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La coscienza di Zeno
 
La coscienza di Zeno 2019-01-03 17:51:10 Lyda
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
3.0
Lyda Opinione inserita da Lyda    03 Gennaio, 2019
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L'ultima sigaretta.

Il resoconto dell'esistenza altalenante di un uomo della ricca borghesia triestina dei primi del Novecento.
Potrebbe essere il titolo che sommariamente descrive una vita 'divorata' da un conflitto interiore sempre acceso che porta il protagonista al perenne andamento fluttuante e contraddittorio tra salute e malattia, gioia e tristezza, coscienza e inganno, vocazione e inettitudine.
'La coscienza di Zeno' è uno dei più grandi, forse il più grande romanzo della letteratura italiana del Novecento, sicuramente uno spaccato di psicanalisi profonda che invita al ragionamento su punti focali riguardanti l'esistenza di ognuno di noi, sotto tutte le sfaccettature, nonché sul destino e sulla voglia di vivere.
Zeno è il protagonista e ci racconta la vita in prima persona, come parlasse ad un interlocutore invisibile, assai paziente e che ascolta senza giudicare.
In realtà nelle prime pagine Zeno confessa chiaramente il suo forte bisogno di narrare alcuni periodi dell'esistenza, i più salienti e per lui significativi, dopo l'abbandono della terapia di psicoanalisi presso uno specialista cui si era rivolto in passato per tentare di smettere di fumare (o almeno quella era la banale scusa), pertanto quel suo lento narrare pare automaticamente assumere i connotati di un vero e proprio sfogo catartico, tra l'altro con un inconscio e velato ma utilissimo invito alla meditazione.
Anche se quest'opera è scritta con un linguaggio ormai desueto e non certo con terminologie, modi di dire e punteggiatura tipica contemporanea, una volta entrati nel meccanismo e nella vicenda risulta facile appassionarsi al procedere – talvolta a tentoni - del miope (in senso di miserabile e arido) nonché quasi imbarazzante protagonista, e in un batter d'occhio ci si ritroverà nelle ultime pagine, a trarre profonde riflessioni sul finale di Svevo, il quale magistralmente allude (si pensi all'epoca in cui l'autore scrive ovvero immediatamente dopo la fine della Prima guerra mondiale) ad una salvifica catastrofe non naturale portatrice di un nuovo e più salutare equilibrio sulla Terra.
“La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati.”
E come periodo ultimo, giusto prima della parola 'fine':
“Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un pò più ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.”

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S.Freud - H.Hesse
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Commenti

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Anch'io, Lyda, ho trovato l'opera bella e molto interessante, ma non sempre di piacevole lettura ; ci sono pagine però meravigliose.
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