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L'imperatore di Portugallia
 
L'imperatore di Portugallia 2017-02-04 08:41:20 lapis
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
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lapis Opinione inserita da lapis    04 Febbraio, 2017
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La fantasia fa battere il cuore

Leggere questo romanzo significa innanzitutto arricchirsi emotivamente. La sopraffina penna di Selma Lagerlof ci regala una storia che si avvolge delicatamente, con parole limpide e atmosfere fiabesche, intorno a un sentimento vero, immenso e incondizionato. L’amore di un padre per la propria figlia.

I boschi del Nord, i paesaggi contadini, la purezza della neve assecondano la malinconia e la tenerezza di una storia in cui tutto è semplice. Semplice è la vita quotidiana dei braccianti che conducono un’esistenza di fatica, di freddo e di miserie, senza possedere nulla se non l’onestà e la dignità di un animo puro. Semplice è il manifestarsi dell’amore, improvviso e inatteso, quando Jan Andersson prende in braccio per la prima volta la sua piccola Klara Gulla e sente nascere il proprio cuore. Semplice è l’inconsolabile e straziante dolore di un padre che, non ricevendo più notizie della figlia, ormai giovane donna partita per la città in cerca di lavoro e fortuna, non sapendosi spiegare il perché di quest’abbandono e non volendo credere alle voci che insinuano un triste destino, si crea una verità diversa per non accettare ciò che i suoi occhi non sopporterebbero. Nella sua fantasia Klara è diventata imperatrice del meraviglioso regno di Portugallia e lui, ogni giorno, con il suo scettro di legno e le sue stelle di cartapesta, aspetta al molo il battello che riporterà a casa la regina.

La fantasia permette di inventare un mondo diverso, di fortuna e magia, quando quello che ci circonda sembra non offrire alcuna speranza. Eppure quella che sembra ottusa follia si rivela essere una lucida saggezza capace di vedere oltre la realtà delle cose, offrendo, grazie alla profondità dei sentimenti, una possibilità di redenzione.

La narrazione scorre fluida e placida, come un fiume cristallino, tra piccoli accadimenti di vita e di campagna, che si svolgono in una dimensione senza tempo in bilico tra fiaba e realtà. Sembra non raccontarci nulla più di modesti episodi, non addentrarsi introspettivamente nelle pieghe dei personaggi, non parlare esplicitamente di sentimenti. Invece ci rendiamo conto che le parole dicono molto più del loro mero significato. Parlano la voce della poesia, delle emozioni, della commozione e sono capaci di risuonare nel cuore per molto tempo dopo aver chiuso l’ultima pagina.

“E Jan Andersson si ritrovò lì a tenere tra le mani una piccola cosa calda e tenera avvolta in un grande scialle […]. E nello stesso istante capì cos’era stato a far battere il suo cuore. E non soltanto questo: cominciò anche a intuire cosa gli era mancato per tutta la vita. Perché chi non sente battere il cuore nel dolore o nella gioia non può di certo essere considerato un vero essere umano”.

Una cosa è certa. “L'Imperatore di Portugallia” è un romanzo che fa battere il cuore.

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Commenti

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siti
04 Febbraio, 2017
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Bel commento, Manuela. Rimane impresso nel cuore e nella mente.
Un bel commento, Manuela. Ho letto e riletto questo bellissimo libro della grande scrittrice svedese. Ho trovato anche molto emozionante notare alcune convergenze con la biografia dell'autrice: contro il parere paterno, se n'è andata per seguire la propria stella. Dopo la morte del padre è tornata ha riacquistato la tenuta di famiglia. Nel discorso del Nobel ha pronunciato un commovente ricordo del padre. Questo romanzo è un ulteriore simbolico omaggio al genitore, quasi un postumo risarcimento per le sofferenze causategli?
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lapis
07 Febbraio, 2017
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Davvero, Laura. Ogni tanto in letteratura si fanno incontri speciali che sai già, appena chiusa l'ultima pagina, che ricorderai per sempre. L'imperatore di Portugallia è uno di questi.
Grazie mille, Manu
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lapis
07 Febbraio, 2017
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Grazie mille, Emilio. E' il primo libro che leggo di quest'autrice e conosco poco della sua biografia. Quanto dici però spiega molto della commovente tenerezza che avvolge la figura di Jan Andersson. Ricordo, omaggio e, forse, anche senso di colpa per non essergli stata accanto.
E' davvero un libro che scalda il cuore.
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