Saggistica Economia e finanza Perché il lavoro fa schifo e come migliorarlo
 

Perché il lavoro fa schifo e come migliorarlo Perché il lavoro fa schifo e come migliorarlo

Perché il lavoro fa schifo e come migliorarlo

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La presentazione e le recensioni di "Perché il lavoro fa schifo e come migliorarlo", saggio di Cali Ressler e Jody Thompson edito da Elliot. Il lavoro non è un luogo fisico dove ci rechiamo ogni mattina, ma è ciò che facciamo. Sono le nostre idee, i nostri progetti. Il lavoro non può essere la negazione della nostra vita. Questo libro esamina i motivi che rendono la maggior parte dei luoghi di lavoro poco funzionali e propone un metodo nuovo (e sorprendentemente efficace) per eliminare le false convinzioni che impediscono di sviluppare appieno le potenzialità del lavoratore. In un ufficio rivoluzionato il dipendente è pagato per la quantità di lavoro che produce, non per la porzione di vita che regala. Questa semplice idea contribuisce a sviluppare un personale più stimolato, concentrato, disciplinato e, soprattutto, soddisfatto. Ormai il concetto tradizionale di lavoro (40 ore settimanali, lunedì-venerdì, 9-17) è superato. Vediamo persone inadeguate alle loro mansioni che vengono promosse solo perché arrivano prima e si trattengono più a lungo di tutti gli altri alla loro postazione. Partecipiamo a lunghissime, e molto spesso inutili, riunioni dove sopportiamo colleghi che pongono domande insulse solo per sottolineare la loro presenza. Viviamo nella cosiddetta “Era dell’Informazione”, della tecnologia che avvicina le persone, ma nella sostanza la natura del posto di lavoro, gli orari e la presenza obbligata dietro una scrivania non sono cambiati dall’“Era Industriale”, quando la catena di montaggio esigeva la presenza fisica dell’operaio. Non è necessario che lavoratori e aziende stravolgano la propria natura per attuare questa rivoluzione: basta cambiare modo di lavorare.



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Perché il lavoro fa schifo e come migliorarlo 2008-09-02 05:27:00 galloway
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galloway Opinione inserita da galloway    02 Settembre, 2008
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Lavorare stanca

La presentazione editoriale di questo libro non fa giustizia alle autrici del libro e alle loro idee sul lavoro per diverse ragioni: innanzitutto il titolo è sbagliato. In inglese è “Why Work Sucks and How to Fix It”. Sarebbe stato meglio tradurre “Perchè lavorare stanca. Organizziamoci meglio”. Il titolo scelto, come anche il testo descrittivo, è fuorviante anche se credo che ben si adatti alla realtà sociale del nostro modo di lavorare, quello italiano, intendo!. Qui da noi non abbiamo il culto, in senso tradizionale, del lavoro come ce l’hanno gli anglosassoni ed in particolare gli americani.



E’ vero che la Costituzione Italiana recita in primis che la nostra è una Repubblica fondata sul lavoro, ma tutti i suoi concittadini sono pronti a giurare su due piedi che il lavoro che fanno, o sono costretti a fare, “fa schifo!”. Le autrici del libro hanno avuto in mente ben altri obiettivi scrivendo questo libro.



Hanno innanzitutto fondato uno slogan, ROWE, che è l’acronimo di “Results-Only Work Environment” – “Un ambiente di lavoro in cui contano solo i risultati”, il cui scopo è appunto quello di aumentare la produttività sul posto di lavoro impiegando dieci semplici regole indirizzate sia ai datori di lavoro che ai lavoratori.



Eccole in breve:



1. L’impiego della tecnologia sul posto di lavoro deve servire ad aumentare la libertà del lavoratore e non la sua reperibilità



2. La gente che lavora deve decidere lei come usare il cellulare e tutti gli altri strumenti coi quali eventualmente esercita il suo lavoro.



3. L’uso del telefono e delle teleconferenze deve essere la norma e non l’eccezione.



4. Eliminare il cartellino di lavoro.



5. Smettere di chiedere alle persone dove sono e cosa stanno facendo.



6. Essere sempre reperibili al cellulare o ad ogni altro mezzo usato per comunicare.



7. Adottare una gerarchia nella scelta dei modi e dei sistemi di contatto per lavoro negli strumenti informatici.



8. Ridurre le riunioni allo stretto necessario.



9. Utilizzare al minimo la calendarizzazione degli impegni di lavoro.



10. Adottare il corretto modo per comunicare con gli altri trattando gli interlocutori come se fossero degli stranieri immedesimandosi nella loro cultura.



Si comprende che le autrici rivolgono il loro interesse agli ambienti di lavoro dove l’uso della moderna tecnologia è comune in tutte le sue forme, a partire dal PC per finire agli ultimi iPhone etc.



Non ho avuto modo di leggere il libro in italiano. L’ho letto in inglese e così come è strutturato non mi meraviglia il successo che ha avuto negli USA. Dubito che possa essere lo stesso qui in Europa, per non dire poi dell’Italia.

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