Gli eletti Gli eletti

Gli eletti

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Persone da ritrovare, vite da salvare. Su questo è incentrata la carriera - o meglio, l'intera esistenza - del cacciatore di ricompense Colter Shaw. Per chi lo ingaggia rappresenta un'ottima alternativa alla polizia, ma ti devi fidare dell'uomo, uno allergico alle burocrazie e capace di sovvertire le regole del buon senso. Come accade in una giornata estiva di giugno. C'è stata una vittima, un ragazzo che Colter doveva riportare a casa e che aveva inseguito fino alla zona selvaggia nel nord dello Stato di Washington. Qui, al riparo tra le valli delle Montagne Rocciose, ha sede la Fondazione Osiride, che promette felicità a chi ha sofferto. Farsi accettare al suo interno riesce facile a Colter perché, in fondo, è vero: anche lui ha un segreto che non lo fa dormire, un ricordo che brucia. Ma ben presto scopre che, una volta entrati nella schiera degli eletti di Osiride, è quasi impossibile uscirne. O almeno, uscirne vivi.



Recensione della Redazione QLibri

 
Gli eletti 2020-07-22 14:31:45 FrancoAntonio
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FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    22 Luglio, 2020
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La setta dell'orrore

Colter Shaw è l’equivalente moderno del cacciatore di taglie del vecchio West. Si guadagna da vivere incassando le ricompense che privati e istituzioni offrono per rintracciare persone scomparse, siano esse pericolosi criminali evasi, delinquenti abituali che hanno violato la libertà su cauzione, oppure, al contrario, ragazzini scappati di casa o persone che, per un motivo qualunque, hanno deciso di far perdere le proprie tracce. Colter, però, a differenza di molti suoi colleghi, del passato e del presente, s’è dato ben precise regole morali di condotta, non necessariamente coincidenti con quelle stabilite dalla legge, ma assolutamente rigorose che lui rispetta in modo quasi religioso, nell'intento di raggiungere quella che ritiene essere la soluzione giusta di ogni caso. Anche per tal motivo, di solito, non procede a nessun arresto: si limita a segnalare a chi di dovere dove trovare il ricercato, poi lascia fare agli altri le dovute mosse.
In questa occasione, però, le cose virano subito al brutto; verso una direzione anomala. L’incarico che si è ripromesso di portare a termine lo porta nello Stato di Washington. Qui dovrebbe ritrovare due ragazzi che (forse), secondo lo stile del KKK, avrebbero dato fuoco a una croce davanti a una chiesa frequentata da gente di colore e poi avrebbero sparato un paio di colpi di pistola che hanno ferito alcune persone. Il compito parrebbe facile, sicuramente alla portata delle indubbie qualità di Colter. Tuttavia, non appena rintracciati (agevolmente) i due fuggitivi, si vede costretto a venir meno a uno dei suoi principi cardine per evitare che uno sceriffo integralista si faccia giustizia da sé: dovrà catturarli personalmente. Tuttavia nell'operazione qualcosa va dannatamente storto.
Così Shaw, sentendosi personalmente responsabile per ciò che è accaduto, vuol comprendere le ragioni dell’assurdo gesto compiuto sotto i suoi occhi. Dunque, decide di indagare di propria iniziativa su una misteriosa Fondazione verso la quale i due erano diretti.
Questa organizzazione (la Fondazione Osiride) è annidata in un luogo sperduto tra i territori selvaggi dello Stato. È guidata da un misterioso Maestro Eli e, ufficialmente, si ripromette di fornire aiuto a persone in grave difficoltà psicologica per far ritrovare loro la gioia di vivere, dopo il pagamento di una retta assai salata. Tuttavia, non appena Shaw mette piede nel posto sotto falsa identità, si rende conto che là c’è qualcosa di decisamente malsano: è testimone di inaudite violenze e di riti di annullamento personale quantomeno allarmanti. Comprende, quindi, che si tratta di pericolosa setta che fa un vero e proprio lavaggio del cervello (un “menticidio”) a coloro che le si affidano. I risultati potrebbero essere potenzialmente catastrofici. Così si impegna con i pochi mezzi che ha a disposizione di arrestare la tragedia che lui sente come imminente. Ma la missione sarà tutt'altro che agevole e indolore.

