Narrativa straniera Classici Il colonnello Chabert
 

Il colonnello Chabert Il colonnello Chabert

Il colonnello Chabert

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Il colonnello Chabert, apparso nel 1832 e poi inserito nel grande e composito mosaico della Commedia umana, ricostruisce il dramma di un ufficiale napoleonico che, ritenuto morto in battaglia a Eylau, ritorna dopo molte terribili avventure a Parigi per ritrovare la sua identità e i suoi affetti, ma si trova contro un muro di indifferenza e di interessi consolidati. Un dramma di sentimenti e passioni violente che il nuovo arrivismo e l’avidità di denaro, impersonati nell’ex moglie di un colonnello, si sforzano di soffocare. Un quadro potente e intenso della vita francese sotto la Restaurazione.



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Il colonnello Chabert 2018-02-11 23:15:22 Laura V.
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    12 Febbraio, 2018
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Morire due volte

«Enfin, toutes les horreurs que les romanciers croient inventer sont toujours au-dessous de la vérité» : è una delle amarissime considerazioni pronunciate dall’avvocato Derville al termine di questo breve romanzo di Honoré de Balzac che ebbi occasione di scoprire, qualche anno fa, grazie a “Gli innamoramenti” di Javier Marías (per la serie, quando i libri suggeriscono, inaspettatamente, altri libri!).
Una storia davvero triste, quella del povero colonnello Hyacinthe Chabert, eroe di guerra e fedele servitore della Francia napoleonica, che riappare all’improvviso nel nuovo quadro della Restaurazione. Dato per morto durante la sanguinosa battaglia di Eylau (1807), combattuta contro l’esercito russo, è invece sopravvissuto miracolosamente alle gravi ferite riportate e alla fossa comune dove, in modo alquanto sbrigativo, era stato gettato e ricoperto da una montagna di cadaveri. Un dramma nel dramma, considerando gli inevitabili problemi burocratici da affrontare nel tentativo di rivendicare il riconoscimento della propria identità e, per di più, la cupidigia e l’arrivismo della vedova che nel frattempo, dopo aver ereditato a norma di legge tutta la notevole fortuna del marito, è convolata a nuove nozze con un giovane conte da cui ha avuto due figli.
Anche Chabert, dunque, “ancora vivo per la morte e morto per la vita”, proprio come un Mattia Pascal ante litteram; soltanto che, a differenza del futuro personaggio pirandelliano, il povero colonnello in questione avrebbe preferito non ritrovarsi in questa sorta di morte civile.
Con grande e forse inimitabile maestria, la penna di Balzac inizialmente tratteggia un uomo in apparenza insignificante, partendo dal suo vecchio cappotto ormai fuori moda, per poi mostrarne l’alta statura morale attraverso le emozioni e i sentimenti emersi pagina dopo pagina: il risultato sarà quello di un eroe tuttavia sconfitto dai suoi stessi princìpi che, di fronte a un mondo di lupi e volpi, lo porteranno a scegliere di relegarsi, sua sponte, ai margini della società, miserevole tra i miserevoli. «[…] je dois rentrer sous terre», affermerà infine questo morto vivente, eroe tragico della sua epoca e, in definitiva, emblema di tutti i senzatetto, senza famiglia e sans-papiers di ogni tempo e luogo. Una prosa davvero intensa e commovente, gustata appieno in lingua originale, sebbene il francese di Balzac mi sia apparso meno semplice rispetto a quello di altri autori letti durante i mesi scorsi (Maupassant e Verne, per esempio).

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Il colonnello Chabert 2015-08-07 08:16:15 Bruno Izzo
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Bruno Izzo Opinione inserita da Bruno Izzo    07 Agosto, 2015
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Lo squallore della commedia umana

