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La morte della Pizia
 
La morte della Pizia 2020-08-03 10:02:18 Valerio91
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    03 Agosto, 2020
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Ordine e Caos

Secondo appuntamento con Dürrenmatt, seconda lettura folgorante.
Dopo “La panne”, “La morte della Pizia" è stata una lettura che, seppur molto diversa nella tipologia di contenuti, si è rivelata anch’essa molto densa a dispetto della sua brevità.
Protagonista di questo racconto è la Pizia Pannychis, sacerdotessa che proclama i suoi oracoli a chiunque sia disposto a pagarne il prezzo. Col passare degli anni, tuttavia, Pannychis diventa indolente, nervosa, e ormai pronunzia le sue profezie praticamente a caso, il più delle volte prospettando a chi la interroga eventi nefasti che farebbero impallidire il più temerario degli uomini.
È proprio questo il destino che viene riservato a Edipo, famigerato eroe greco famoso soprattutto per il complesso psicoanalitico a cui dà il nome e che si riferisce agli spaventosi eventi di cui sarà protagonista, profetizzati proprio dalla Pizia. Pannychis infatti, quando Edipo si presenterà al suo cospetto per chiedere lumi riguardo a chi siano i suoi veri genitori, gli rivelerà del parricidio di cui sarà artefice e del conseguente matrimonio incestuoso con sua madre. Una rivelazione che lascia Edipo devastato, ma che la Pizia ha pronunciato senza che avesse nulla di fondato: semplice capriccio scaturito da una giornata in cui si sentiva particolarmente infastidita e che l’ha spinta a dar sfogo a una crudeltà senza ragione. Di Edipo, infatti, dimenticherà subito l’esistenza e fino al giorno della propria morte non saprà che quell’improbabile oracolo si sarà avverato per filo e per segno, con la collaborazione involontaria dell’indovino Tiresia. Sarà proprio con Tiresia che, nel giorno della sua morte, la Pizia proverà a scoprire la verità sui modi in cui il destino di Edipo si è compiuto, ed è proprio qui che la bellezza del racconto di Dürrenmatt si palesa al lettore.
Lo scrittore svizzero scimmiotta la mitologia greca senza ritegno, volendo quasi equipararla alla ridicolaggine di una soap opera e risultando comunque credibile. Ogni personaggio fornirà infatti la sua verità in pura salsa greca, e un lettore non particolarmente erudito riguardo alla mitologia non potrà mai scegliere quale delle storie corrisponda a “verità”, perché i diversi destini di Edipo potrebbero tutti tranquillamente farne parte. Ma non è questa la parte più interessante del racconto. Quel che più colpisce è infatti l’accento che Dürrenmatt pone sulla lotta tra l’ordine, rappresentato da Tiresia, e il caos rappresentato dalla Pizia. È proprio questo conflitto a porsi al centro del racconto e il destino di Edipo non è altro che un mezzo per sviscerarlo e scovare un vincitore. La preferenza di Dürrenmatt sembra piuttosto evidente, considerato che la personificazione del disordine è una sacerdotessa assolutamente odiosa e insensata, mentre quella della ragione è il saggio (e a volte subdolo) Tiresia, eppure i fatti raccontatici dall’autore ci lasciano intendere che è il caos ad avere la meglio: nonostante l’assurdità dell’oracolo pronunziato da Pannychis è proprio quest’ultimo ad avverarsi, e gli sforzi di Tiresia per mettere ordine non fanno altro che mettersi involontariamente al servizio del suo acerrimo nemico e concorrere all’effettivo accadimento degli eventi che cercavano di prevenire.
Gli uomini brancolano nel buio, ci dice Dürrenmatt, e a nulla valgono i loro sforzi per influenzare gli eventi che gli travolgono la vita. Alcuni uomini comprendono l’inutilità dei propri tentativi per cambiare il mondo e lo accettano così com’è, altri continuano imperterriti a inseguire i propri sogni utopistici. Chi ha ragione? Come dicevo, Dürrenmatt sembra darci una risposta, ma lascia comunque uno spiraglio verso una realtà in cui questa possa non essere definitiva.

“«Pannychis», disse Tiresia in tono paterno «solo la non conoscenza del futuro ci rende sopportabile il presente. Mi sono sempre stupito e continuo a stupirmi immensamente che gli uomini siano tanto smaniosi di conoscere il futuro. Sembra quasi che preferiscano l’infelicità alla felicità.»”

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Commenti

7 risultati - visualizzati 1 - 7
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Un breve e bel libro, sono d'accordo. Dürrenmatt ha un modo geniale di costruire le proprie storie, riesce a trattare temi molto complessi con la massima leggerezza o finta leggerezza. Ci si diverte a leggere i suoi libri. Come prossimo ti consiglio "La promessa" che ho letto in questi giorni, ancora diverso, ma sempre ben riuscito secondo me, anche se il mio preferito resta "Il minotauro".
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Valerio91
03 Agosto, 2020
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Ciao Daniele,
concordo pienamente con te e mi segno i due titoli che hai citato. Il fatto che tu abbia apprezzato due romanzi che non avevo ancora inserito in wishlist, mi fa ben sperare sulla sua intera produzione.
Pare sia un autore che sono destinato ad apprezzare moltissimo.
Durrenmatt è uno scrittore di smisurata intelligenza, a cui giova - come a Borges e a Calvino - la forma breve del racconto. Sono contento che su QLibri riscuota un ottimo gradimento, grazie anche ad acute recensioni come la tua, Valerio.
Valerio, la tua valutazione in stellette è molto alta. Nella recensione però ricorrono alcune espressioni di alone spregiativo : "scimmiotta la mitologia greca senza ritegno" ; "... in pura salsa greca" . Non mancano gli elogi, ma ...
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DanySanny
03 Agosto, 2020
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@Emilio, lo fa con intento dissacrante e parodico, è funzionale al senso del libro.
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Valerio91
03 Agosto, 2020
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Ciao Giulio,
Grazie, come sempre, per le tue parole. Credo che QLibri abbia questo di davvero bello: riesce a fornire più di un’opinione oggettivamente valida, perché ci sono diversi recensori validissimi. Il fatto che grandi autori siano trattati bene è solo un’ovvia conseguenza.
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Valerio91
03 Agosto, 2020
Ultimo aggiornamento:
04 Agosto, 2020
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Ciao Emilio, come dice Daniele l’intento di Dürrenmatt è parodico; scrivendo quella frase non avevo intenzioni dispregiative. Parliamoci chiaro, alcune storie della mitologia greca sono effettivamente un po’ ridicole ed esagerate, e Dürrenmatt riesce benissimo a mettere in risalto quest’aspetto pur non sminuendola.
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