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Dopo la fuoriuscita di Marcinkus dalla Banca del Papa, parte un nuovo e sofisticatissimo sistema di conti cifrati nei quali transitano centinaia di miliardi di lire. L'artefice è monsignor Donato de Bonis. Conti intestati a banchieri, imprenditori, immobiliaristi, politici tuttora di primo piano, compreso Omissis, nome in codice che sta per Giulio Andreotti. Titoli di Stato scambiati per riciclare denaro sporco. I soldi di Tangentopoli (la maxitangente Enimont) sono passati dalla Banca vaticana, ma anche il denaro lasciato dai fedeli per le messe è stato trasferito in conti personali. Lo Ior ha funzionato come una banca nella banca. Una vera e propria "lavanderia" nel centro di Roma, utilizzata anche dalla mafia e per spregiudicate avventure politiche. Un paradiso fiscale che non risponde ad alcuna legislazione diversa da quella dello Stato Vaticano. Tutto in nome di dio.



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Vaticano Spa 2015-11-23 17:41:39 ferrucciodemagistris
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ferrucciodemagistris Opinione inserita da ferrucciodemagistris    23 Novembre, 2015
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Pater Noster e miliardi

Da secoli, ma specialmente negli ultimi decenni, alcune attività della Città del Vaticano, contornata dalla sua miriade di chiese, diocesi, parrocchie e istituzione religiose di ogni tipo, sono state ammantate da un’aura di mistero indirizzate soprattutto ai complessi canali finanziari controllati dalla banca vaticana meglio conosciuta come I.O.R. (Istituto per le Opere di Religione).

In questo libro inchiesta il giornalista Gianluigi Nuzzi raccoglie, cataloga, elabora e cristallizza tutto l’archivio cartaceo composto di oltre quattromila documenti (lettere, relazioni contabili, bilanci, verbali, bonifici, ecc.) reso pubblico, per volontà testamentaria post-mortem, da monsignor Renato Dardozzi per venti anni consigliere presso la Segreteria di Stato della Santa Sede.

Tali numerosi incartamenti mettono in luce tutte quelle attività finanziare senza trasparenza ordite da alte personalità ecclesiastiche con pochi scrupoli che agiscono a capo di uno I.O.R. parallelo che provvede in maniera occulta al riciclaggio di denaro e titoli di stato italiani, per una montagna di miliardi di lire dell’epoca, provenienti da vari scandali e attività criminose tra cui il crac del Banco Ambrosiano e la maxi tangente ENIMONT da cui lo scandalo (la famosa tangentopoli di “Mani pulite” iniziata nel 1992) del finanziamento illecito dei partiti della prima repubblica.

Tutto è documentato e commentato con dovizia di particolari che includono i vari nomi di politici, alti prelati, imprenditori quali presunti artefici di questa grandissima e complessa operazione finanziaria.
Il libro, nel suo complesso, è interessante poiché indica, e ricorda, molto dettagliatamente fatti, accadimenti, luoghi, istituzioni pubbliche e private e uomini coinvolti nel groviglio dell’illegalità finanziaria; d’altra parte l’ho trovato ripetitivo e con una moltitudine di richiami che rende difficoltosa la lettura.

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Vaticano Spa 2013-10-27 13:00:57 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    27 Ottobre, 2013
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La corruzione del potere spirituale

