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Texas blues

Letteratura straniera

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Lark è una manciata di case a ridosso delle paludi, una cittadina dimenticata dal tempo e dal progresso. È tagliata in due dalla Highway 59: di qua c'è la tavola calda di Geneva Sweet, dove servono limonata dolcissima e pesce gatto fritto da mangiare seduti al bancone insieme a neri che in altri locali verrebbero cacciati; di là c'è una grande casa in perfetto ordine, tetto a cupola e staccionata bianca intorno, la dimora dei Jefferson, la famiglia più potente della zona. Come accade spesso nel Texas orientale, solo pochi metri separano mondi molto lontani. Un giorno due corpi affiorano dal bayou: erano un avvocato di colore di mezza età arrivato da Chicago e una giovane donna bianca del posto. In apparenza un caso già chiuso, l'ennesimo crimine a sfondo razziale che tutti dimenticheranno presto. Ma Darren Mathews, appena arrivato a Lark, capisce in fretta che niente è come sembra, lui che incarna una suprema contraddizione: un ranger nero che deve difendere la legge e dalla legge difendersi.



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Texas blues 2020-05-15 14:39:03 Valerio91
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Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    15 Mag, 2020
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Un thriller ibrido

Durante la lettura di questo romanzo balzano all’occhio certi problemi che, nel super civilizzato mondo in cui ci illudiamo di vivere, credevamo debellati già da molto tempo. Purtroppo non è così: in determinati posti del mondo certe realtà sono più vive che mai, soprattutto lontano dai centri nevralgici della società umana contemporanea.
Tra questi, la questione razziale.
Con una storia in bilico tra il thriller e il giallo, Attica Locke ci fa gentilmente notare che in molti angoli dell’estesissima terra d’America, l’aver avuto un presidente di colore non ha cambiato di molto le dinamiche discriminatorie di cui abbiamo testimonianze di diverso tipo, tra cui un capolavoro letterario come “Il buio oltre la siepe”, che pur essendo un romanzo del 1960 a quanto pare si rivela più attuale che mai.
“Texas Blues” prova a dire la sua sulla questione raccontandoci una storia in bilico tra il thriller e il giallo. Il romanzo è ambientato a Lark, una piccola cittadina i cui residenti di colore fanno ancora i conti con l'odio razziale e dove sono costretti a guardarsi continuamente le spalle, a evitare certi locali e a pesare ogni parola. È questo contesto a distinguere il romanzo dalla massa informe di thriller oggi in commercio, spesso molto simili l'uno all'altro. E direi che questo è il suo maggior pregio.
Riguardo allo stile dell’autrice, tuttavia, ho qualche perplessità. Attica Locke tende a cogliere ogni occasione propizia per divagare: e se da una parte questo la aiuta a tratteggiare il background dei personaggi (a volte con precisazioni superflue), dall'altro spezzetta la narrazione e intacca il coinvolgimento del lettore. Paragrafi molto lunghi in cui vengono esposte vicissitudini lontane dall’azione in corso, spesso inseriti a bella posta tra due battute di un dialogo, non sono il massimo. Nonostante questo, la storia scorre abbastanza piacevolmente, senza tuttavia rivelazioni da mascella spalancata, con qualche personaggio un po' artificioso e diverse forzature di troppo.
Per concludere, se vi interessa il tema citato all'inizio ma non avete la voglia di cimentarvi in letture più impegnative, "Texas Blues" può essere un buon compromesso. Se cercate un libro che tratti quei temi in maniera più approfondita o, all’opposto, volete leggere un thriller più rispettoso dei canoni del genere, il mio consiglio è quello di cercare altro.

“L’intera conferenza stampa non era forse un salto verso una conclusione, un tentativo disperato di afferrare una corda che potesse portare Van Horn e Wilson in salvo dall’altra parte di quella pozza di fanghiglia ribollente, sorvolando le acque torbide della storia, la palude della questione razziale che minacciava di inghiottirli?”

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