I Signori del Rating
Saggistica
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Cloto, Lachesi e Atropo...
le tre Moire, che tessono il filo del destino di ogni persona, lo svolgono ed infine lo recidono decretandone in ultimo la morte. Allo stesso modo le cosiddette “tre sorelle” tessono il filo di una nascente impresa che voglia affacciarsi sul mercato internazionale per reperire fondi necessari ad espandersi o a consolidarsi, attribuendogli una valutazione, ne seguono poi l'andamento aziendale influenzandone pesantemente il decorso con le proprie opinioni e alla fine ne decretano la morte tagliando quel cordone ombelicale che le legava alla quotazione in borsa, costringendole all'indebitamento e infine al fallimento o comunque a un profondo ridimensionamento.
Di chi parliamo? Standard & Poor's, Fitch, Moody's sono nomi ormai noti alla maggior parte degli italiani, soprattutto in questi anni di crisi globale. Decretano quali aziende, enti pubblici, Stati, siano meritevoli della tripla AAA (a proposito abbiamo attualmente come Stato italiano lo stesso vantaggiosissimo rating del Marocco, del Messico, della Colombia e del Perù). Un declassamento nel rating da loro assegnato può incidere su interi bilanci statali, cosa che ovviamente si ripercuote sulle famiglie e i cittadini e il loro benessere. Detengono una sorta di monopolio, come è stato per le famose “sette sorelle petrolifere”, con ricavi milionari. Ma come sono sorte e perchè hanno acquisito tanto potere? Sono realmente autonome e imparziali?
Black Rock (Roccia nera – non sembra quasi il nome di un fantasy?), una delle principali società di investimento a livello mondiale, ha acquisito diverse quote di minoranza (comunque importanti) anche nelle nostre principali aziende italiane. Gestisce una ricchezza pari a quella generata ogni anno dalla Germania e dall'Italia ed è in possesso anche di quote della proprietà delle due maggiori agenzie di rating, Standard & Poor's e Moody's. Non vi è un palese caso di conflitto d'interessi?
Le società di rating non sono riuscite a rilevare per tempo il crack della Parmalat, la caduta dei “subprime” che ha innescato la crisi finanziaria mondiale più grande dopo il 1929, non è riuscita a prevedere il fallimento dell'importante banca Lehmann, solo per citarne alcuni. Ma allora i loro giudizi sono veramente affidabili? E i sistemi da loro applicati sono veramente trasparenti e utilizzano parametri certi e seri? Perchè non si è riusciti ad addossare alcuna responsabilità per rating rivelatisi poi errati o quantomeno fuorvianti?
Come si sono mossi gli Stati Uniti d'America e cosa ha fatto l'Unione Europea per cercare di regolamentare meglio le società di rating?
Tutte queste domande e molte altre ancora troveranno risposta nel libro, che ho trovato esauriente, ben costruito, non eccessivamente ostico, data la complessa materia economico finanziaria trattata. Libro interessante per capire la finanza attuale e l'origine della crisi e porsi la fatidica domanda: seguire le scuole più liberiste che propongono una completa deregolamentazione del mercato che dovrebbe trovare da sè un proprio equilibrio o gli Stati devono intervenire e porre delle regole, dei limiti alla speculazione?