Quanti lutti, quanto dolore e quanti danni procuri la guerra, qualsiasi guerra, in ogni tempo ed in ogni luogo, è cosa nota a tutti. Non ci si sofferma mai abbastanza a riflettere sui guasti che le guerre continuano ad arrecare anche nel dopoguerra, e di come i diretti protagonisti degli eventi bellici tornino dal fronte, se e quando ne fanno ritorno, mutati nel fisico, ma soprattutto nell’animo, non sono più le stesse persone di prima, ma neanche lo sono cose e persone che sono stati costretti a lasciare per i campi di battaglia, e quindi a volte, se non spesso, il loro ritorno nei luoghi di origine, ai loro affetti, alla vita pre-guerra è come lo sbarco di un alieno in terra straniera.
Perché la guerra, con le sue miserie, muta lo stato delle cose, e questa mutazione è uno delle sue conseguenze più nefande.
Perché tutto cambia, anche i valori in cui si è nati, cui ci si è sempre ispirati, e per la difesa dei quali si è partiti per la guerra, e non sempre i valori cambiano in meglio, talora si restaurano quelli meno etici, ed adattarsi non è da tutti.
In estrema sintesi, questa è la trama del “Colonnello Chabert” un romanzo breve, o racconto lungo che dir si voglia, di Honoré De Balzac, contenuto nella sua opera più conosciuta, e anche più ambiziosa, la celebre “Comedie Humaine”, raccolta di romanzi, racconti e opere varie con le quali Balzac vorrebbe descrivere tutto ciò che è proprio dell’uomo.
Il romanzo, ambientato a Parigi nei primi anni dell’800, subito dopi i fasti dell’era napoleonica, inizia nello studio dell’avvocato Derville, offrendoci da subito, con la descrizione dettagliata dello studio, degli ambienti, degli impiegati che vi lavorano, dei loro dialoghi, degli atti che si preparano, uno spaccato immediato, visivo, particolareggiato della vita francese dell’epoca, non a caso Honoré De Balzac è ritenuto uno dei fondatori del romanzo moderno, in quanto fa dei suoi racconti uno strumento mirabile con il quale fornisce un’analisi sottile, puntigliosa, sconcertante della società francese dell’epoca, illustra usi, costumi, morale del tempo.
E in questo studio si presenta un uomo di una certa età, in cui è evidente che i fatti certo negativi della sua vita l’hanno letteralmente stravolto e impresso su di lui il loro pesante marchio: è una persona dignitosa ma magra, dismessa, poveramente vestita, fatto oggetto di scherno dagli impiegati, trattato con sufficienza perché presumibilmente non remunerativo per lo studio.
Dotato tuttavia di una certa fierezza, di un certo nobile e disciplinato portamento, e con pazienza e cocciutaggine insieme riesce finalmente a farsi ricevere dal titolare dello studio al quale racconta la propria esistenza.
Questa persona dismessa si rivela in realtà come un personaggio famoso, si tratta, infatti, di una gloria patria, egli è il colonnello Hyacinthe Chabert, uno dei più conosciuti ufficiali dell’esercito napoleonico, apprezzato e ammirato dall’Imperatore stesso, una vera gloria nazionale.
Durante la sanguinosa battaglia di Eylau egli è visto cadere e calpestato dalla cavalleria nemica, e pertanto creduto certamente morto; in realtà il suo cavallo, stramazzato al suolo, l’ha in un certo senso protetto; ma a causa di una grave ferita alla testa, è seppellito vivo in una fossa comune. Qui, con toni sempre più macabri e drammatici, il povero uomo racconta come sia riuscito a sopravvivere, utilizzando gli spazi tra i cadaveri per respirare la poca aria a disposizione, e servendosi dell’arto spezzato di un morto come di una clava riesce a risalire alla superficie, a pezzi, ferito, febbricitante ma vivo.
Da questo momento in poi, il racconto dell’uomo si snoda nei lunghi anni trascorsi a guarire dai guasti fisici e psicologici affrontati, e dall’urto contro l’ostacolo insormontabile che ancora si frappone alla sua completa riabilitazione sociale: il riappropriarsi della propria identità personale. Confusa, incerta e problematica è, infatti, la comprova di quanto affermato: per tutti il colonnello Chabert è morto, il colonnello Chabert è un valoroso ufficiale dell’esercito napoleonico scomparso in battaglia, è scomparso con onore, è certamente scomparso malgrado il suo corpo non sia mai stato ritrovato.
Il colonnello Chabert è morto per tutti, è morto per la sua stessa moglie, la contessa Ferraud, che si è risposata con l’omonimo conte, da lui ha avuto figli, a lui ha portato in dote i beni di Chabert.
Il colonnello Chabert è morto, benché vivo e ben presente davanti a Derville, anche perchè nessun avvocato vuole impegnarsi per un uomo povero che ha ben poche speranze di potersi rivalere in tribunale su personaggi potenti come i conti Ferraud.
Una causa persa, dunque, e per Derville anche un dilemma di natura deontologica, perché egli è anche legale della contessa Ferraud.
Tuttavia Derville è un giovane idealista, egli rappresenta la Francia nuova, la Francia moderna, la Francia rispettosa di ciò che è stato Napoleone e il periodo napoleonico, perciò Derville prenderà a cuore il caso Chabert, presterà del denaro all'eroe decaduto, verso cui nutre un’istintiva fiducia e rispetto, ma nonostante tutto il suo impegno, dovrà fare i conti con le manovre della contessa Ferraud, una donna che non ha nessuna intenzione di rinunciare alla sua nuova posizione, e suscitare scandalo e derisione a Parigi con la storia di una bigamia.
E per raggiungere i suoi scopi, la donna prova a sedurre il vecchio colonnello, perché firmi una rinunzia ai suoi beni, perché rinneghi quanto pretende, perché sparisca dalla sua esistenza, malgrado debba il suo elevarsi sociale proprio al matrimonio con l’eroe di Napoleone.
Il vecchio colonnello si accorge di tali piani, ma benché sdegnato, accetta di andarsene, di sparire di scena, rinuncerà ai suoi diritti, non per mancanza di armi legali, ma per la disillusione nei confronti di un mondo feroce, in cui sente di non aver più posto, un mondo in cui gli ideali di lealtà, onestà, cavalleria, onore sono stati spazzati via dall’egoismo, dalla sete di ricchezza sfrenata, dalla falsità, un’epoca splendida è finita, come è finito Napoleone a Sant’Elena.
Il colonnello Chabert capisce che lui è riuscito a risorgere uscendo tra i cadaveri di una fossa comune, ma ciò che lui rappresenta non risorgerà più, capisce che è per sempre tramontata la grandezza di una nazione, e che termini come lealtà, onore e coraggio abbiano trovato i loro sostituti in denaro, relazioni e menzogna.
E sparisce, termina i suoi giorni in un ospizio, dove lo rincontrerà alla fine Derville, il vecchio colonnello è ancora più vecchio e misero, ma sempre più fiero, dignitoso, ricco di onore.
La storia del colonnello Chabert è quindi la descrizione di una Francia che si risveglia disillusa dopo il sogno napoleonico, anni in cui aveva conosciuto una guerra perenne contro il mondo intero, dal Manzanarre al Reno, ma anche aveva nutrito l'illusione di rappresentare un faro nuovo per l’umanità, di esportare ovunque la luce dei lumi ed i nuovi, ancora velati concetti, in embrione, di libertè, egalitè, fraternitè...
Il risveglio è amaro: la nuova società non è ancora pronta, ella è rappresentata ancora perfettamente dalla contessa Ferraud, è una società che privilegia l'avidità e la rapacità, campioni di essa sono i Ferraud, proprio coloro che meno hanno qualità morali.
In definitiva, con “Il colonnello Chabert” Balzac ci mostra perfettamente i meccanismi che guidano le azioni nella commedia umana.