L’argomento trattato nel romanzo è quanto mai sgradevole e ostico, ma indubbiamente coinvolgente. Personalmente trovo decisamente disturbante l’idea stessa che un individuo o una organizzazione, come scopo d’azione, si prefigga il fine di sconvolgere la mente e l’autonomia di giudizio di un essere umano sino ad annullarle o soggiogarle alla propria volontà, sia per fini di lucro che per il mero gusto del potere. La cosa diviene ancor più terrifica se, per farlo, ci si approfitta di lutti o altrui debolezze psicologiche.
Jeffrey Deaver è stato particolarmente abile a sfruttare il tema che negli Stati Uniti ha sin troppi tragici esempi concreti a cui ispirarsi. Senza eccedere o scivolare su un livello eccessivamente truculento riesce a creare una tensione tangibile per quasi tutto il libro.
Il tema si sarebbe pure prestato, agevolmente, a svolgere un'approfondita indagine sociologica sul problema delle sette e per lanciare un non inopportuno grido d’allarme sul pericolo che esse costituiscono. L’A., però, ha preferito limitarsi all'aspetto meramente ricreativo della narrazione e non è uscito dai binari del thriller convenzionale.
La vicenda, in realtà, sarebbe potuta essere ben più intricata, invece procede in modo piuttosto lineare verso l’auspicato finale. Il comportamento di Colter è fin troppo perfetto e rigoroso e, nelle poche occasioni in cui si trova davvero nei guai, viene soccorso puntualmente da inaspettati alleati che all'improvviso compaiono come salvifici deus ex machina. Tuttavia, nonostante ciò, la lettura prosegue lungo una escalation di tensione emotiva sempre avvincente.
Debbo confessare che, inizialmente, mi ha un poco irritato l’abitudine, tipicamente anglosassone, di descrivere personaggi e ambienti con una minuzia eccessiva di particolari inutili e defatiganti (sino al punto da indicare marche di scarpe e indumenti, quasi si trattasse di uno spot pubblicitario). Poi, però, la narrazione, entrata nel vivo, diviene più fluida, prende quota ed è davvero difficile staccare gli occhi dalle pagine. Ho gradito meno l’intrecciarsi, con la narrazione principale, della storia personale di Colter; sfacciato escamotage per giustificare la prosecuzione della serie di romanzi con protagonista l’investigatore. In definitiva, però, si tratta di un romanzo avvincente e di piacevole lettura in totale svago.
_______________________________
Due considerazioni finali.
Pare che il personaggio di Maestro Eli (il guru della Fondazione) mostri caratteristiche che richiamerebbero quelle dell’attuale Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Ciò, nel pubblico americano, avrebbe determinato contrastanti reazioni. Ovviamente per noi è molto più difficile percepire queste attinenze, ma mi pareva opportuno segnalarlo per evidenziare anche un potenziale intento politico subliminale del libro.
La seconda considerazione rientra tra gli appunti dell’angolo del pignolo: ho provato una perversa soddisfazione nello scoprire che anche romanzieri di più lunga esperienza cadano in contraddizioni che in alcuni casi, sfiorano il comico. In questo romanzo ne ho trovate più di un paio. La più divertente riguarda le divise indossate dagli adepti della Fondazione che, in teoria, dovrebbero essere prive di tasche, ma alle quali, in qualche occasione, magicamente, ne spunta qualcuna giusto per consentire il porto occulto di un oggetto. Inoltre ignoravo che la verbena officinalis (in erboristeria consigliata come disinfettante orale, digestivo, analgesico e antipiretico) potesse divenire pure un fortissimo emetico che induce al vomito. Ma qui forse si tratta solo di un errore di traduzione e il riferimento è sbagliato.

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... il primo romanzo con Colter Shaw come protagonista ("Il gioco del mai") e a chi ama la scrittura asciutta e incisiva di Eaver.
In generale consigliato a chi apprezza i thriller con costruzione solida e ben documentata ambientazione.
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Gli eletti 2022-06-29 16:30:12 cesare giardini
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cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    29 Giugno, 2022
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La Fondazione Osiride promette l'immortalità.

