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Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore
 
Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore 2016-05-06 16:25:17 Belmi
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4.0
Piacevolezza 
 
3.0
Belmi Opinione inserita da Belmi    06 Mag, 2016
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Il popolo di internet si ribella

Dopo aver finito queste 180 pagine, che messe insieme arrivano a un massimo di novanta, le emozioni suscitate in me erano un po’ contrastanti.

Per vedere se l’impressione era solo mia, ho fatto un “giro” sul web anche perché dovete sapere che la Casciani viene proprio da li.

Susanna Casciani è “famosa” per la sua pagina facebook “Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore”, seguita da oltre 200.000 persone. Da qui a far “nascere” un libro, il passo è stato breve e questo è il risultato.

Il popolo del web si è diviso, chi ha osannato l’opera, coronamento del lavoro già iniziato dalla Casciani, chi invece l’ha bocciato in pieno, considerandolo una “caricatura” della pagina che sul web può prendere ma scritta come libro fa pena.

Come si può capire dal titolo il cuore è il centro del romanzo, la sua protagonista è Anna, una ragazza che dopo essere stata lasciata dal fidanzato, si mette a scrivere un diario, conteggiando i giorni dopo la fine. Si parte dall’abbandono “fresco fresco”, per allontanarsi sempre più. Le pagine si susseguono e ognuna inizia appunto con: 7 giorni dopo la fine, 10 giorni dopo la fine e via seguendo. I pensieri e le emozioni sono scritti di getto e vanno ad affrontare una tematica importante come l’abbandono, la difficoltà di andare avanti dopo la fine di una storia e il rimettersi in gioco.

I sentimenti descritti dalla Casciani sono banali per chi ha provato queste emozioni, ma da una parte anche confortanti, si dice che il dolore condiviso è dimezzato.. La sua protagonista affronta un percorso che molti nella vita prima o poi si trovano a dover fare e veder materializzati su carta questo genere di emozioni fa capire di non essere i soli.

Tirando le somme, posso dire che forse la pecca maggiore della Casciani è lo stile e il pensare di poter realizzare una storia con dei frammenti. Dall’altro posso complimentarmi con lei per aver affrontato una tematica così importante, solo che poteva farlo con un pochino più d’impegno.

Se ci avete fatto caso, l’ho sempre chiamata per cognome, non mi sento ancora di definirla una scrittrice in pieno. Come genere non lo definirei una lettura per ragazzi.

Buona lettura!

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