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Il colonnello Chabert 2012-11-26 14:12:19 Sharma
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Sharma Opinione inserita da Sharma    26 Novembre, 2012
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La "Comédie Humaine"

Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani, dando uno sguardo nella mia libreria, un libro di Balzac “La cugina Bette”. Dovete sapere che sono un'appassionata di romanzi dell'ottocento, che siano russi, inglesi, francesi ecc., non ha la che ben minima importanza, l'importante che siano di quel periodo storico.
Ritornando a Balzac, presi in mano il suo romanzo ignorando letteralmente su cosa mi stavo imbattendo, avevo letto quel piccolo trafiletto che si trovava nel retro della copertina, che alcune volte, a onor del vero, dicono poco o niente.
La cugina Bette è uno di quei gioiellini che si lasciano ammuffire volentieri nelle librerie e nelle biblioteche, non si capisce il loro valore intrinseco tranne se non si viene costretti a leggerlo o per studio o per lavoro, dopo di che (se non si ha un'apertura mentale pari ad un'epsilon) tutto un mondo si dischiude innanzi a te, solo in quel preciso momento capisci e non capisci perché nessuno te lo abbia suggerito o evidenziato prima. Ma tutto è chiaro, è troppo contemporaneo, è amaramente vero. Ma realmente c'era quella corruzione, dissoluzione di costumi, totale privazione di un'etica e di una morale, egoismo umano esaltato all'ennesima potenza? Personaggi gretti, bassi che non ho alcuna difficoltà a collocarli nel mio presente, ma Balzac lo ha scritto ieri? Il nostro romanziere francese è talmente meticoloso nel descrivere l'essere umano che non mi sfiora minimamente il dubbio che i suoi personaggi possano essere inventati, gli Hulot, le Marneffe, le Cugine Bette, le Adeline, erano li in carne ed ossa e sono qui con me nella vita di tutti i giorni uscendo o guardando la televisione. Triste, tutto molto triste, nulla è cambiato e nulla mai cambierà (ohibò), siamo noi che utopicamente vorremmo cambiare le cose e le persone. Quanti soldi, solo soldi, ed i sentimenti? Balzac mette meravigliosamente in evidenza la debolezza e la corruttibilità dell'uomo che si raggiunge anche fin troppo facilmente. Questa è la vera "Comédie Humaine". C'è molto di più da dire e raccontare, l'analisi dei personaggi , l'ambientazione, beh però per tutto il resto bisogna aprire e leggere il libro e darci del nostro, aprire la mente ma soprattutto ungere gli ingranaggi del nostro cervello, perchè solo la nostra intelligenza, la nostra cultura e il nostro senso critico ci possono salvare (da tutto!). Naturalmente è la mia opinione sullo stile ed il lavoro di Balzac che si evincono, a mio modesto avviso, in tutte le sue opere, è la Commedia Umana!