Dei tre romanzi della serie, questo se non erro è il secondo: il protagonista è Colter Shaw, di professione cacciatore di ricompense che si merita principalmente ritrovando persone scomparse. Nella prima parte del thriller (“La donna del precipizio”) è incaricato da due famiglie di rintracciare i figli, Adam ed Erik, spariti nel nulla dopo aver bruciato una croce e sparato ad alcune persone (si saprà poi per difendersi). Siamo nel nord dello Stato di Washington, nelle zone impervie delle Montagne Rocciose, ove è facile perdersi o nascondersi: i giovani, dopo peripezie varie, verranno rintracciati, Erik sarà riportato in famiglia, Adam si suiciderà, gettandosi da un dirupo senza un apparente motivo e col sorriso sulle labbra. La polizia del posto, intervenuta, non farà nulla; si dispererà invece una misteriosa donna (quella del titolo), arrivata con altri su una jeep e trascinata via dai compagni di viaggio. Tutto questo per introdurre la ben più corposa seconda parte del libro (“Il meglio deve ancora venire”), tutta dedicata ad una misteriosa “Fondazione di Osiride”alla quale si stava recando Adam e dalla quale proveniva la jeep della donna china sul precipizio. Colter vuole vederci chiaro, e decide di raggiungere la sede della Fondazione, nascosta tra le montagne, chiedere l’affiliazione e indagare sotto falso nome sulle attività di quella che è una vera e propria Setta, che promette a depressi e disperati di risolvere tutti i loro problemi: è diretta da una specie di guru, Maestro Eli, che, dopo un “percorso” di tre settimane, assicura un radioso futuro e addirittura l’immortalità. Naturalmente il Maestro è un sadico imbroglione, capace di straordinarie arti seduttive: intasca lauti compensi, ha beni immobiliari sparsi un po’ dappertutto, approfitta senza scrupoli delle partecipanti più giovani e, pagando sostanziose bustarelle, ha la connivenza dei poliziotti del posto. In sintesi, Colter riesce ad entrare furbescamente nelle grazie del Maestro, indaga sui segreti della Setta trovando documenti riservati anche con l’inatteso aiuto di alcuni adepti, sventa un tentativo di avvelenamento collettivo e, infine, smaschera il Maestro davanti a tutti. Parapiglia finale, fuga di Eli con alcuni fedeli irriducibili: verrà alla fine rintracciato, mentre Colter tornerà a casa con Victoria (la donna del precipizio), rivelatasi nel corso del tempo, una compagna fedele ed un valido aiuto.
Che dire delle peripezie di Colter durante la permanenza alla Fondazione? A mio giudizio, nonostante i numerosi colpi di scena (prevedibili!), l’autore non riesce ad essere convincente: troppi i momenti poco credibili della vicenda, scarsamente coerenti rispetto all’ambiente misterioso ed isolato dal mondo ed al clima di terrore generato dal comportamento del Maestro. Colter si muove nella Fondazione con eccessiva sicurezza, la vera tensione emotiva scarseggia, tutto sembra artefatto, prevedibile, i momenti di autentico pericolo sono pochi e si risolvono in fretta, con l’intervento di personaggi che compaiono inaspettatamente, senza un motivo giustificato. Eppure le premesse per un thriller mozzafiato c’erano tutte, corroborate anche dalla minuziosa ricerca bibliografica di Deaver, esposta alla fine del romanzo, con importanti articoli e testi sulla genesi delle Sette, in primis quella sul “Progetto del Tempio del Popolo” del 1978 (il famoso suicidio di massa di Jonestown) e quella sanguinaria di Charles Manson.
Un cenno infine alla terza parte del romanzo (“EchoRidge”): alcuni capitoli dedicati alla ricerca di una misteriosa scatola, nascosta dal padre (deceduto) di Colter, contenente i segreti di una associazione che inondava di droga aree abitate ed eliminava investigatori troppo curiosi. Ci sono forse le premesse per altre avventure del protagonista della serie.
Lo stile narrativo di Deaver non è come sempre fluido ed essenziale. Per lunghi tratti della seconda parte, appare piuttosto piatto e convenzionale senza suscitare emozioni . Ci mancano, in conclusione, veri protagonisti come, ad esempio, Lincoln Rhime e Amelia Sachs, personaggi di ben altro spessore!


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Altri romanzi della serie Colter Shaw, di Jeffery Deaver.
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Gli eletti 2021-08-19 08:57:02 sonia fascendini
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sonia fascendini Opinione inserita da sonia fascendini    19 Agosto, 2021
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Il meglio deve ancora venire

Colter Shaw è un cacciatore di taglie. Gli piace il suo lavoro, tanto che spesso decide di lasciare la ricompensa agli stessi soggetti che cattura, così che la possano usare per pagarsi l'avvocato. Questa sua etica, lo spinge ad infiltrarsi in una setta, spinto dal desiderio di capire la ragione per cui un fuggitivo che stava inseguendo si sia suicidato. Entra così in una specie di corso di autoaiuto, magari un po' costoso, ma che all'esterno sembra del tutto normale, o al limite solo un modo per truffare parecchi soldi a persone disperate. Già dopo pochi minuti, però il suo timore che si tratti di ben altro viene confermato. Pian piano individua le tecniche e i veri obiettivi del maestro Eli e dei pochi che sono a conoscenza degli effettivi obiettivi del gruppo. Interessante la descrizione delle dinamiche della setta, Forse un po' eccessivo il numero dei dissidenti, ognuno dei quali per conto proprio lavorava contro il sistema,. Nel complesso direi che il libro è scritto molto bene: ottime descrizioni dei luoghi, scene di azione rese in modo vivido e credibile, trama coinvolgente. Trovo però che Deaver si sia lasciato un po' prendere la mano sul finale, calcando parecchio la mano sia sull'intuito sia sulle capacità atletiche del protagonista.

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