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Il sangue del povero
 
Il sangue del povero 2017-11-04 20:45:00 Flavia Buldrini
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Flavia Buldrini Opinione inserita da Flavia Buldrini    04 Novembre, 2017
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Il sangue del povero ovvero l'ingiustizia assoluta

“Il sangue del Povero è il danaro. Di esso si vive e si muore da secoli. È la sintesi espressiva di ogni sofferenza. È la Gloria, e la Potenza. È la Giustizia. È la Tortura e la Voluttà. È esecrabile e adorabile, simbolo flagrante e grondante del Cristo Salvatore, in quo omnia constant.” Così esordisce la penna audace e vigorosa di Léon Bloy, capace d’impugnare i luoghi comuni (di cui ha scritto l’Esegesi in una sua opera) e di gettar luce su verità scomode, temprata nel crogiuolo della sofferenza, con il raro pregio di essere libera a prezzo della propria miseria. Avendo vissuto in prima persona la terribile condizione della povertà, tanto da perdere due figli per il disagio economico in cui versava la sua famiglia, lo scrittore francese, il quale, convertito da un feroce anticlericalismo, si dichiara “è vero, cattolico veemente, indipendente, ma un cattolico assoluto, che crede tutto ciò che la chiesa insegna”, può con cognizione di causa trattare l’argomento, schierandosi dalla parte dei poveri e dando loro voce; ciò che non accade spesso: “Il diritto alla ricchezza, negazione assoluta del Vangelo, antropòfagica derisione del Redentore, sta scritto in tutti i codici. È impossibile strappare questa tenia senza strappare anche le viscere; e l’operazione è urgente. Ci penserà Dio. – Tu non hai il diritto di godere quando tuo fratello soffre! – Urla, ogni giorno, sempre più forte, la sterminata folla dei disperati. Questo libro sarà l’eco di questo clamore.” Attraverso una penetrante analisi storica e sociale del suo tempo, Bloy addita la contraddizione tra il disegno degli uomini, monopolizzato dai potenti, come Napoleone che aveva interdetto la mendicità, e quello divino, che invece segue vie nascoste, oscure al buon senso dei più, come l’inconfutabile assunto per cui “Il Verbo di Dio è venuto in una stalla, per odio del Mondo; lo sanno anche i bambini; e tutti i sofismi demoniaci non muteranno nulla di questo mistero: che cioè la gioia del ricco ha come sostanza il Dolore del povero. Chi non capisce questo, è un idiota per il tempo e per l’eternità. – Un idiota per l’eternità!”
Il vero scrittore ha la lungimiranza di guardare il mondo dall’alto, secondo la stessa prospettiva del Creatore, e non seguendo la miope logica umana. E lo sguardo di Dio si posa là dove l’uomo lo ritorce inorridito, vegliando su quei bassifondi dove soltanto la Sua pietà arriva, da cui prorompe un grido inascoltato che nella Grande Sera del Giudizio Universale, dell’Indignazione di Dio, si leverà a condanna di tutti coloro che avranno ignorato il povero, in cui si nascondeva Cristo stesso, il grande Mendicante d’amore, che ha fame e sete di misericordia, che erra per le strade come Pellegrino che attende d’incontrarti sulla via di Emmaus, facendosi compagno della tua stanchezza e delusione, sostenendo i tuoi passi fino all’eterno convito, che poi è anche quel Prigioniero nel tabernacolo, ostaggio dell’indifferenza delle creature, e l’Infermo che dalle Sue stesse piaghe, dal Suo costato trafitto, trae la consolazione per le anime.
L’autore passa in rassegna tutte le vessazioni che sono costretti a subire i poveri, dal morso della fame, per cui “Il Sangue e la Carne del Povero sono gli unici alimenti che possono nutrire”, ed “è una necessità igienica che il povero sia divorato dal ricco”, fino al più grande abominio che ha fatto sudare Gesù nel Getsèmani che è la profanazione e l’usurpazione del “diritto all’innocenza.” La bilancia della giustizia sancisce inesorabilmente che il superfluo di cui gode il ricco è una sottrazione del necessario al bisognoso: “Ogni uomo che possiede oltre l’indispensabile alla sua vita materiale e spirituale è un milionario, e quindi è un debitore verso coloro che non possiedono nulla.” Stupisce l’ottusa insensibilità del ricco: “La ricchezza ha un tale potere di avvilire e di idiotificare che sarebbe il più sorprendente miracolo se simili parole non andassero del tutto perdute. Possiamo immaginare l’anima del ricco sotto banchi di tenebre, in un abisso paragonabile al fondo dei mari più profondi. È la notte assoluta, il silenzio inimmaginabile, infinito, l’abitacolo dei mostri del silenzio. Tutti i tuoni e i cannoni possono scoppiare o rumoreggiare alla superficie. L’anima rannicchiata in quell’abisso non ne sa niente. Anche nei più bui