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Il colonnello Chabert 2012-07-19 16:16:27 Ale96
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Ale96 Opinione inserita da Ale96    19 Luglio, 2012
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Una tragedia realistica della virtù

“Sono stato sepolto in mezzo ai morti, ma oggi sono sepolto in mezzo ai vivi, sepolto da atti, circostanze, dall'intera società che vuole rispedirmi sottoterra!”
( Colonnello Chabert)

Con queste amare parole del protagonista, possiamo condensare l'intera tragedia, oggetto del romanzo composto nel febbraio-marzo del 1832 da Honoré de Balzac (1799-1850): Le colonel Chabert.
Piccola tessera del titanico, magnifico, immenso mosaico, purtroppo rimasto incompleto, della Commedia Umana nata per dare un quadro totale e per la prima volta realistico della società francese dalla Restaurazione al regno di Luigi Filippo (1830-1848), Il colonnello Chabert rappresenta una degli esempi più riusciti e meno conosciuti della bravura del suo ambizioso autore.
Ambientata in una Parigi lungi dai grandi boulevard alla Haussmann e dove sono ammessi solo gli estremi, ovvero il lusso più sfrenato e la più terribile miseria, l'opera ripercorre in un ampio asso di tempo (primi decenni del XIX secolo-1840) la tragedia di Hyacinthe, conosciuto meglio come colonnello Chabert, conte dell'Impero, grand'ufficiale della Legione d'onore, intimo amico di Napoleone e uno dei più ricchi e famosi uomini della Francia imperiale.
Rimasto colpito durante la battaglia a Eylau, in Russia, del 1807, egli viene considerato morto e buttato in una fossa comune, ma per una curiosa intercessione del fato, rimane in vita e, dopo aver ricordato chi fosse, dopo molte peripezie e problemi, riesce ad arrivare accattone e misero in una Parigi totalmente mutata. Infatti l'aquila imperiale, dopo un ultimo estremo attacco, è caduta ed è stata sostituita dal fleur de lis borbonico e la Francia, grazie ad un congresso che “danza ma non cammina” e all'infido ministro Talleyrand definito dallo stesso Napoleone “merde dans un bas de soie”( m**** in una calza di seta), da grande impero è divenuta una nazione ridimensionata e messa “agli arresti domiciliari”. Ma non è cambiata solo la forma di governo, ma anche la società che sconvolge immensamente il nostro povero colonnello. Infatti l'élite sociale, oltre a essere costituito in parte dalla nobiltà del vecchio regime ormai spaventata e in decomposizione, è dominato da una nuova aristocrazia formata da persone anche di umilissimi origini che per mezzo dell'ambizione, dell'inganno e dell'avidità di denaro sono riuscite a ottenere un titolo e potere. In questa categoria è presente anche la intrigante e subdola contessa Ferraud, donna di bordello che sposò il colonnello per poi prendere alla sua “morte”, anche con l'inganno, i suoi beni e risposarsi con il conte Farraud, intimo del re allora governante Luigi XVIII e uomo influentissimo nella società post napoleonica. Il nostro Chabert cerca dalla contessa di riprendere i suoi beni ma....
Balzac, che ho letto per la prima volta, è riuscito a rendere egregiamente il realismo e la verosimiglianza che circonda il colonnello, infelice e sventurato “honnête homme”ritenuto inutile in un mondo dove comandano solamente il potere e il dio denaro, con un stile scorrevole, chiaro e travolgente sebbene a volte, soprattutto all'inizio, diventa troppo specialistico.
Il colonnello Chabert è un romanzo brevissimo ( forse anche troppo per i miei gusti) che consiglio vivamente a tutti, in particolare a coloro i quali per la prima volta si rapportano con un classico perché lo ritengo perfetto per un primo approccio. Buona lettura!

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