Altai Altai

Altai

Letteratura italiana

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Venezia, Anno Domini 1569. Un boato scuote la notte, il cielo è rosso e grava sulla laguna: è l’Arsenale che va a fuoco, si apre la caccia al colpevole. Un agente della Serenissima fugge verso oriente, smarrito, «l’anima rigirata come un paio di brache». Costantinopoli sarà l’approdo. Sulla vetta della potenza ottomana conoscerà Giuseppe Nasi, nemico e spauracchio d’Europa, potente giudeo che dal Bosforo lancia una sfida al mondo e a due millenni di oppressione. Intanto, ai confini dell’impero, un altro uomo si mette in viaggio, per l’ultimo appuntamento con la Storia. Porta al collo una moneta, ricordo del Regno dei Folli. Echi di rivolte, intrighi, scontri di civiltà. Nuove macchine scatenano forze inattese, incalzano il tempo e lo fanno sbandare. Nicosia, Famagosta, Lepanto: uomini e navi corrono verso lo scontro finale.



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Altai 2012-01-08 17:30:58 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    08 Gennaio, 2012
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Un grande affresco storico

La cooperativa di scrittori che usa pubblicare sotto lo pseudonimo Wu Ming ci racconta questa volta, in un affresco storico ricco e movimentato, gli accadimenti intercorsi tra l’incendio dell’Arsenale di Venezia (1569) e la famosa battaglia di Lepanto (1571), che segnò l’iniziale tramonto dell’Impero Ottomano ad opera delle forze alleate cristiane. Le vicende del protagonista, che narra la propria storia in prima persona prima del tragico epilogo, coprono tutta l’area del Mediterraneo, partendo dalla Serenissima Repubblica di Venezia fino a Costantinopoli, per continuare nell’assedio di Famagosta e terminare nella battaglia navale finale : una vicenda complessa, dove si fronteggiano cristiani, giudei, turchi, rinnegati e non rinnegati, una vicenda in cui la fanno da protagonista i servizi di spionaggio . Sullo sfondo, in alternativa al protagonista, giudeo convertito al cristianesimo e poi riconvertito, la dolente e tragica figura di Giuseppe Nasi, giudeo alla corte ottomana, finanziatore di imprese belliche, favorito del sultano Selim e propugnatore della conquista di Cipro, nuova terra promessa. Qui Nasi sogna di fondare il nuovo stato ebraico, riunendo nell’isola gli ebrei erranti e perseguitati. Ma la battaglia di Lepanto apre nuove prospettive e nuovi scenari. La scrittura, anche se si dilunga talvolta in digressioni ed in riflessioni a volte avulse dal tema narrativo principale, è fluida, scorrevole, con frasi brevi e lapidarie. I personaggi sembrano prelevati da una tragedia greca, lasciando una traccia indelebile nel lettore attento. Anche la scenografia è di grande impatto : mi riferisco, ad esempio, ai colloqui con il Gran Visir o alla resa di Marcantonio Bragadin e dei suoi capitani al comandante turco dopo la caduta di Famagosta: pagine dense di pathos, culminanti nell’orrendo massacro finale. Per i curiosi, Altai è il nome di una razza di falchi di origine asiatica, che cacciano prede ricevendo in cambio dai loro padroni falconieri brandelli abbondanti di carne : un “ do ut des” che, a ben leggere, trova riscontro nelle vicende del romanzo.

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Altai 2011-04-30 19:29:39 toffoli
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toffoli Opinione inserita da toffoli    30 Aprile, 2011
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lettura piacevole

Mi ritrovo spesso ad acquistare libri con animali in copertina. Qui abbiamo un falco appollaiato sulla mano del falconiere. E' il primo romanzo di questo collettivo di scrittori che affronto. Pur ambientato in atmosfere che non prediligo (la Venezia all'epoca della Serenissima, Costantinopoli, i grandi palazzi di sultani, gran Visir e potenti vari) mi ha coinvolto con un andamento crescente. La partenza mi è parsa un po' lenta. Poi gli intrighi si sviluppano, diventano realistici. Aumenta il ritmo e la tensione che raggiungono il culmine nella battaglia di Cipro. E' questa a mio avviso la pare migliore del romanzo. Un susseguirsi di emozioni e colpi di scena che ti incollano al romanzo.
La narrazione in prima persona mi ha permesso di affezionarmi a Manuel. Forse è mancata un'analisi più approfondita del complesso di emozioni e sentimenti che l'hanno spinto ad attraversare la sponda marittima, spostando i suoi servigi da un contendente all'altro. Di contro, sarebbe stato peggio se ci si fosse fermati troppo analisi introspettive che avrebbero appesantito il romanzo. Una lettura comunque piacevole.

