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La morte di Ivan Il'ic
 
La morte di Ivan Il'ic 2018-02-02 22:39:55 68
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68 Opinione inserita da 68    03 Febbraio, 2018
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Compassione e perdono: una rinascita

Una fine sorda, improvvisa, inconcepibile, quella di Ivan Il’ Ic. Di lui non resta che il ricordo, il dolore di parenti ed amici, colleghi e semplici conoscenti, ma, in fondo, quel corpo disteso inerme e raggrinzito riporta i più ad un pensiero rabbrividente e ad un sorriso sottaciuto e consolatorio per una morte che avrebbe potuto riguardarli e che alla fine aveva preso lui solo.
Compiuto il rituale di accompagnamento e fatte le condoglianze ai parenti del defunto, si ritorna immediatamente alla propria vita, dimenticando lo spiacevole evento ed incamminandosi verso un futuro differente ( per alcuni la morte di Ivan Il’ic avrebbe aperto nuovi scenari lavorativi ).
È qui, da un epilogo già scritto, che ha inizio il racconto di una vita da giudice tra le più semplici ed ordinarie e tra le più terribili, trascorsa come doveva trascorrere, in modo spensierato, piacevole e decoroso, in una quiete famigliare simile a tante altre.
Quel male improvviso, silente, inizialmente ignorato, evaso, rigettato, di giorno in giorno sempre più vivo, fino a divenire un ospite abituale.
Sguardi interrogativi da parte dei parenti e della gente in tribunale per una malattia che pare essere una scocciatura con la consapevolezza di una vita che avvelena anche quella degli altri, un veleno che penetra sempre più in tutto il suo essere.
Ed allora Ivan Il’ic comincia ad ascoltare il dolore, i medici non hanno risposte esaustive, vuole stare lì, solo, al confine con la morte, senza nessuno che lo patisca e compatisca. Sente che per i famigliari è solo un’ ombra trasfigurata, un peso, e che la moglie si augura che muoia.
Poi la presa di coscienza, una fine inevitabile, il vedersi morire vivendo in un perenne stato di disperazione mentre l’ atto della sua morte viene relegato ad uno stato di indecenza e sgradevole seccatura.
Ed allora un desiderio capovolto, quello di essere compatito, ascoltato, toccato da un disinteressato ed empatico senso di pietas, e questo è ciò che ottiene da Gerasim, servo fedele e vicino.
Nel frattempo il dolore si fa sordo, straziante, senza tregua in attesa di una morte certa che tarda a venire ed, oltre le sofferenze fisiche, subentrano indicibili sofferenze morali. Vorrebbe tornare ad una vita normale, a quella giusta misura del passato, ma, si chiede, era quella una vita? Era quello che avrebbe voluto? Era stata vera felicità?
Ed allora subentra un terribile senso di solitudine, di ingiustizia, l’ assenza di Dio, della gente, la propria impotenza.
Ma, d ‘improvviso, ecco un senso di riconciliazione e pacificazione, una mano amica da stringere ed una presa di coscienza dell’ autentico se’.
La fine pare un inizio, la paura della morte svanita, il dolore tollerabile, un animo sereno pronto ad accogliere il futuro, un sorriso conciliante dipinto sul volto.
“ La morte di Ivan Il’ ic “, uno degli ultimi scritti del grande autore russo, inserito in un filone ( insieme a “ La Sonata a Kreutzer “ ) messianico e spirituale che si discosta dai grandi romanzi del passato, è un viaggio lampo nella vita di un uomo sospeso tra l’ inevitabilità di una morte imminente ed una nuova flebile speranza.
Due i temi a contorno ma assai importanti a definirne i contenuti. La pietas, quel sentimento profondamente umano che dovrebbe accompagnare il trapasso di ogni malato terminale ed il suo legittimo desiderio di essere accudito, ascoltato e compatito, ed il perdono che conduce ad un senso di pacificazione, liberando dal dolore, abbandonato qualsiasi accanimento contro nemici inesistenti o creati ad arte, deposto un orgoglio ferito, la rabbia e la solitudine manifesta in una accettazione che riporti alla integrità e serenità di un dopo e di una fine non più tale ma sospensione di una vita e nuova luce in attesa di altro…



… “ In quello stesso istante Ivan Il’ ic sprofondò, vide la luce e gli fu rivelato che la sua vita non era stata come avrebbe dovuto, ma che la si poteva ancora correggere…, senti’ che qualcuno gli stava baciando la mano, apri’ gli occhi e guardò’ il figlio e provo’ pena per lui, con la bocca aperta ed inarrestabili lacrime che le solcavano il naso e la guancia la moglie lo guardava con una espressione disperata. Provo’ pena per lei.
…Provava pena per loro, bisognava fare in modo che non fosse loro doloroso. Liberarli e liberare se stesso da quelle sofferenze. E il dolore? Dove e’ finito il dolore? E la morte. Dov’ e’ la morte? Cercava la sua passata paura della morte e non la trovo’. Non c’ era nessuna paura perché non c’ era neppure la morte. Invece della morte c’ era la luce. Per i presenti la sua agonia durò due ore fino a che… “ E’ finita! “ disse qualcuno sopra di lui. Udì queste parole e le ripete’ nella sua anima. È finita la morte, si disse. Non c’ è più. Aspiro’, si fermò a metà respiro, distese le membra e morì “…

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Commenti

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siti
03 Febbraio, 2018
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Uhh, Gianni, bellissimo commento. Lo leggerò sicuramente.
In risposta ad un precedente commento
68
04 Febbraio, 2018
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Temi importanti e controversi, come in “ La Sonata a Kreutzer “, anch’esso assolutamente da leggere!!
Anche se, purtroppo, tra me e gli autori russi non c'è stato finora un grande feeling, questo libro sarà un delle mie prossime letture (e spero magari di riconciliarmi con la lettetratura russa!). Grazie, Bella recensione! :)
In risposta ad un precedente commento
68
07 Febbraio, 2018
Ultimo aggiornamento:
07 Febbraio, 2018
Segnala questo commento ad un moderatore
Ciao Laura, la letteratura russa ( dell’ 800 ) mi ha da sempre affascinato per una serie di motivi, storici, letterari ed umani. Un autore preferito? Dostoevskij sarebbe scontato, apprezzo anche Turgenev, Goncarov e Gogol Tolstoj rimane un classico ma non sempre mi ha entusiasmato....
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