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La fine della fine della terra
 
La fine della fine della terra 2019-06-20 11:15:05 Mian88
Voto medio 
 
3.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    20 Giugno, 2019
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Trovare un significato nelle nostre azioni

«Uno dei misteri della letteratura è che la sostanza personale percepita dallo scrittore e dal lettore si trova fuori dal loro corpo, su qualche tipo di pagina. Come posso sentirmi più reale in una cosa che sto scrivendo di quanto mi senta nel mio corpo? Come posso sentirmi più vicino a un’altra persona quando leggo le sue parole che quando sono seduto accanto a lei? La risposta, in parte, è che scrivere e leggere richiedono piena attenzione. Ma sicuramente c’entra anche il genere di ordine che è possibile solo sulla pagina.»

Scrivere un saggio nell’era del digitale e nell’era dei social, un’era in cui è consuetudine passare le giornate a leggere su uno schermo della roba che non ci degneremmo mai di leggere su un libro stampato e a lagnarci di quanto siamo indaffarati, un’era in cui l’assunto su cui si fonda la società è che la più piccola micronarrazione soggettiva meriti non solo un’annotazione privata, come un diario, ma anche una condivisione con altra gente e in cui il Presidente degli Stati Uniti – come molti altri – è il primo che agisce sulla base di questo santo dogma ergendosi a promotore di un resoconto rigoroso dei fatti di attualità snaturato per consentire all’io individuale di mettersi, con i suoi pensieri, opinioni e impressioni, al centro, non è affatto facile.

«La maggior parte delle riviste americane a grande circolazione ha quasi del tutto smesso di pubblicare saggistica pura. La forma persiste principalmente in pubblicazioni minori il cui numero di lettori complessivo è inferiore a quello dei follower di Margaret Atwood su Twitter. Dobbiamo piangere l’estinzione del saggio? Oppure festeggiare la sua conquista della cultura di massa?»

Tuttavia, in questo mondo in cui dar voce e specchio di sé è sempre più difficile, Franzen ci prova e ci destina di sedici brevi scritti che coprono archi temporali diversi e che sono il risultato di esperienze di vita accumulate e vissute dalle due anime dello scrittore, mixate a riflessioni individuali e collettive sul passato, sul presente e sul futuro. Al tutto si somma una dimensione privata e con caratteri naturalistici e a cui si contrappone la percezione esterna che non esita ad additare e a odiare, a giudicare, che si oppone ancora a quella più intima e introspettiva sull’umanità e sul perché sia così difficile affrontare problemi ambientali qui e ora piuttosto che immaginare catastrofi future e irreversibili.

«Ero arrivato a considerare il saggista come un pompiere, il cui compito è tuffarsi in mezzo alle fiamme della vergogna mentre tutti gli altri scappano»

Base e colonna portante dell’opera è comunque il dibattito culturale sull’inquinamento, sul progressivo innalzamento delle temperature, delle emissioni di CO2, dell’estinzione, della conservazione dell’ambiente e della biodiversità, del consumo sfrenato, dell’inciviltà perpetrante, della visione incurante dell’individuo che consapevole – ed eppure inconsapevole – delle proprie nocive azioni non si corregge nei suoi comportamenti ed anzi adotta un atteggiamento lascivo, di laissez-faire, di “ci penseranno”, arrecando quale conseguenza danni ecologici permanenti e di entità inestimabile.
E poi ci sono le considerazioni di un uomo, un uomo che come tutti si interroga sulla sua vita, sulle sue esperienze, sul suo vissuto, perfino sul suo considerarsi non fumatore per la convinzione di riuscire un domani davvero a smettere di fumare. La ripresa del vizio, la delusione della madre. La crescita. La letteratura, il viaggio interiore che soltanto questa è sempre stata capace di donarci e che tuttavia oggi è sempre più in “disuso” a fronte di vetrine costruite, consumi proposti, dimensioni virtuali affascinanti di facciata, noiosi nella verità, atti ad appiattire la nostra mente, il nostro pensiero, la nostra anima a favore di una pochezza che confina la cultura all’esser un male incurabile. La dimensione dell’io a confronto con quella della collettività, la perdita dei valori, la voce legittimata del tuttologo di turno.
Un testo stratificato è quello che ci propone l’americano, un elaborato caratterizzato da una penna erudita e prolissa di dettagli e descrizioni, affatto semplice da leggere stante i molteplici aspetti che si prefigge di toccare ed elaborare e capace di invitare il conoscitore a soffermarsi su dette problematiche ad interrogarvisi. Uno di quei libri che vanno letti poco alla volta, che vanno gustati e assaporati con i giusti tempi.

«Come trovare un significato nelle nostre azioni quando sembra che il mondo stia per finire?»

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