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Wikinomics
 
Wikinomics 2008-05-21 04:58:45 galloway
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galloway Opinione inserita da galloway    21 Mag, 2008
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L'era del C. A. C.

La Wikinomics, ovvero l’era del C.A.C.

In questi ultimi anni i tradizionali sistemi di collaborazione tra la gente, come ad esempio le riunioni, le conferenze, i congressi, sono stati superati e sostituiti da sistemi collaborativi che agiscono su scala planetaria. Sono nate enciclopedie elettroniche, sofisticati sistemi operativi, fondi comuni e molti altre cose del genere creati da migliaia, se non milioni di persone. Non a caso molti politici che detengono il potere temono la crescita di queste temibili comunità di massa, ma i “Wikinomisti” non la pensano affatto così. Un gran numero di aziende, infatti, ha cominciato a tastare il polso di quello che è stato chiamato il “genio collettivo” e delle capacità innovative della gente e quindi del pubblico.

La rapida e universale diffusione di Wikipedia, l’enciclopedia online a cui tutti possono accedere e collaborare liberamente, è diventata la metafora di un nuovo modo di concepire l’economia e il business: la Wikinomics. È il mondo in cui milioni di persone sono interconnesse tramite e-mail, blog, network, community, chat e usano Internet come la prima piattaforma globale di scambio. È il mondo della collaborazione, della comunità, dell’auto-organizzazione che si trasformano in forza economica collettiva di dimensioni globali. È’ il luogo in cui consumatori, lavoratori, fornitori, business partners e anche concorrenti sfruttano la tecnologia per innovare insieme. Nella Wikinomics le scelte di collaborazione sono infinite. Per esempio: ci si può collegare a una comunità internazionale di scienziati per partecipare alla ricerca sul genoma umano; si possono produrre clip informative per YouTube o sperimentare nuove idee nella comunità di Second Life; ci si può unire alla divisione virtuale del R&D e di aziende come Procter & Gamble e contribuire allo sviluppo di nuovi prodotti; si può partecipare al design delle funzioni interattive della prossima BMW. Questa nuova partecipazione, detta “peer production”, sta cambiando il modo in cui beni e servizi vengono inventati, prodotti, commercializzati e distribuiti su scala globale.

Questi fondamentali cambiamenti avvenuti nella tecnologia, nella demografia e nel business sono alla base di un libro che sta avendo un grande successo. Supportato da una ricerca costata oltre nove milioni di dollari e condotta da uno studioso di fama e di successo, Don Tapscott, la “Wikinomia” mostra alle masse il modo in cui esse possono partecipare alla gestione dell’economia come mai prima d’ora. Tutti possono scrivere storie, notizie, informazioni, mixare musica, studiare il genoma umano, progettare software, scoprire il rimedio per una malattia, manipolare testi scolastici, inventare nuovi cosmetici e perfino costruire nuovi motocicli.

La vita di molte aziende sarà condizionata in maniera decisiva nel loro rapporto con i clienti e col pubblico in particolare. Sarà anche quest’ultimo, formato da tanti milioni di singoli individui e persone con la loro realtà personale, a condizionare i comportamenti e le abitudini che si muoveranno non più o non tanto in maniera gerarchica bensì in una serie di ecosistemi che interagiscono orizzontalmente.

Nel corso dei secoli le società commerciali si sono organizzate secondo linee strettamente gerarchiche. Ogni membro all’interno dell’azienda era sottoposto ad un’altro: impiegati-direttori, venditori-clienti, produttori-fornitori, società-comunità. C’è stato finora sempre qualcuno a controllare in cima alla catena di comando. Anche se le gerarchie non stanno scomparendo del tutto, cambiamenti profondi avvengono all’interno della tecnologia, della demografia e dell’economia globale facendo nascere nuovi e potenti modelli di produzione basati sulla comunità, sulla collaborazione e sull’auto-organizzazione piuttosto che sulla gerarchia e sul controllo.

