L'adolescente L'adolescente

L'adolescente

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Sin dalle prime pagine si ha l'impressione di essere entrati nel vivo di una "cronaca di famiglia", ma di una cronaca estremamente diversa da quelle pacate e armoniose di Tolstoj. Alla dignità idealizzata, alla saldezza morale delle stirpi tolstojane, Dostoevskij oppone l'immagine d'una famiglia sconnessa, sdrucita, in rovina. E, ispirandosi alle rubriche dei giornali, nelle vicende di questa famiglia rispecchia gli intrighi di una società avida e iniqua, che per la brama di denaro non esita a far comunella con spavaldi avventurieri. Confessione autobiografica di un giovane ventenne, L'adolescente si snoda in una vertiginosa sequenza di fatti, in un turbine di avvenimenti ancor più intensi e assurdi che quelli di "Demoni". Come sempre in Dostoevskij, una minuziosa ricerca interiore sottende lo sviluppo esterno degli avvenimenti. In accese tirate, in monologhi, in controversie drammatiche, egli rende il travaglio, le continue oscillazioni psicologiche dei personaggi.



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L'adolescente 2020-03-27 19:14:21 cristiano75
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cristiano75 Opinione inserita da cristiano75    27 Marzo, 2020
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Le tragiche vicende del giovane Arkadij

Nelle complesse vicende del giovane protagonista di questo romanzo, Arkadij, si possono forse scorgere alcune note autobiografiche della travagliata vita del grande scrittore russo.
Pubblicato nel 1875, quando l'autore aveva superato cinquanta anni, narra le vicende appunto di un ragazzo che da Mosca si trasferisce a San Pietroburgo e qui si avranno una serie di avventure, più o meno negative che faranno del giovane eroe protagonista del romanzo, una figura ambigua, dura e particolarmente incline all'isteria.
Questo romanzo, non posso collocarlo tra i capolavori del grande Dostoevskij, di certo non è ai livelli di "Delitto e castigo" "I fratelli Karamazov", due opere inarrivabili.
E' questo adolescente, un opera si complessa, curata nel descrivere i tratti dei personaggi come il protagonista e suo padre, che lo ha avuto da una avventura con una serva (altro tema caro allo scrittore russo, i rapporti ambigui tra le varie classi sociali dell'Impero Russo).
Ma rimane pur sempre un opera minore, in cui forse lo scrittore riversa i propri ricordi di quando era giovane, i traumi che aveva vissuto da ragazzo, come la terribile uccisione da parte del padre da parte dei contadini.
Soffriva di epilessia lo scrittore e dopo alterne vicende fu anche condannato a morte, con la pena che gli fu revocata poco prima di essere condotto al patibolo, cosa che segnerà drammaticamente la sua stabilità mentale.
Tornando al romanzo, ci sono una moltitudine di personaggi, ne nascono, ne spariscono per poi riapparire all'improvviso, come fossero fantasmi divenuti nuovamente uomini.

E' una trama un pò ingarbugliata, dove a mio parere, uno dei momenti più elevati è la viscerale passione che il ragazzo avrà nei confronti prima della sorellastra e poi della donna di cui è invaghito pure il padre....in queste pagine di passione cocente si rivela il punto più alto e interessante della penna dell'autore, che riesce a tratteggiare in maniera spietata e gelida come un folle sentimento, non solo sia destinato a portare sull'orlo della follia chi ne è vittima, ma allo stesso tempo conduce a rivolti drammatici per tutte le persone in gioco.

Come sempre il tono del discorso è gelido, asettico, impregnato di negatività e che prelude in ogni momento a un eventuale dramma che cova dietro l'angolo.

Le complesse vicende di questa famiglia russa, hanno come sfondo la tanta amata San Pietroburgo, con le sue meravigliose strade, le notti bianche e i gelidi infiniti inverni.



