Narrativa italiana Libri per ragazzi La bambinaia francese
 

La bambinaia francese La bambinaia francese

La bambinaia francese

Letteratura italiana

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La storia di Sophie Gravillon comincia nella Parigi colta, spietata e rivoluzionaria di primo Ottocento e rischia di concludersi all'Ospedale di mendicità quando a otto anni rimane orfana. Interviene però una famosa stella dell'Opera, Céline, che finge di assumerla come bambinaia della figlia Adele. A casa sua Sophie conoscerà Toussaint, un ragazzino proveniente dalle Antille, e insieme a lui avrà il privilegio di essere istruita dal padrino di Céline, un vecchio marchese dalle idee illuministe. Alla morte del marchese seguiranno una serie di avventure fra Francia e Inghilterra. Un romanzo storico denso di riferimenti alla cultura del tempo.



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La bambinaia francese 2019-11-18 11:26:34 Cathy
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Cathy Opinione inserita da Cathy    18 Novembre, 2019
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Il mondo dietro "Jane Eyre"

In "Jane Eyre", il romanzo considerato all’unanimità il capolavoro di Charlotte Brontë, c’è un personaggio, la balia di origine francese che si occupa della piccola protetta del signor Rochester, Adèle, che appare pochissime volte, non parla praticamente mai e non ha il minimo rilievo nelle vicende di Thornfield. Bianca Pitzorno prende per mano la piccola, trasparente, insignificante bambinaia francese di "Jane Eyre" e la trasforma nella protagonista di una storia straordinaria, così ricca di vicende e personaggi da sembrare che sia sempre stata lì, dietro le pagine di Jane Eyre, e che Bianca Pitzorno l’abbia solo portata alla luce.
Nel 1832, a Parigi, Sophie Gravillon – “sassolino di fiume”, è questo il significato del suo cognome – ha nove anni e da quando ha perso suo padre sulle barricate nel luglio del 1830 vive in una squallida soffitta di Monmartre con la madre malata, Fantine, una povera sarta che riesce appena a guadagnarsi di che vivere. Céline Varens, acclamata ballerina dell’Opéra di Parigi, ha fatto una promessa a sua madre, molti anni prima: se avesse trovato sulla propria strada una bambina in difficoltà avrebbe fatto qualunque cosa per aiutarla. E quando Sophie, stremata dal freddo e dalla fame, bussa alla porta della sua casa ricca ed elegante, sui boulevardes, per consegnarle le camicie che Fantine ha cucito per lei, Céline capisce che è giunto il momento di mantenere la promessa. Così la accoglie nella sua casa e in cambio di una dimora confortevole, una nuova famiglia, affetto e perfino un’istruzione di primo livello grazie al Cittadino Marchese, un aristocratico sostenitore dei principi rivoluzionari, Sophie deve solo aiutare la bambinaia a prendersi cura della piccola Adèle, figlia di madame Céline e di suo marito, un nobile inglese freddo, arrogante, burbero e scontroso. E qualche anno dopo, quando madame Céline cade in disgrazia a causa dell’avidità e della crudeltà altrui, sarà Sophie, ormai cresciuta, a dover mantenere una promessa: prendersi cura di Adèle come se fosse sua figlia, anche quando sarà costretta a recitare la parte della bambinaia per seguire in Inghilterra lei e suo padre, il marito di Céline… Edward Rochester.
"La bambinaia francese", dunque, è una riscrittura parziale di "Jane Eyre" che parte da fatti e personaggi ideati da Charlotte Brontë per costruire un intero mondo a sé stante e si rivolge principalmente a un pubblico di giovani lettrici. Un libro per bambine, allora? Assolutamente no, o meglio, non solo un libro per bambine. Non c’è dubbio che la lettura, grazie allo stile leggero, semplice e lineare, sia particolarmente adatta a coloro che dopo l’infanzia si avvicinano per la prima volta a testi più complessi e possa costituire un ponte tra gli ingenui libri dell’infanzia e la letteratura, ma allo stesso tempo sa essere appassionante e attrattiva anche per il pubblico adulto grazie a un quadro d’insieme straordinariamente ricco e vivace, animato da personaggi vivi e pulsanti, ambienti ben modellati, un’accuratissima documentazione sulla vita del tempo e una gran quantità di riferimenti storici, culturali, artistici, letterari (Rousseau, Victor Hugo, la famiglia Taglioni, Delacroix, Jane Austen, Rossini) che svelano l’ampio bagaglio culturale dell’autrice. Tutti questi elementi conferiscono alla narrazione uno spessore insolito per un libro destinato ai più giovani e la capacità di catturare e incuriosire anche un pubblico più smaliziato.
Il fatto di appoggiarsi a un classico della letteratura inglese, dunque, non sminuisce in alcun modo il valore di "La bambinaia francese", che si presenta alla lettura come un’opera completa, a tutto tondo e quasi perfettamente autonoma per gran parte della narrazione. Solo nella seconda metà del libro, quando la vicenda si sposta a Thornfield Hall, la dimora del signor Rochester, il legame con "Jane Eyre" si fa inevitabilmente più stretto, ma il finale nasconde non poche sorprese e il vasto, ricco mondo creato dalla Pitzorno è sempre lì, dietro la ben nota vicenda di Jane, e si impone al lettore con tanta forza, efficacia e naturalezza che tornando al romanzo di Charlotte Brontë, dopo aver letto "La bambinaia francese", se ne avverte ancora la presenza.
Rispetto al romanzo della Brontë, Bianca Pitzorno si pone con mente aperta e spirito critico, interrogandosi sulla vera natura delle cose, dando voce ai punti di vista inascoltati e mostrando una prospettiva alternativa da cui osservare gli eventi, arrivando talvolta a capovolgere le idee e le convinzioni che potrebbero appartenere a un fan sfegatato della storia d’amore tra Jane e Rochester e probabilmente è per questo che "La bambinaia francese" ha suscitato a volte reazioni negative tra i lettori più fedeli e appassionati di "Jane Eyre". Ma l’obiettivo dell’autrice, forse, è proprio questo: mente aperta e spirito critico, disponibilità a dare spazio a punti di vista giudicati secondari e ad accogliere possibili verità inaspettate sono qualità indispensabili per la lettura di questo romanzo e che dunque esso si propone di stimolare nei propri lettori, più o meno giovani che siano, insieme all’amore per la conoscenza, alla generosità verso il prossimo, al disprezzo dei pregiudizi.
Sophie, che grazie a madame Varens e al suo singolare padrino, il Cittadino Marchese, ha ricevuto un’ottima educazione, sebbene a Thornfield sia costretta a fingersi addirittura analfabeta per indagare in tranquillità sulle intenzioni del signor Rochester e proteggere Adèle, è appassionata lettrice di un romanzo straordinario, "Northanger Abbey" di Jane Austen, nel quale le disavventure della protagonista, Catherine, invitano a non lasciarsi condizionare eccessivamente dalla letteratura, soprattutto quella gotica, sensazionale e irrealistica di moda alla fine del Settecento, e a guardare la realtà per quello che davvero è, con i suoi “mostri” e le sue brutture ben più prosaiche, banali e quotidiane. Forse con "La bambinaia francese", in cui sono numerosi i riferimenti a "Northanger Abbey", Bianca Pitzorno si propone di rivolgere lo stesso invito ai suoi lettori e in particolare ai fan di "Jane Eyre": imparare a guardare ogni cosa, anche ciò che più si ama e si crede di conoscere alla perfezione, con mente lucida e sgombra. E ne saremo arricchiti.

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