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Altai 2011-04-17 10:35:12 chicca
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chicca Opinione inserita da chicca    17 Aprile, 2011
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altai

Siamo a Venezia, nel 1569, un giovane agente segreto è costretto a fuggire perchè accusato di alto tradimento. De Zante, questo è il suo nome, si rifugia a Costantinopoli dove incontrerà Giuseppe Nasi, acerrimo nemico di un occidente papista e antisemita.
Nasi sogna di dare una terra, una patria, agli ebrei erranti e a tutti coloro che sono costretti a fuggire a causa delle proprie idee.
De Zante, grazie a Nasi, si riappacifica con le proprie origini e sposerà la grande utopia di quest'ultimo.
Al fianco del giovane fuggiasco troviamo un vecchio amico di Nasi, Ismail e qui la trama di Altai si ricollega al romanzo scritto dagli stessi autori 15 anni fa : Q.
A questo punto il racconto inizia ad incatenarci e ci trasporta nella battaglia di Famagosta, nelle barbarie riservate ai vinti, nella battaglia di Lepanto, insomma nella brutalità dello scontro tra religioni e civiltà.
Un romanzo storico e al contempo attualissimo.
Peccato che Altai si dimostri all'altezza di Q solo nella seconda parte, resta comunque un lavoro ampiamente godibile.

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Q
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Altai 2011-01-10 18:07:52 cartacciabianca
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cartacciabianca Opinione inserita da cartacciabianca    10 Gennaio, 2011
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L'Altai, un fiero e nobile cacciatore

Altai è un libro che uccide. Uccide nel senso che uccide tutti gli altri libri letti o ancora da leggere, perché cancella il loro ricordo sostituendolo col proprio. Dopo aver sfogliato le sue 400 pagine, è impossibile rimanere quelli che si era quando si ha intrapreso il primo capitolo. Altai è, perciò, un viaggio, un viaggio nella storia e nel tempo dei suoi protagonisti.
Altai è un signor thriller storico. In sé racchiude tutto il fascino della seconda metà del XVI secolo. A Wu Ming non è mancato l’occhio scrupoloso su nulla, poiché Altai abbraccia tutti i campi: dall’azione al sentimento, dalla guerra all’amore, e così fino all’amicizia. Il lettore è catapultato nell’Universo del romanzo e si perde volentieri in esso, grazie al dettaglio delle descrizioni che ricostruiscono un’ambientazione fedele al periodo storico.
Le città, Venezia, Ragusa, Famagosta e Costantinopoli, hanno letteralmente il loro colore, come un profumo o un puzzo inconfondibile, e si estendono davanti agli occhi del lettore fino all’orizzonte. Delle descrizione colpisce anche o soprattutto l’approfondita conoscenza di termini e dialetti tipici, frutto di una ricerca meticolosa e approfondita sulla cultura ottomana e non solo.
Nelle vicende fanno la loro comparsa numerosi personaggi storici di rilievo realmente esistiti, quali Yossef Nasi, in primo luogo, ma anche il Gran Sultano Selim II, il Visir Lala Mustafa e lo stesso sfortunato Bragadin. Il protagonista, Emanuele De Zante, è inventato dagli autori e segue una linea comportamentale molto realistica. Tutti i personaggi sono magistralmente resi attraverso dialoghi spontanei e incalzanti, atteggiamenti particolareggianti, tipici solo di quel determinato individuo. Ci si affeziona a ciascuno di loro, a proprio modo. Alle volte uno sguardo, un’alzata di mano… questi gesti, descritti a caratteri, raccontano righe e righe per ognuno di loro. I Wu Ming hanno tessuto una tela invisibile sotto le parole, hanno trasformato semplici pagine nel loro II capolavoro per cui sarà ricordato.