“…Insomma, in alcuni casi lo Ior sembra un’autentica e impenetrabile lavanderia di denaro sporco. Il bancomat privilegiato per gli affari più spregiudicati. L’approdo sicuro per triangolare miliardi di lire nei paradisi offshore…”. In queste brevi parole si può racchiudere il senso del dossier di Gianluigi Nuzzi sui lati oscuri della banca pontificia. L’autore conduce un’accurata analisi dei circa quattromila documenti riservatissimi contenuti nell’archivio segreto di una delle figure di maggior spicco delle gerarchie dell’istituto, il monsignor Dardozzi, ormai accessibili a chiunque. Si parte dagli anni ’60: le casse vaticane non sono per niente floride e per risanarle Paolo VI si affida a Marcinkus, un prete americano in forte ascesa grazie alla spinta del cardinale Spellman, potente gestore dei rapporti tra Usa e Santa Sede. Con l’aiuto di due banchieri laici collusi con la mafia, il siciliano Sindona e il milanese Calvi, Marcinkus non solo risana il bilancio della banca, ma ne riempie le casse in maniera spropositata, grazie a tutta una serie di torbide operazioni finanziarie e di traffici illeciti di capitali tra Italia, Svizzera, Stati Uniti e Vaticano cui partecipano anche Cosa Nostra e la P2 di Gelli, con volumi d’affari incalcolabili. Quando la magistratura italiana cercherà di far luce in questa storia incontrerà diversi intoppi, primo tra tutti l’articolo 11 dei patti lateranensi che di fatto impedisce al nostro paese di giudicare e arrestare chiunque lavori nelle strutture centrali dello Stato Pontificio. Marcinkus riesce quindi a farla franca, forte soprattutto della protezione incondizionata di Giovanni Paolo II, che proprio dallo Ior attinge i fondi per finanziare il suo caro sindacato polacco antisovietico Solidarnosc e per fronteggiare l’ascesa comunista in America latina. Quando negli anni ’90 l’americano si fa da parte il testimone passa al monsignore lucano Donato de Bonis che non solo continua l’opera poco pulita del suo predecessore ma, sfruttando il nuovo statuto varato da Wojtyla che estende la clientela dell’istituto anche a laici e stranieri, lo supera creando una sorta di Ior parallelo fondato su un sistema di finte fondazioni di beneficenza e di impenetrabili conti criptati. Tra i clienti illustri spicca il nome di un certo Giulio Andreotti. Il sistema de Bonis è il mezzo con cui viene gestita la mazzetta più famosa e cospicua della storia della politica italiana: la maxitangente Enimont. Scoppia Tangentopoli e l’indagine arriva fino alle mura leonine, ma ovviamente anche in questo caso la magistratura italiana non riuscirà a far luce per intero sulla vicenda, andando a sbattere contro una porta chiusa a doppia mandata dal solito articolo 11 e da un atteggiamento di finta collaborazione da parte dei vertici vaticani che in realtà è un vero e proprio depistaggio. Deposto de Bonis si cerca di cambiare rotta, ma la situazione intorno alla banca del papa resta tuttora poco limpida. Insomma, mezzo secolo di finanza sporca mascherata da carità, operazioni illegali rimaste impunite, venerabili tonache che nascondono la verità per salvare le apparenze, personaggi in odore di santità che sapevano tutto ma non dicevano niente, uno scandalo senza precedenti i cui protagonisti non solo non vengono condannati ma appaiono ancora agli occhi della maggior parte dei fedeli cattolici come esempi da seguire,. Nuzzi racconta tutto questo basandosi sulle prove concrete derivanti dalle carte di Dardozzi e su poche e ben sviluppate supposizioni, mettendo in luce le magagne senza dimostrare avversione ideologica nei confronti della chiesa e lasciando al lettore il compito di giudicare. L’opera è ben strutturata e l’analisi abbastanza approfondita, di contro alcuni passaggi appaiono ripetitivi e meno interessanti, altri puramente tecnici possono risultare ostici a chi è poco avvezzo al mondo bancario e finanziario. Inoltre l’articolata gerarchia dello Ior e i troppi nomi di personaggi, istituti, fondazioni possono creare un po’ di confusione. Sicuramente un libro da leggere per conoscere fatti che troppo spesso vengono taciuti dai media e per rendersi conto di come denaro e corruzione vadano sempre a braccetto sia che si parli di potere temporale sia che si parli di potere spirituale.

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Vaticano Spa 2009-06-20 21:29:04 prupitto
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prupitto Opinione inserita da prupitto    20 Giugno, 2009
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vativano spa

L'autore-inviato di “Panorama”-analizza con grande lucidita' e precisione la complessa dinamica finanziaria dell' Ior(la banca vaticana) grazie all'archivio-fino a questo momento riservato-di mons.Dardozzi che a partire dal 1974, su incarico della segreteria di stato, gesti' le sorti dell'istituto.Ne emerge un affresco drammatico,nel quale omissioni,intrighi politici e finanziari, riciclaggio e finanziamenti illeciti costituiscono gli elementi portanti del modus operandi dello Ior.Nuzzi ricostruisce la genesi dell'istituto di credito partendo dalle note vicende di Marcinkus-segretario dello Ior dal 1971 al 1989-e quindi ponendo l'enfasi sulla influenza di rilievo che avranno nel nostro paese Calvi,Sindona e Gelli proprio grazie alla assoluta fiducia accordata loro dal prelato statunitense per giungere ad analizzare -con grande competenza in materia bancaria e finanziaria-il sostegno economico occulto- attuato proprio attraverso l'Ior-dato da Giovanni Paolo II a Solidarnosc e quello altrettanto illecito -grazie alle alchimie di De Bonis-dato alla formazione del grande centro.In buona sostanza-sottolineando le particolarita' statuarie dello Ior-Nuzzi ne individua le implicazioni giuridico-finanziarie.In primo luogo,in qualita' di banca off shore l'Ior non puo' essere oggetto di inchieste giudiziarie-in quanto banca di uno stato estero- se non attraverso una rogatoria internazionale;in secondo luogo, i finanziamenti elargiti e il riciclaggio di denaro che servirono- per esempio- per alimentare la Prima Reppublica-a cominciare dalla maxi tangente Enimont-sono state operazioni possibili grazie alla doppia contabilita' .In terzo luogo,grazie all'ampiezza del fondo fiduciario e riservato che il Papa detiene in qualita' di capo indiscusso del Vaticano,lo Ior e' stato ed e' nelle condizioni di svolgere spericolate operazioni finanziarie internazionali al di fuori di ogni controllo superpartes( come d'altra parte dimostra proprio la ampiezza delle reti finanziarie che si estendono in tutto il mondo e la cui vera natura e' assai abilmente celata dietro fondazioni caritatevoli).In conclusione, l'indagine di Nuzzi ci consente non solo di comprendere il peso politico e finanziario che il Vaticano-attraverso l'Ior-ha esercitato e continua ad esercitare nel nostro paese ma ci consente anche di capire la portata delle interferenze sistematiche che esercita nelle decisioni politiche del nostro paese.

Gagliano Giuseppe

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