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Il sosia
 
Il sosia 2013-03-27 17:18:48 enricocaramuscio
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
enricocaramuscio Opinione inserita da enricocaramuscio    27 Marzo, 2013
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Progressiva alienazione

È una fredda mattina d’autunno a Pietroburgo. Il consigliere titolare Jàkov Petròvic Goljàdkin è alle prese con un difficile risveglio in cui non riesce a distinguere tra sogno e realtà. Ci mette un po’ a riprendersi ma si alza dal letto con la migliore predisposizione d’animo. Lui è puro, mondo e netto da ogni macchia, schietto, amorevole e cordiale. E’ fiero di non essere un intrigante, se ne sta per conto suo e non prova che sprezzo per i nemici. Oggi per il nostro eroe è un giorno speciale: ha affittato una carrozza per l'intera giornata, ha a disposizione un cospicuo mazzetto di banconote e vanta un importante invito in casa del suo benefattore, il consigliere di stato Olsùfij Ivànovic Berendèev, per festeggiare il compleanno della figlia di questi, Klàra Olsùf’evna, di cui è innamorato. Ma le cose non vanno per il verso giusto, i suoi nemici gli stanno giocando un brutto tiro. Berendèev si rifiuta di riceverlo, lui entra comunque ma tutti gli si mostrano ostili, viene sbattuto fuori, corre a casa in preda al panico e nel delirio si imbatte in una strana persona, un individuo singolare che da questo momento in poi trasformerà radicalmente la sua esistenza. Cos'ha di particolare costui? Il suo nome è Jàkov, il suo patronimico Petròvic, il suo cognome Goljàdkin, proviene dalla sua stessa città, viene assunto nel suo stesso ufficio e per giunta gli somiglia in maniera strabiliante, come fosse il suo gemello, come fosse la sua stessa immagine riflessa in uno specchio, come un perfetto sosia. Tra i due nasce subito un’amicizia che pare sincera. Goljàdkin Junior sembra una persona a modo, educata, cortese, timida, fa quasi tenerezza. Jàkov Petròvic lo accoglie in casa sua, generoso e prodigo di affetto. Ma dopo poco il sosia comincia a mostrare un altro carattere, rivelandosi un vero e proprio antagonista nei confronti del nostro eroe, umiliandolo, coprendolo di ridicolo davanti a colleghi, superiori e conoscenti e riuscendo lì dove lui ha fallito: fare carriera e farsi ben volere da persone importanti e potenti. Dostoevskij ci guida in questo incredibile viaggio attraverso la progressiva alienazione della mente del protagonista, raccontando con grottesca ironia, stile poetico e una magistrale analisi psicologica il suo delirio e lo sdoppiamento della sua personalità. Il sosia infatti non è che l’incarnazione stessa della malattia mentale e della mania di persecuzione di Jàkov Petròvic, che crea nella sua mente un vero e proprio alter ego che possiede tutti i difetti, tutti gli aspetti negativi che egli ha sempre riscontrato e aspramente criticato negli altri, negli intriganti, nei suoi nemici, nelle persone che usano i mezzi più infimi pur di farsi strada. La sua pazzia sembra nascere dall’insoddisfazione, dalla frustrazione, dal desiderio di essere migliore che si scontra con la consapevolezza di essere invece una persona insignificante. Il protagonista peggiora di pagina in pagina, confonde l’immaginazione con la realtà, cambia continuamente opinioni e atteggiamenti, non riesce a comprendere né la sua situazione né gli effetti delle sue azioni. Tutto ciò non può che portarlo a sprofondare definitivamente nel baratro della follia. In questo romanzo l’autore tratta il tema a lui tanto caro della difficile condizione dell’uomo, qui schiacciato da un sistema burocratico che lo relega ai margini della società e che ne frantuma i sogni e le aspirazioni, portandolo ad odiare non solo chi gli sta intorno ma perfino se stesso. Ma sotto quest’aspetto la Russia zarista del diciannovesimo secolo non sembra poi troppo differente dall’odierna società occidentale, né sembra essere migliorata più di tanto la situazione degli individui che anche oggi vedono troppo spesso frustrate le proprie ambizioni e diverse volte constatano tristemente di possedere loro stessi i difetti che tanto aborrano negli altri.

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Commenti

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Analisi dettagliata e chiara, bravo!
Grazie mille Sary :-)
In risposta ad un precedente commento
petra
28 Marzo, 2013
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Davvero Enrico, un'analisi psicologica molto ben fatta, sottile e veritiera, complimenti!:)
Grazie Fede..il merito è di Dostoevskij, nessuno è capace di far entrare il lettore nella mente dei personaggi come lui
Io l'ho trovato ansiogeno, ma perfetto nel suo genere. Bella rece!
Complimenti per le recensione e per la tua segnalazione.
La doppia personalità è una malattia che purtroppo si verifica più di quanto si pensi, soprattutto tra persone che tendono a spiccare tra tutti...
Pia
Si ansiogeno rende bene l'idea, sono d'accordo con la tua definizione Cristina...
Hai pienamente ragione Pia...e il grande Fedor è insuperabile nel trattare certi temi
Bravo Enrico!
thank you Magical :-)
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