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Marcovaldo, ovvero le stagioni in città
 
Marcovaldo, ovvero le stagioni in città 2021-02-12 07:43:51 Calderoni
Voto medio 
 
4.8
Stile 
 
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5.0
Piacevolezza 
 
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Calderoni Opinione inserita da Calderoni    12 Febbraio, 2021
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Riflettere per non rassegnarsi

Le favole moderne di Marcovaldo ci aprono uno squarcio sull’Italia a cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta. Ci conducono per mano nel periodo del Boom economico. Calvino, però, lo fa con la sua consueta fantasia e in molte delle venti novelle ci strappa più di un sorriso. Il contesto è solo abbozzato (basta dire che siamo in una grande città, non importa evidenziare se siamo a Milano o Torino), così come conosciamo pochi aspetti di Marcovaldo: è marito di Domitilla (come gli altri personaggi adulti porta un nome quasi da eroina di poema cavalleresco, proprio come Marcovaldo), ha parecchi figli, lavora come caricatore e scaricatore nella fantomatica ditta “Sbav”. Marcovaldo va alla ricerca della natura e delle stagioni, laddove il cemento e l’asfalto sono ormai padroni. Sogna un ritorno ad uno stato di natura. Cerca, infatti, un dialogo costante con piccoli animali, insetti, piante, ma va incontro quasi sempre ad un’inevitabile delusione. Dominano l’alienazione, il conformismo, l’omologazione, il consumismo e i ritmi frenetici del mondo neocapitalista. Sono tematiche centrali per la letteratura di questi anni che si è interrogata in ogni modo sul rapporto da tenere con l’industria. Critici letterari, poeti e narratori hanno espresso il loro parere. Celeberrimo in tal senso il quarto numero della rivista letteraria Menabò, interamente dedicato al rapporto letteratura-industria. Il libro di Calvino è composto da venti favole, ognuna delle quali collocata in una stagione (primavera, estate, autunno, inverno). Le novelle sono state scritte tra il 1952 (anno di uscita de Il visconte dimezzato) e il 1963, quando fu edito il volume di Marcovaldo. I contenuti delle favole moderne di Calvino sono in molti casi attualissimi. Un esempio tratto dall’avvio di Dov’è più azzurro il fiume: “Era un tempo in cui i più semplici cibi racchiudevano minacce insidie e frodi. Non c’era giorno in cui qualche giornale non parlasse di scoperte spaventose nella spesa del mercato: il formaggino era fatto di materia plastica, il burro con le candele steariche, nella frutta e verdura l’arsenico degli insetticidi era concentrato in percentuali più forti che non le vitamine, i polli per ingrassarli li imbottivano di certe pillole sintetiche che potevano trasformare in pollo chi ne mangiava un cosciotto”. Altri due spunti: il bombardamento pubblicitario a cui, seppur in forma diversa, siamo ancora oggi sottoposti è tematizzato nella splendida Luna e Gnac oppure gli abusi edilizi sono al centro de Il giardino dei gatti ostinati. Come detto, la fantasticheria di Calvino non manca e raggiunge livelli meravigliosi ne La città smarrita nella neve e ne La fermata sbagliata, dove domina la nebbia. In conclusione, Marcovaldo è un libro per bambini, ragazzi e adulti. Le sue favole hanno una trama estremamente semplice, ma invitano alla riflessione, perché ci permettono senza eccessi retorichi e con il loro spirito pungente di ragionare sul mondo di Marcovaldo che poi non è così diverso dal nostro. E riflettere significa non rassegnarsi.

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