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L'adolescente 2018-02-25 20:49:09 viducoli
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viducoli Opinione inserita da viducoli    25 Febbraio, 2018
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Munitevi di carta e penna, signori...

... ma prima levatevi il cappello!

'L’adolescente' è un romanzo estremamente complesso, che a volte, anche a causa dell’edizione nel quale l’ho letto, mi è parso un po’ confuso, coerentemente con lo stile dostoevskijano. L’edizione BIT che posseggo, oggi forse introvabile, non è fatta per agevolare la lettura di questo ponderoso romanzo: le pagine sono composte da un carattere piccolo, che soprattutto per chi come me è ormai afflitto da presbiopia, rende difficoltosa la lettura, e non consente di concentrarsi appieno nel seguire lo snodarsi della storia. Ho fatto quindi una certa fatica a venirne a capo, frammentando la lettura in oltre un mese e rischiando di perdere il filo; filo che è di per sé molto sottile, anche perché l’autore affida la narrazione al protagonista, che dichiara sin dalla prima pagina di non essere un letterato e quindi di scrivere in modo disordinato e senza l’uso di “orpelli letterari”.
L’uso della prima persona è un tratto costante nella narrativa di Dostoevskij, ma qui l’autore esaspera sicuramente il dilettantismo del narratore, al fine di conseguire un risultato di realismo cronachistico che è senza dubbio uno dei tratti salienti del romanzo, ed anche come espediente per creare suspance, come dirò in seguito.
La storia è quella di Arkadij Dolgorukij, ventenne figlio illegittimo di Versilov, signorotto pietroburghese con una tenuta in campagna dove ha sedotto la madre di Arkadij facendola poi sposare al “servo” Makar Dolgorukij. Arkadij ha sempre vissuto lontano dalla madre, in collegio e all’università, ed all’inizio del romanzo si trasferisce da Mosca a Pietroburgo conoscendo per la prima volta davvero i suoi parenti e le persone che li frequentano. La sua smania di riscatto nei confronti del padre naturale lo farà interferire con le complesse relazioni sociali e personali che si sviluppano tra i vari personaggi, generando situazioni ad alto contenuto drammatico: il citato dilettantismo artistico del narratore è uno strumento che l’autore utilizza con grande maestria per aumentare la suspance: molte volte infatti i fatti vengono parzialmente anticipati oppure spiegati a posteriori, creando un clima di sorpresa che disorienta. Come in altri romanzi di Dostoevskij il vero protagonista non è però il narratore, ma ancora una volta l’uomo di mezza età, in questo caso Versilov. Ho trovato molte analogie, infatti, tra Versilov e il principe Valkovsky di Umiliati e offesi, che paiono l’uno il negativo dell’altro. Entrambi sono personaggio che dire sfaccettati è dir poco: sono contraddittori, sono nella realtà profondamente diversi da come ci vengono presentati all’inizio. Valkovskij sembra generoso e altruista, mentre nella realtà si rivelerà meschino, volgare e spietato calcolatore; Versilov sembra freddo e pronto a sacrificare i sentimenti alle sue esigenze personali, in realtà si rivelerà capace di grandi slanci affettivi e patriottici. Ancora una volta l’immenso Dostoevskij riesce a darci, in un solo personaggio, un ritratto a tutto tondo delle contraddizioni in cui si dibatteva la classe dominante russa della sua epoca.
Non entro nel merito delle vicende del libro perché ci vorrebbero pagine su pagine (la breve trama reperibile su Wikipedia può aiutare ma non rende assolutamente la complessità del romanzo). Basti dire che (anche qui come sempre in Dostoevskij) alle vicende che segnano l’evoluzione del rapporto tra Arkadij e Versilov se ne affiancano molte altre, con alcuni personaggi veramente straordinari – molto russi e del tutto Dostoevskijani – quali Makar Dolgorukij, che da contadino si è trasformato in pellegrino-santone, e Lambert, oscuro ricattatore che allunga i suoi tentacoli sull’ingenuo Arkadij.
Che dire ancora? Sicuramente un affresco ovviamente straordinario dell’animo umano sullo sfondo della apparentemente cristallizzata – in realtà ribollente – società russa della metà del XIX secolo, da leggere possibilmente in altra edizione rispetto alla mia. Un consiglio comunque voglio darlo. A meno che non siate dotati di una memoria eccezionale, munitevi di carta e penna, e quando appare un personaggio annotatene nome, caratteristiche e relazioni con gli altri personaggi; può essere utile nel corso del romanzo, per evitare la domanda che mi sono a volte fatto durante la lettura: E questo chi è?