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Altai 2010-12-05 22:42:33 Jan
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Jan Opinione inserita da Jan    06 Dicembre, 2010
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Ricorda Marcantonio Bragadin!

Mi viene in mente un'immagine: una parata di S. Marco, i famosi lagunari della Repubblica Italiana.
Ero a Caorle con il mio piccolo: estasiato...
A un certo punto sento un urlo impressionante, è il capitano:"Ricorda Marcantonio Bragadin"!
E il drappello in ordine:"RICORDO"!

La descrizione dell'assedio di Famagosta cipriota, che avviene un anno prima della battaglia di Lepanto, ha del realistico.
E', a tutti gli effetti, meravigliosa.
Triste, ma eccezionale storicamente, la descrizione del "depellamento del Bragadin". La sua pelle è conservata secondo la tradizione in una chiesa veneziana.
Alessandro Barbero, nella presentazione del suo ennesimo capolavoro "Lepanto", riguardo ai prodromi della "gran bataja de mar", ha sottolineato come il collettivo Wu Ming abbia descritto l'orrore di Famagosta in maniera semplicemente unica.
A me piace ricordare Yossef Nasi, il grande sognatore dagli occhi tristi, bucaniere per gioco, visionario per vocazione.

Noi slavi per motivi storici gli siamo molto affezionati.
Fu il primo israelita a cullare il sogno sionista.
Ed io credevo di essere il solo, insieme agli israeliani, a saperlo.
Miracolo di libro, Altai!

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Altai 2010-12-05 20:05:55 LuigiDeRosa
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LuigiDeRosa Opinione inserita da LuigiDeRosa    05 Dicembre, 2010
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Non fidatevi,mai

Venezia 1516, un trambusto, uno scoppio tremendo: nel settore degli arsenali c’è stato un attentato; forse una spia del Gran Sultano, l’imprendibile Josef Nasi, l’ebreo, il rinnegato ha colpito ancora la Serenissima?
Giunge sul posto dell’esplosione il “proto” Manuel De Zante , segugio infallibile del Consigliere Nordio, con i suoi scagnozzi, osserva,scruta,indaga , tortura e picchia fino a scoprire la verità. Questa volta però, nonostante le rassicurazioni di De Zante, l’ira di Nordio non si placa, vuole un capro espiatorio da offrire al Doge, vuole un “innocente” che faccia scalpore , uno che per anni si è nascosto ed ora deve penzolare dalla forca. Manuel parte, pronto a soddisfare il suo “padrone”, deve trovare la spia, ma aimè, per un crudele gioco del destino, stavolta tocca a Manuel De Zante diventare da carnefice vittima. Manuel è il rinnegato che Nordio vuole!
Manuel da bambino lasciò Dubrovnik(Ragusa) sede di una comunità di ebrei fedeli al Turco,figlio di una relazione extraconiugale fra il nobile Giambattista De Zante e la bella ebrea Sarah alla morte di quest’ultima fu portato dal vecchio nobile a Venezia : educato al cattolicesimo e a servire Venezia, le sue origini nascoste perché gli ebrei allora erano degni solo del ghetto.
Manuel, fugge inseguito dagli sgherri che una volta comandava, ed è questa conoscenza che lo salva, alla fine giunge a Ragusa a da lì sarà proprio il suo nemico, l’odiato Josef Nasi a salvarlo ed a condurlo fino al cospetto del Sultano.

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Altai 2010-10-26 09:45:33 alexandros
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alexandros Opinione inserita da alexandros    26 Ottobre, 2010
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Un romanzo epico

Finalmente un libro, a mio parere, all’altezza di “Q”. La scelta del periodo storico - il Cinquecento - e il fascino dei luoghi dove si svolge – Venezia e Costantinopoli – uniti a una scittura profonda ma scorrevole e chiara lo rendono uno dei migliori libri storici da me letti quest’anno. Ritengo molto moderno anche l’incontro scontro tra le tre religioni nonche’ culture ebraico, cristiana, mussulmana, che sfocia nel finale a fronte del sogno utopistico della riunificazione ebraica da parte di Giuseppe Nasi nell’assedio di Famagosta e nella terribile battaglia di Lepanto. La descrizione della battaglia navale merita da sola la lettura del libro. Come gia’ in “Q” la documentazione storica e’ perfetta e le riflessioni o gli spunti di ulteriori approfondimenti sono tantissimi ( uno per tutti la vita di Nasi ,ebreo alla corte di Istanbul) , leggendolo viene voglia di documentarsi sui luoghi e sugli avvenimenti descritti, penso che questo sia , da solo, un segno certo della grandezza di questo libro.

