Racconti di pioggia e di luna
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strane creature
Apparsi nel 1978 per mano raffinata di Ueda Akinari, i nove racconti inseriti nel volume si sviluppano sulla figura di fantasmi, o comunque di soggetti ultraterreni.
Sono uomini e donne deceduti che riappaiono con le sembianze dei vivi e con essi interagiscono. Esseri mitologici come la ragazza serpente, che inganna l’uomo per amarlo. Sono spiriti saggi, come quello dell’oro che disquisisce con il suo interlocutore su karma e ricchezza.
Molti gli argomenti sviluppati, che richiamano la tradizione giapponese: vendetta, onore, fratellanza, fedeltà, rimpianto, abbandono, speranza, zen.
Ciò che colpisce è che non si tratti di un filone nero, volto ad incutere terrore nel lettore, ma che la presenza di questi esseri soprannaturali sia vissuta senza alcuno scalpore dai personaggi umani, seppur con qualche inquietudine.
Splendide le ambientazioni che esprimono il più classico folclore, la luna è protagonista illuminando notti che non raggiungono mai, oscura, l’eclissi. Grande o abbozzata, velata o abbracciata alle nubi, essa è malinconia, è serenità. Ne consegue una letteratura ubertosa di estetica, sia per la finezza della scrittura che per l’incanto dei luoghi proposti.
Un volumetto, aggraziata compagnia delle mie escursioni fra laghi popolati di carpe, fra immersioni in foglie traboccanti di acero rosso. Il tepore del tè che scorre nelle piccole tazze, mentre infreddolita contemplo il monastero ricoperto di erba e giunchi risplendere di rugiada, che cade come pioggia d’autunno.