Milioni e milioni di persone usano i blog, le wiki, le chat, le connessioni dirette e indirette per far sentire la propria voce, in un flusso continuo chiamato “blogosfera”. Ci sono impiegati che svolgono il proprio lavoro collaborando alla pari con strutture orizzontali creando aree lavorative chiamate appunto “wiki workplace”. Clienti che diventano “prosumers”, vale a dire “produttori-consumatori”, concorrenti tra di loro, pronti a creare merci e servizi piuttosto che essere dei semplici consumatori finali. Le cosìdette catene di forniture funzionano meglio quando il rischio, il guadagno e le capacità per il completamento dei progetti, inclusi quelli che possono riguardare ad esempio la produzione di auto, moto ed aerei, sono distribuiti in una serie di strutture collegate a livello planetario che operano alla pari.

Molte società che guardano in questa direzione e si comportano di conseguenza, piuttosto che combattersi tra di loro, preferiscono costituire con la loro clientela delle grandi comunità in rete le quali raccolgono milioni di adesioni sotto forma di partecipazioni creative verso iniziative orizzontali inimmaginabili prima.

Questi modelli di comportamento vanno ben oltre la produzione di software, musica, pubblicazioni, prodotti farmaceutici e si estendono ad ogni tipo di prodotto che faccia parte dell’economia globale. Man mano che si diffonde questo modo di lavorare molti sono portati a pensare che questa collaborazione di massa sia un danno piuttosto che un bene in quanto, ad esempio, il concetto di “open source”, sul quale si basano prodotti quali Linux e Wikipedia, costituiscano un vero e proprio attacco ai diritti leggittimi ed ai bisogni delle società di fare profitti.

Il libro si sforza di dimostrare, al contrario, che l’esplosione di fenomeni di collaborazione in massa accesi in rete di recente, come MySpace, InnoCentive, Flickr, Second Life, YouTube e the Human Genome Project, siano delle prove che dimostrano il contrario. Molte aziende di grandi dimensioni, come ad esempio la Boeing, la BMW e la Procter & Gamble, hanno scelto queste politiche ottenendo un taglio dei costi con immediate innovazioni ottenute dalla collaborazione con i clienti e i soci.

Il libro stesso di cui stiamo parlando è d’altronde un esempio di collaborazioni incrociate che ha visto nascere studi collaborativi su quella che viene spesso chiamata la Nuova Rete o Web 2.0 e su come le società coinvolte in questo nuovo modus operandi si stanno comportando. Milioni e milioni di individui collegati tra di loro possono partecipare all’innovazione, alla creazione della ricchezza e dello sviluppo sociale in maniera inimmaginabile prima d’ora. E quando queste masse di persone inizieranno a collaborare potranno concorrere a creare benessere nelle arti, nelle scienze, nell’istruzione, nella gestione del governo. L’intera struttura economica non potrà non trarne profitto e vantaggio quando tutte queste comunità entreranno a pieno regime.

Per avere successo non basterà soltanto intensificare le strategie di gestione esistenti. Si dovrà pensare in maniera diversa, a come essere competitivi e fare profitto in questa nuova scienza collaborativa che chiamano “Wikinomia”. E’ più di “open source” , “social networking”, “crowdsourcing”, “smart mobs”, “crowd wisdom”, tutte nuove espressioni di fresco conio, che non sono solo di moda, ma che descrivono una realtà in movimento, alla quale nessuna cultura può sfuggire e perciò veramente globale. In effetti la sintesi va ritrovata nell’acronimo C.A.C. che sta per: Connessione -Accesso-Controllo. Tutti possono Connettersi per avere Accesso e assumere poi il Controllo della propria vita e quella degli altri. Nel bene e nel male. Speriamo nel bene.

http://www.wikinomics.com/

http://wikicourse.pbwiki.com/I-principi-della-Wikinomics

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