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A chi ha amato "Q" e che desidera affrontare la storia con profondita' , vivendone tutti gli aspetti affascinanti ma anche tragici , respirare l'aria delle grandi utopie destinante proprio in quanto tali a scontrarsi con la 'dura realta' della vita con i suoi inesorabili meccanismi di potere.
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Altai 2010-02-21 07:09:43 Ale
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Opinione inserita da Ale    21 Febbraio, 2010

Q è un'altra cosa

Piacevole e veloce, l'ho finito in un giorno, ma lontanissimo dallo spessore di Q, opera quest'ultima pregevole per contenuto, stile, profondità, complessità. Anche Wu Ming ha intrapreso la facile via commerciale creando un libro alla Ken Follet, anche se meno ambizioso, dove le immagini si susseguono una dopo l'altra come in un film. Il titolo, Altai, fa riferimento ai falconi da caccia utilizzati dai visir, quasi a volerne sottolineare lo spirito e la determinazione con cui erano soliti raggiungere i loro obiettivi; di fatto però la conquista di Cipro, apparentemente facile, si è trasformata in una carneficina durata mesi e la successiva battaglia in mare contro la Lega, in una disfatta.
Per chi è in cerca di un libro gradevole e poco impegnativo Altai è un divertente salto nelle strade di Salonicco e Costantinopoli della metà del 1500, e dalle cui pagine è facile intravedere un apprezzamento per la cultura e religione mediorientale dell'epoca.

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Q degli stessi autori, LE ARMI E GLI AMORI di Patrizia Carrano
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Altai 2010-01-20 17:23:59 fabiomic75
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fabiomic75 Opinione inserita da fabiomic75    20 Gennaio, 2010
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Altai di Wu Ming

Anch'io ritengo che non lo si possa considerare il seguito di "Q", non è sufficiente infatti il "ritorno" di alcuni personaggi del primo romanzo, resta il fatto che il racconto è veramente bello ed intenso. Immergendosi nelle pagine di Wu Ming, con la capacità narrativa che ne contraddistingue lo stile, il lettore viene catapultato indietro di secoli, nelle strade di Costantinopoli, con la possibilità di viverne le vicende, di apprezzarne i colori, di assaporarne gli odori. Inoltre la ricostruzione storica mai lasciata al caso aumenta il fascino della storia che già di per sè è emozionante. Lunga vita al collettivo. Consigliatissimo!!!

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Altai 2009-12-27 13:19:56 Fabio Ponzana
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Opinione inserita da Fabio Ponzana    27 Dicembre, 2009

Il problema è che finisce.

Credo che Altai costituisca un "caso a sé", questo per smorzare le polemiche circa l'etichetta di seguito o non seguito di "Q".
Mentre "Q" rappresentava un ottimo esercizio di erudizione storica intrecciato ad una particolare forma di metascrittura "Altai", di converso, sceglie equilibri più noti e ductus narrativi maggiormente praticati.
Quel che ne esce è un buon lavoro romanzesco che spero molti leggano.
E' indipendente da "Q", lo ripeto.
Magnifico, a mio avviso, il racconto dell'assedio cipriota di Famagosta e del supplizio inflitto al grande rettore dei Fanti de mar Marcantonio Bragadin...eroe dimenticato della Serenissima Repubblica di Venezia. Non già, come vorrebbe certa pseudostoriografia da ventennio, algido patriota "italiano".
Personalmente sono grato agli Wu Ming per avere fatto conoscere al pubblico il grande Yossef Nasi : il più importante ed illuminato genio protosionista della Storia.
Gli andò male, d'accordo, ma se oggi siamo una Nazione, lo dobbiamo anche o soprattutto al suo sogno.
Il problema di "Altai"?
Finisce, come tutti i romanzi belli, sempre...comunque e tristemente ... troppo presto.

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"L'assedio", di M.G. Siliato; "Accadde a Famagosta", di Monello; "Q", dell'allora collettivo "Luther Blisset"... ora Wu Ming.
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