luoghi sotterranei, si può supporre che ci siano dei fili pallidi di luce venuti non si sa donde e vaganti nell’aria come d’estate in campagna i ragnateli sfatti. Finanche le catacombe non sono infinitamente silenziose. Per l’orecchio attento, c’è qualcosa che potrebbe essere le lontanissime pulsazioni del cuore della terra. Ma l’oceano non perdona. Luce, rumore, movimento, vibrazioni impercettibili, tutto viene inghiottito da esso e per sempre.” (p.100). Di contro, la strenua pazienza dei poveri è un miracolo che non si spiega se non con un dono divino: “Ma quel che c’è di più incomprensibile è la pazienza dei poveri: medaglia nera e miracolosa della Pazienza di Dio nei suoi palazzi di luce. Quando la sofferenza diventa eccessiva, sembrerebbe semplicissimo ammazzare o sventrare la bestia feroce. Ne abbiamo esempi. Anche nella storia sono numerosi. Però queste rivolte furono sempre dei moti di convulsione e di poca durata. Subito dopo lo sfogo, il Sudore del Sangue di Gesù ricominciava a scorrere silenziosamente nella notte, sotto i placidi ulivi dell’Orto, mentre i discepoli continuavano a dormire. Gli è necessario continuare questa Agonia per tanti sventurati, per uno stragrande numero di creature indifese: uomini, donne e soprattutto bambini!”
Léon Bloy scoperchia il vaso di Pandora delle ingiustizie di ogni tempo e di ogni costume sociale perpetrate nei confronti dei poveri: dall’oppressione degli indigeni nelle miniere alla ricerca di perle preziose per la gioia delle superbe signore, il cui “tenero collo porta attorno foreste e isole”, secondo la folgorante definizione di Tertulliano, allo sfruttamento coloniale, dopo la scoperta dell’America ad opera di Cristoforo Colombo, le cui buone intenzioni di evangelizzazione sono state tradite da spietati assassini e voraci speculatori. Poi vi è la scandalosa avidità dei proprietari che esigono il prezzo dell’affitto per una miserabile stamberga, senza curarsi se quei poveretti lavorano senza neanche permettersi di mangiare per dover pagare, “se gli uomini diventano ladri o omicidi, se le donne si prostituiscono e prostituiscono i loro figli”: “Non vogliono vedere le lacrime che fanno versare, non vogliono sentire i profondi singhiozzi o le urla di disperazione causate dalla loro avarizia. (…) Tutte queste cose non li riguardano, ed esse non devono in nessun modo alterare la loro serenità, purché il denaro delle scadenze sia scrupolosamente intascato.” Ma alla resa dei conti, chi non ha voluto sapere, saprà: “La vostra scienza, orribilmente universale, orribilmente irreparabile, sarà semplicemente l’Occhio di Dio, lo sguardo dell’Occhio di Dio, per tutta l’eternità!” (p.92). O ancora è il cosiddetto famigerato “sistema del sudore”, per cui operai, tra cui anche donne e fanciulli, i quali s’affaticano dalla mattina alla sera, senza un attimo di tregua, non godono neanche del frutto del loro lavoro, che raccolgono invece i ricchi che si fregiano delle vesti finemente confezionate: “Impossibile, con una simile parola, non pensare al Getsemani, non pensare a Mosè e all’Egitto tutto inondato di sangue per prefigurare l’Agonia del Figlio di Dio. Dunque in questo modo ha sudato sangue Colui che posa sopra di sé tutte le pene immaginabili e tutte le pene inimmaginabili? Il Sudore di Sangue per sistema! Il Sudore del Sangue di Gesù calcolato per fruttare carestie e massacri!” (p.105). E poi vi è la slealtà del commercio: “In fondo, il commercio consiste nel vendere a caro prezzo quel che è costato pochissimo, ingannando il più possibile sulla quantità e la qualità. In altri termini, il commercio prende la goccia del Sangue del Salvatore donata gratuitamente a ogni uomo e fa di questa goccia più preziosa che tutti i mondi insieme, spaventevolmente moltiplicata da addizioni e miscele,un traffico più o meno redditizio.” E, oltre il danno, la beffa: la Derisione della Carità, per cui all’occasione di ogni calamità le dame ingioiellate si precipitano a far bella mostra di sé nelle serate di gala che ostentano di raccogliere proventi per i bisognosi, quando questi in realtà non ne vedranno neanche l’ombra. Infine, che dire dell’idiozia per cui i cani dei ricchi sono sepolti in cimiteri di lusso, mentre un povero cristiano viene gettato senza troppi complimenti in una fossa comune?
Tutti questi volti della povertà minuziosamente esaminati dallo scrittore sono come allegorie che illustrano una verità evangelica troppo a lungo soffocata nelle coscienze e che, alla fine dei tempi, finirà con l’esplodere insieme alle trombe del Giudizio Universale: “Vi dico che, se costoro tacciono, le pietre grideranno.” (Lc 19,40).



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