Il violino del pazzo
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Hede
«[…] No, chi fa felice un’altra persona è già un artista e lei, Ingrid, doveva conservare i suoi occhi e il suo sorriso per un solo essere umano, riservarli unicamente a lui, e quell’essere umano non l’avrebbe mai abbandonata al contrario, le avrebbe offerto un rifugio sicuro finché fosse vissuto. […] Hede si congedò da loro e tornò a casa. Non cercò più di trovare un significato nascosto della sua avventura. Tutto sommato, non c’era altro senso a tutta la vicenda che l’aver salvato quella povera ragazzina triste dal tormentarsi a morte sulla propria inadeguatezza.»
Prima donna insignita del Premio Nobel per la Letteratura nel 1909, ex maestra, Selma Lagerlof propone ai suoi lettori un testo che prende per mano e accompagna in un universo a metà tra il romanzo e il fiabesco grazie all’uso di uno stile tipicamente del genere. Ed è una storia, “Il violino del pazzo”, che si articola su più piani. Tutto parte da un violino e dalle sue note così seducenti da riuscire a inibire la mente e a staccarla da ogni altro pensiero e impegno. La musica è vita, è fonte di dolcezza, amore, speranza ma può essere anche condanna se diventa una ossessione. Gunner Hede, protagonista, è un giovane studente baciato dalla bellezza e dal talento ma anche un unicum con il suo strumento. Tale è la sua dipendenza da questo da restare indietro sugli studi, l’isolarsi dal mondo, il vivere una realtà fatta di note musicali e niente altro. Anche apprendere che la madre vive di stenti per permettergli di studiare, loro che appartengono (o appartenevano) a una famiglia benestante, ben poco lo scuote. Questo sino a che il suo strumento non viene affidato ad un amico tanto da costringere il musicista a separarsene. Da questo momento in poi per Gunner inizia un periodo di perdizione, un arco temporale in cui deve aiutare la famiglia a risollevarsi da sorti infauste ma in cui avrà come venduto l’anima al diavolo: Gunner perde totalmente e interamente la cognizione di sé, della ragione. Sarà preda di una follia che lo porterà a vivere la sua condizione nella più totale inconsapevolezza.
«I cimiteri erano perfino meglio dei boschi, perché nei boschi la solitudine era così grande che gli faceva paura.»
Nemmeno la giovane e bella Ingrid, ambulante dagli occhi magnetici, riuscirà a scuoterlo. Lei che da lui è stata strappata dalla strada riesce a strapparlo dalla malattia. Anche se ci sono dei momenti in cui l’uomo torna a rivivere la propria integrità, non sono che attimi. La memoria sembra essere svanita, il ricordo è sbiadito. Hede dialoga con gli animali, apprezza le silenziose presenze all’interno dei cimiteri, ignora il ricordo. La memoria non sembra sopravvivere.
Ingrid farà leva sull’amore, l’arte, la musica, la resilienza, la pazienza per cercare di risvegliare Hede e riportarlo alla vita. Hede a suo tempo ha salvato Ingrid da una morte certa, adesso è Ingrid che vuole salvare Hede da quella follia che cela l’angoscia. Ma come restituire vita a chi è malato di nostalgia? È possibile staccarsi dai ricordi dolorosi, imparare a conviverci, sopravvivere a un mondo che sembra essere fatto solo di tenebra?
Con “Il violino del pazzo” Selma Lagerlof dona ai suoi lettori un romanzo di una apparente semplicità ma in realtà di una forza devastante. I sentimenti sono di una semplicità unica, la vita si snoda nelle sue declinazioni più variegate, la “speranza” è il leitmotiv che accompagna una narrazione intensa e intrisa di potenza narrativa.
«Ma era soprattutto un indefinito senso di gioia che si risvegliava in lui, per la pattinata e per la bellezza della sera. In serate di chiaro di luna come quella non si poteva non andare a pattinare.»
Indicazioni utili
Dolci note suadenti…
…” Hede sentiva di non poterle dire quanto l’amava. Non si poteva dirlo a parole, si poteva soltanto dimostrarlo, ogni giorno e ogni momento, per tutta la lunga vita”…
Selma Lagerlof intesse una trama a metà tra la fiaba e il romanzo d’ avventura grazie a una prosa vestita della propria essenziale armonia, sospesa tra sogno e realtà, un flusso narrativo intriso di arte, bellezza, amore, morte, normalità e pazzia, cura di se’ e dell’ altro.
Le note seducenti di un violino richiamano gioia, stupore, spensieratezza, infinita dolcezza e l’ amore di una vita, quella musica divina che esce inesauribile dalle sue corde, una sospensione temporale per accedere alla bellezza del mondo esprimendo la propria essenza, una passione totalizzante e necessaria per Gunner Hede, il protagonista, giovane studente baciato da bellezza e talento.
Quando sarà costretto a separarsi dal suo amato strumento e dalla musica a cui ha giurato fedeltà eterna abbandonando gli studi per risollevare le sorti della famiglia e garantire la sopravvivenza del maniero ereditato dal nonno e caduto in disgrazia, sarà come vendere l’ anima al diavolo precipitando in uno stato di totale follia.
Neppure Ingrid, una giovane ambulante dagli occhi magnetici ammaliata dal fascino delle sinfonie del violino di Hede, da lui strappata alla strada riconoscendone bellezza e unicità, sembra riuscire a distoglierlo dall’ insana malattia riportandolo al passato recente e alla propria essenza.
È un percorso tortuoso di vita e di morte, di normalità e di follia, inseguendo quella luce smarrita nella dimenticanza, riappropriandosi dei ricordi e della forza di un legame perduto.
Hede è altro, una sorta di mendicante che dialoga con gli animali e che apprezza le silenziose presenze all’ interno dei cimiteri, la stessa Ingrid si crede persa, i loro paiono incontri tra due estranei, Hede ne ignora la presenza anche quando in lui sembra riemergere qualche ricordo.
La forza dell’ amore, l’ arte, la musica, la bellezza le uniche note intonate in grado di restituire un vita degna di essere vissuta laddove pareva irrimediabilmente persa. È un copione già scritto ma riccamente vestito in un mondo cosparso di nemici, in uno stato di pazzia che elimini l’ angoscia, in un’ allerta continua, in un senso di pace dimenticato, la paura radicata dentro.
Anche Ingrid pare sfuggita a morte certa, forse era già morta, una condizione preferibile a una vita invisibile e senza amore, in lei la voglia di salvare chi l’ ha salvata, recuperata a se stessa dal sentirsi amata.
Come restituire vita a chi è malato di nostalgia, uscire dalle tenebre nel flusso dei ricordi, anche dolorosi, difficile quando tutto pare inutile e già scritto, e allora non resta che abbandonarsi alle corde di un violino e alla sue note suadenti, al sogno e alle fantasticherie, alla grandezza di un amore sospeso….
Selma Lagerlof si conferma scrittrice di smisurato talento, in grado di trasmettere la verità dei sentimenti in una semplicità disarmante, l’ essenzialità della vita nelle smisurate declinazioni che la riguardano, laddove la parola “ speranza “ risuona continuamente nella testa e nel cuore di chi ha fatto proprio e sa riconoscere il dolce e armonioso suono dell’ amore e della bellezza, pur deformato e cangiante.