senilità 2010-12-09 21:40:04 Indigowitch
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Indigowitch Opinione inserita da Indigowitch    09 Dicembre, 2010
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Un classico che subisce l'usura del tempo

E' un classico che purtroppo subisce l'usura del tempo.
In una Trieste affascinante, Emilio Brentani si innamora di Angiolina, una ragazza molto bella ma anche molto diversa da lui.
Emilio è il classico sognatore,velleitario, ma completamente fuori dal mondo, incapace di dare una svolta alla propria vita.
Grande amico dell'artista Stefano Balli, seduttore spregiudicato, non riesce ad assimilare da lui quel poco di malizia che lo riparerebbe da tante delusioni.
L'idealizzazione di Angiolina è spinta fino all'inverosimile, e il protagonista risulta ridicolo al lettore,che ha capito fin dall'inizio che la ragazza sbarca il lunario accompagnandosi di volta in volta ad uomini diversi.
Che Angiolina non sia uno stinco di santo e che di angelico abbia solo la chioma bionda e gli occhi ceruli lo capisce anche il Balli, che la soprannominerà, col tono becero che lo contraddistingue, "Giolona".
All'epoca il romanzo deve aver suscitato curiosità, ma di questi tempi risulta un po' antiquato.
Brentani è un po' il prototipo dell'uomo mediocre che aspetta sempre di potersi esprimere davvero, nella sua arte e in amore, ma non riesce mai veramente a emergere.
In Angiolina vede quel tocco di colore che manca alla sua esistenza grigia, vissuta con la sorella Amalia, donna affettuosa e devota ma un po' dimessa.
Tuttavia il protagonista non si rende conto che, inseguendo questo ideale di donna che non esiste, si sta cacciando in una mediocrità peggiore di quella nella quale vive.
I classici servono a farsi un'idea di come si scriveva un tempo, e di cosa si scriveva.
"Senilità" mi è piaciuto meno de "La coscienza di Zeno", forse perché troppo deprimente e privo di quel pizzico di ironia che c'era in Zeno, ma vale comunque la pena leggerlo.
In un'epoca esibizionista come la nostra, la reticenza dell'autore sulle attività di Angiolina fa quasi tenerezza.

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"Un amore" di Buzzati
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