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L'adolescente 2017-11-20 17:16:23 enricocaramuscio
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enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    20 Novembre, 2017
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"Vivere secondo un’idea è difficile"

È sufficiente un granello o un peluzzo per dissipare nel mio animo il buono e sostituirlo con il cattivo. Le cattive impressioni, invece, con mio cruccio, non si dissolvono tanto in fretta, sebbene non sia una persona che serba rancore". Le parole con cui si presenta il protagonista di questo ennesimo capolavoro di Fedor Dostoevskij la dicono lunga su ciò che aspetta il lettore. La trama gira attorno alle angosce esistenziali del giovane Arkadij Dolgorukij, nato da una relazione extraconiugale tra la madre, Sof'ja Andrèevna e il suo padrone, il possiedente in rovina Versilov. La condizione di figlio illegittimo segna il carattere e i comportamenti del ragazzo sin dalla sua infanzia finché, terminati gli studi, il nostro protagonista abbandona un'esistenza difficile ma tutto sommato protetta per lanciarsi senza paracadute nel mondo degli adulti. Lo fa con il cuore puro ma con la testa piena di strani pensieri e progetti chimerici, nonché con l'ingenuità tipica dell'adolescente vissuto per troppi anni lontano dalla vita reale. La sua particolare condizione, gli intrighi che si intrecciano attorno alla sua strana famiglia, i singolari personaggi che incontrerà durante il suo cammino, le insidie e gli imprevisti che sono costantemente in agguato nella vita di tutti i giorni, porteranno Arkadij a immischiarsi in affari torbidi e pericolosi nei quali non sarà affatto facile districarsi. La profonda conoscenza dell'animo umano, la capacità di creare la giusta empatia tra lettore e personaggi, la prosa lenta e sublime sono inequivocabili marchi di fabbrica del grande maestro russo che, anche in questo caso, non delude i suoi estimatori regalando pagine di grande letteratura e proponendo, come sempre, importanti e profonde riflessioni sull'uomo, sulla vita e su ciò che, più di ogni altra cosa, fa girare il mondo: l'amore. In particolare Dostoevskij si sofferma sul concetto di amore filiale, quello che lega incondizionatamente Arkadij al padre naturale e che ritroveremo anche più in là, nella produzione dell'autore, grazie a "I fratelli Karamazov". Anche il tema del doppio, affrontato in questo libro sia attraverso il protagonista che grazie all'ambigua figura di Versilov, possiamo ritrovarlo, come argomento di fondo, ne "Il sosia", che lo precede di un bel po' di anni. Tra i personaggi secondari, oltre alla dolcissima madre di Arkadij, spiccano il padre putativo Makar Ivanovic, filosofo errante dispensatore di storie originali e di idee profonde, e la pragmatica Tat'jana Pavlovna, donna dalla crosta dura ma dal cuore tenero. Non mancano poi spunti di riflessione critici: le disavventure del nostro adolescente dimostrano come una società viziosa e incline alla corruzione possa deviare le giovani generazioni, affossandone gli ideali, distogliendole dai propri progetti, distraendole dalla via dettata dei propri sogni. "Perché vivere secondo un’idea è difficile, mentre è facilissimo invece vivere senza idee".

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