Narrativa straniera Classici L'uccello nero
 

L'uccello nero L'uccello nero

L'uccello nero

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In un villaggio dell'Islanda del XIX secolo, la fattoria più isolata è abitata da due coppie con i loro figli: da una parte Bjarni con Guorun, lui forte ed energico, lei malaticcia e lamentosa, dall'altra l'insignificante Jòn con la bellissima Steinunn. Dopo l'improvvisa e misteriosa scomparsa di Jón, le voci di una relazione tra Bjarni e Steinunn si fanno più insistenti, e quando poco dopo anche Guorun è trovata morta, i presunti adulteri vengono accusati di duplice omicidio. Testimone e narratore del processo è il giovane e inesperto cappellano di quella sperduta parrocchia, costretto ad assumersi la responsabilità pratica e spirituale della questione a causa dell'inerzia pilatesca del suo anziano superiore. Mentre gli interrogatori degli imputati e dei numerosi testimoni fanno emergere la drammatica inevitabilità degli eventi, il giovane cappellano vive un tormentato conflitto interiore, combattuto tra la necessità di dare conforto spirituale ai suoi parrocchiani e la ricerca di una verità che soddisfi la giustizia terrena, impersonata da un magistrato intransigente e spregiudicato. E proprio nel confronto dialettico tra il pastore e il rappresentante della legge si rivela la chiave del romanzo di Gunnarsson, una riflessione che indaga sul significato di colpa e di giustizia, di pentimento ed espiazione per arrivare a un senso profondo che coinvolge tutti, vittime e carnefici.



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L'uccello nero 2021-12-19 17:44:18 68
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68 Opinione inserita da 68    19 Dicembre, 2021
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Quale colpevolezza ?

Gunnar Gunnarsson, uno dei più grandi autori islandesi, più volte candidato al Nobel, celebre per “ Il pastore d’ Islanda “, con “ L’ uccello nero “, pubblicato in Danimarca nel 1929, è considerato l’antesignano del noir scandinavo.
Una fattoria isolata ai confini di un villaggio d’ Islanda, due coppie accerchiate da chiacchiere sempre più insistenti, un doppio assassinio incrociato, ( i rispettivi coniugi ) Bjarni e Steinunn, presunti amanti, sospettati di un’idea atroce che ha solo da essere dimostrata, un giovane cappellano coinvolto che narra in prima persona gli accadimenti, un giudice intransigente alla ricerca della verità, un’ orda di testimoni chiamata a processo.
Tutto pare scontato, le persone interrogate ignorano i fatti ma nel villaggio le parole rivelano un senso e una porzione di verità, le confessioni e i timori pregressi dei morti ammazzati a testimoniarla.
Jon e’ improvvisamente scomparso, si pensa al suicidio, sul suo corpo restituito dal mare i segni dell’ omicida, Gudrun è una donna fragile e malaticcia sopravvissuta a un tentativo di avvelenamento e morta in circostanze misteriose, quale il legame tra le due morti, se non una crescente tensione intrafamigliare e una passione sfociata in una risoluzione definitiva?
La tensione cresce, alimentata da ipotesi e attesa, una tensione che apre ferite interiori, generando nuovi sospetti, che si interroga e scava nel profondo di anime disperate e corrotte all’ interno di un destino già scritto.
Bjarni e Steinunn sono colpevoli, basta guardarli, ma, seguendo un percorso umano e di fede, il dubbio rimane. Nella ricostruzione di un viaggio parallelo, oltre l’ovvietà dei fatti, risiede il senso del romanzo, un processo che scoperchia ben altro.
Il giovane cappellano, custode della fede e della spiritualità, è chiamato a ottenere una confessione quantomai necessaria, l’irreprensibile giudice tutore della legge a una verità definitiva che mandi a morte i colpevoli.
Il fine è lo stesso, la confessione, i modi diversi, nel mezzo incertezze, una tensione che inscena un altro processo con una parziale assoluzione, un dialogo a due, un monologo interiore, domande poste a se stessi, ai propri convincimenti, a un’ umanità corrotta e disadorna, a una violenza nota e annunciata, a un senso di giustizia a metà.
C’è un momento nel quale la verità abbandona il proprio animo, quella verità che ...” non è che uno dei lupi mannari che popolano l’ esistenza, la sua legge è la stessa che popola la vita, procreare e distruggersi”...
Quale giustizia oltre una condanna definitiva, quella salvezza e perdizione che ciascuno porta dentro di se’ in ...” una notte oltre le cui tenebre vibrano ancora fede e speranza”...
La verità è che ...” ora anche noi due abbiamo ucciso “..., che ” in un modo o nell’ altro ci saranno sempre delle vittime “.. ne’ si può...” assistere a uno spettacolo del genere senza sentirsi colpevoli di omicidio “...
Un grande scrittore Gunnar Gunnarsson, che devia dalla soave poetica del “ Il pastore d’ Islanda “ per scrivere un noir vestendolo d’altro. Ne nasce un processo nel processo, un percorso vivido e interiore che si riempie di umanità laddove l’efferatezza è compiuta, scansando l’ ovvio per riflettere su temi di più ampio respiro, giustizia, colpevolezza, assoluzione, pentimento, espiazione in un duello verbale che non ha vincitori ma vinti, perché...

... “ ognuno di noi prima o poi, che lo voglia o no, si trasforma in torturatore e assassino. Tutti inchiodiamo alla croce il figlio di Dio! In noi stessi e nel nostro prossimo “...

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