Narrativa straniera Classici Madeleine Ferat
 

Madeleine Ferat Madeleine Ferat

Madeleine Ferat

Letteratura straniera

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Scritto da Zola nel 1868, subito dopo il successo di Thérese Raquin, Madeleine Férat è la storia di una travolgente frenesia carnale. Attingendo alle teorie di Michelet e di Lucas, Zola propone un triangolo in cui due uomini, Jacques e Guillaume, sono ugualmente invaghiti della stessa donna, fatalmente attratta, però, dal suo primo amante, che ritrova dopo il matrimonio… Il fosco, morboso dramma che ne deriva è destinato a concludersi nel sanguinoso precipizio di un’inevitabile e macabra follia.



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Madeleine Ferat 2014-07-22 15:29:49 LittleDorrit
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LittleDorrit Opinione inserita da LittleDorrit    22 Luglio, 2014
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Zola...passionale come un italiano

Dicembre 1868.
Sugli scaffali delle librerie parigine appare "Madeleine Ferat".
Viene accolta da un putiferio.
Si grida allo scandalo.
L'opera è totalmente inaccettabile.
Zola, dopo aver attraversato un periodo di estrema indigenza, riesce finalmente a ricavarsi con orgoglio e dignità, un piccolo posto nella Parigi letterata della Belle Epoque.
Conosciuto e stimato grazie al romanzo precedente Thérèse Raquin, con cui ebbe un clamoroso successo di pubblico, si ripropone con una vecchia pièce teatrale rivisitata in forma romanzesca.
Madeleine Ferat è la storia scandalosa di un amore illecito.
È il racconto di una donna che asseconda le sue passioni amorose così come le sue pulsioni carnali, non prevedendo l'inevitabile catastrofe.
Madeleine, figlia di un meccanico costruttore che arrivato all'apice della sua fortuna perde tutto per disgrazia, resta prematuramente orfana di entrambi i genitori.
Sola e abbandonata alle cure di un viscido amico di suo padre, fugge per sottrarsi ai suoi dissoluti progetti e resta inevitabilmente vittima di un giovane uomo, che dapprima la salva, e poi la seduce facendone la sua amante.
L'uomo in questione è Jacques, un giovane chirurgo che dopo un anno di vita insieme, non vuole sposare Madeleine ma l'abbandona al suo destino per inseguire la propria carriera.
Rimasta nuovamente sola, la giovane incontrerà Guillaume, un giovane nobile nato da un amore illegittimo ma riconosciuto dal padre che lo fa crescere da una donna spaventosa che incarna perfettamente il "giudizio divino" sulla Terra.
Madeleine e Jacques, avvicinano le loro vite e le loro sofferenze semplicemente e teneramente, riuscendo ad essere l'uno per l'altra conforto e sicurezza.
Guillaume nutre per Madeleine un trasporto totale e intesse con lei un legame indissolubile; lei, al contrario, vede in lui solo un tenero amante, un porto sicuro, la stabilità che le è sempre mancata ma, nel profondo, sente di appartenere ancora al ricordo di quell'amore perduto.
Lo spettro di quel passato sconosciuto a Guillaume, pesa sul cuore della giovane ma trascorrono anni e l'apparente tranquillità trasporta il tutto nel dimenticatoio.
Finché, quello che sembra essere solo un presagio o il terrificante anatema di una vecchia pazza, si trasformerà in qualcosa di reale e nefasto.
L'amore che nutro per questo scrittore è nato piano piano muovendo da Nanà e arrivando a Madeleine. Figure di donna diverse ma entrambe affascinanti.
Abituata alle caste atmosfere vittoriane e a quella nobiltà che transita dai placidi tramonti della campagna inglese fino agli umidi e grigi avamposti della brughiera dello Yorkshire, mi sono trovata spiazzata ma pur sempre a mio agio a Véteuil, cittadina ai confini della Normandia. Un viaggio splendido attraverso una pianura fertilissima, dentro alberghetti intriganti perduti nelle radure di campagna dove i ruscelli sono delimitati da alberi e canneti.
Zola si commenta da solo.
Zola non ha bisogno delle banalità enunciate da una lettrice qualunque.
La sua scrittura accuratissima, aggraziata, descrittiva fin nelle pieghe dell'anima e così tormentata dalle vicende imposte ai suoi personaggi, è difficile da dimenticare.
In questa opera che dicono imperfetta, ho trovato l'uomo Zola esageratamente realista, spudoratamente carnale, impalpabilmente sensuale e inevitabilmente giudice.
Metodico, come un francese sa essere, ti sazia con una scrittura ridondante di parole e sensazioni scoprendosi a poco a poco ma caratterizzando a più non posso.
Ogni personaggio sembra essere stato dipinto da Monet.
È Riccardo Reim che parla nella prefazione.
Ho letto tutto avidamente.
Parola per parola.
Leggere questo autore, come leggere il grande Hugo, eviscerando gran parte della retorica, è un'esperienza quasi mistica.
Stregata.

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Nanà e Thérèse Raquin
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