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Fame
 
Fame 2015-06-17 14:44:05 Mario Inisi
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Mario Inisi Opinione inserita da Mario Inisi    17 Giugno, 2015
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Fame

E sì, la protagonista di questo romanzo è proprio la fame. La povertà che tormenta il protagonista ( forse l'autore) per quasi tutto il romanzo. Una vera fame, causata da diversi giorni di completo digiuno, alleviata con espedienti quali la masticazione di pezzetti di legno, aggravata dal freddo nordico. Una fame che spinge l'io narrante ad azzannarsi un dito per succhiare qualche goccia del suo stesso sangue. Il romanzo è scritto in prima persona e sembra, per il modo e la conoscenza evidente della materia, purtroppo, autobiografico.Il protagonista, uno scrittore che vive della sua opera, soprattutto di saggi e di articoli oltre che di qualche breve testo, è assolutamente incapace di provvedere a se stesso. Non è pazzo ma chiaramente affetto da un disturbo di personalità che ha come componente principale una marcata impulsività e una certa grandiosità di pensiero, aggravate da un orgoglio notevole e autolesionista. Perciò le rare volte che il protagonista riesce a mettere mano su una certa somma, lo vediamo regalarla, spesso al primo che capita e senza un apparente motivo e con un gesto irresponsabile e impulsivo per cui si ritrova nella situazione iniziale e che dà il titolo al romanzo: la fame. Una realtà senza scampo. Il motivo che lo spinge al gesto generoso e impulsivo, spesso eccentrico e sconsiderato di regalare i pochi soldi che lo salverebbero temporaneamente dalla fame, è spesso questo suo orgoglio smisurato. Lo stesso orgoglio impedisce al protagonista di chiedere a chi potrebbe dare; lo obbliga invece a dare a perfetti estranei che pensano male di lui, e lo vedono come un poveraccio. Quando chiede e si umilia, lo fa sempre davanti a persone che gli diranno di no, di cui non ha stima. Non vuole scendere nella considerazione delle persone di cui ha rispetto. A loro non chiede mai nulla. Preferisce morire di fame. Verso la fine del romanzo sembra che il protagonista sia più consapevole del suo modo di fare autolesionista e del suo controproducente orgoglio.
Certo, è una persona fondamentalmente ingenua, onesta e generosa anche se il suo modo di nuocersi in continuazione e senza rimedio finisce per esasperare il lettore che lo vorrebbe vedere fare almeno un piccolo passo avanti. Ma un passo avanti non c'è mai. Non vedo il finale del romanzo come una soluzione. Ha la stessa provvisorietà dell'intervento dell'editore delle precedenti pagine. Leggendo la biografia dell'autore ho notato che la sua seconda moglie, ha abbandonato una carriera promettente di attrice, e posso immaginare il perchè. Credo che l'autore come il suo personaggio abbia avuto bisogno nella sua vita di una persona che si occupasse di lui costantemente. C'è nel suo libro questo senso di difficoltà nei rapporti umani, di distanza dalla gente. Solo nei rapporti sentimentali si avvicina al mondo e a un essere umano. In ogni caso, ripeto, ogni comportamento dell'io narrante ha radici profonde nella realtà e non nella fantasia per cui non credo che si possa mai parlare di pazzia.
Certo, dopo aver letto questo romanzo, mi pare il colmo che la sua nazione gli abbia fatto causa per le sue idee pretendendo (proprio da lui, un tipo così) un mega risarcimento, una volta che si era sistemato, immagino, grazie al buon senso di sua moglie.
"Quando fummo al largo mi rizzai in piedi, sudato e abbattuto dalla febbre, e dissi addio per questa volta alla città, a Christiania, dove tutte le finestre, ora illuminate, scintillavano."
C'è un forte senso di lontananza e di distacco da quelle finestre dove vivono le persone, le famiglie. Sono come delle spade puntate contro di lui.

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Commenti

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Forse i Greci avrebbero definito hybris questo orgoglio smisurato e autolesionista...
Ciao Mario. Ho visto che il libro, sostanzialmente, ti è piaciuto. Io non l'ho apprezzato molto, anche se la scrittura è di valore. Da quel che mi pare di aver capito, i libri dell'autore sono o di esaltazione della vita immersa nella natura oppure di 'condanna' della realtà urbana artefata e lontana dalle esigenze profonde dell'uomo. Il libro commentato appartiene a quelli che rappresentano quest'ultima condizione. Io preferisco "Pan" , inscrivibile, invece, nella prima. Si dice siano molto belli "Il risveglio della terra" e "Per i sentieri dove cresce l'erba". Questo, autobiografico, sulle triste vicende del processo subito in vecchiaia.
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Mario Inisi
17 Giugno, 2015
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Una via di mezzo tra hubris e disturbo della personalità
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
17 Giugno, 2015
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Però mi sa che non si trovano facilmente. Anche a me è piaciuto di più Pan.
Ciao Mario, ho davvero apprezzato le tue riflessioni sul libro. Complimenti.
Federica
Complimenti per le riflessioni Mario, mi hai colpita ed incuriosita! :-)
Libro strano.
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
18 Giugno, 2015
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Grazie a tutte e due. E' un personaggio curioso Hamsun, molto particolare. Però come libro è quasi più bello Pan.
In risposta ad un precedente commento
Mario Inisi
18 Giugno, 2015
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Sì, anche Pan è strano. Anche l'autore.
Ciao Mario, non leggerò questo libro. Perché il tuo commento è talmente...asciutto, obiettivo, raggelante, triste, bello, rende insomma talmente bene l'idea del dispiacere che proverei per le vicende umane di quest'uomo che...non ce la faccio.
Insomma...complimenti come sempre pe le tue capacità di racconto.
Buone letture
Mariangela
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