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La campana di vetro
 
La campana di vetro 2016-06-03 10:06:23 aeglos
Voto medio 
 
3.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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aeglos Opinione inserita da aeglos    03 Giugno, 2016
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MANCANZA D'ARIA

"Eran ventun notti che non dormivo.
Mi sembrava che la cosa più bella del mondo doveva essere l'ombra, le mille mobili forme e i mille anfratti dell'ombra. C'era ombra nei cassetti delle scrivanie, negli armadi, nelle valigie, ombra sotto alle case, gli alberi, le pietre, ombra dietro gli occhi e i sorrisi della gente, e ombra, miglia e miglia e miglia di ombra, sulla faccia notturna della terra. "


"Credevo nell'inferno e che certe persone ,io per esempio, erano condannate a vivere all'inferno durante la vita, per compenasre il fatto di non andarci dopo la morte, visto che non credevano nell'aldilà,e che dopo la morte a ciascuno succede quello in cui aveva creduto. Tutti, vedendo i miei capelli unti e flosci, mi confrontavano con quella che ero prima e che loro volevano che io fossi."

"La camapana di vetro" è un libro non di facile lettura secondo me, ci vuole calma e silenzio per poterlo leggere. A me spiace solamente che l'ho letto in un periodo in cui la mia mente era troppo invasa dalle mille cose da fare, un periodo un pò incasinato. Quindi non ho avuto modo di assaporare al meglio la ricerca della morte della protagonista. Si dice che sia autobiografico ed in effetti si rifà ,per alcuni momenti , alla vita di Sylvia stessa. Non dimentichiamoci che Il libro è stato anche pubblicato nel 1953, un mese prima del suicidio dell'autrice.
Questa continua ricerca del modo in cui poter morire, senza nessuna paura, ma non trovando mai la forza di dividere la sua volontà personale dalla forza stessa del corpo umano che si rifiuta di lasciare la vita.
Si forma attorno a lei questa campana di vetro che schiaccia la protagonista sotto il peso della sua protezione, togliendole a poco a poco l'aria.
La protagonista non assapora ciò che gli sta intorno, non trova l'amore e questo è dato sicuramente dallo stato in cui si trova. I suoi genitori fanno di tutto per poterla salvare, per convincerla ad abbandonare l'idea della morte, fino a che la portano in vari ospedali psichiatrici.

Ma a Esther questo non sembra importare, se non che solo la paura del dolore dell'elettroshock usato nella prima clinica.
Un libro davvero potente, da leggere a mente aperta, senza avere pregiudizi.

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