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L'amministratore
 
L'amministratore 2020-10-26 14:27:13 lapis
Voto medio 
 
4.3
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
4.0
lapis Opinione inserita da lapis    26 Ottobre, 2020
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Alla corte della coscienza

Autore spesso dimenticato, Anthony Trollope, nonostante la sua ampissima produzione letteraria. Ingiustamente dimenticato, si potrebbe dire, perché, quanto a capacità di coniugare leggerezza di tono, qualità di stile e lucida rappresentazione della società, in fondo la sua penna non ha nulla da invidiare ad altre ben più celebri.
Ma è possibile, nel 2020, trovare piacevolezza e spunti di riflessione in una storia imperniata su una disputa legale di età vittoriana? Assolutamente sì.
Il segreto sta nella vivace e misurata ironia, così tipicamente inglese, che permea l’osservazione e la narrazione dei caratteri umani e delle dinamiche di potere. Si legge con gusto, dunque, e si scopre infine che - sostituita magari la vecchia stampa con i nuovi media e le sinecure clericali con altre cariche nominali - resta la natura dell’uomo: i dubbi, le debolezze, l’ostinazione. E quella in fondo non è così cambiata.

Il nocciolo della questione è la legittimità di una rendita ecclesiastica di cui beneficia il gentile e amabile reverendo Harding in qualità di amministratore di un ricovero per anziani. L’istituto di carità era sorto più di quattro secoli prima con l’intento di ospitare dodici indigenti, ma nel tempo la proprietà è diventata assai più prospera.
È giusto che tali rendite vadano interamente all’amministratore, come sostiene fermamente la Chiesa? O non sarebbe più in linea con il mandato originale, e con lo spirito cristiano, una equa suddivisione con i cari vecchietti, come suggeriscono i riformatori? A complicare ulteriormente le cose ci si mettono la coscienza e l’amore, perché i due fronti sono rappresentati nientemeno che dagli innamorati delle figlie di Harding, il severo arcidiacono e il medico idealista.

Frizzante e venata di umorismo è la voce del narratore onnisciente, che interagisce spesso con il lettore per commentare i suoi personaggi, svelandoci magari qualche dettaglio curioso - come quello scandaloso volume di Rabelais nascosto nel cassetto segreto dell’irreprensibile arcidiacono -, o per lanciare ironiche frecciatine al mondo della stampa o dei romanzi d’appendice, nella figura di un Charles Dickens camuffato dietro l’eloquente nome di “Popular Sentiment”.
In conclusione, un delizioso viaggio nella campagna inglese e nella natura umana, che lascia la curiosità di scoprire cosa riservano i successivi cinque volumi che compongono “Il ciclo del Barset”.

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Commenti

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Bravissima come sempre Manuela :-)
Bella recensione, Manuela.
Trollope sta entrando nella cerchia dei miei autori preferiti. Anche questo libro mi è piaciuto molto.
Come penso tu sappia, ritroviamo questi personaggi anche nel libro successivo, "Le torri di Barchester", romanzo piacevolissimo, brillante, ben condito di Humor inglese.
Io ho appena terminato di leggere "Il Dottor Thorne" , anch'esso libro magnifico.
In risposta ad un precedente commento
lapis
26 Ottobre, 2020
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Troppo buona, Maria! Grazie, grazie di cuore.
In risposta ad un precedente commento
lapis
26 Ottobre, 2020
Segnala questo commento ad un moderatore
Grazie, Emilio. Non solo per il commento ma anche perchè ho scelto questa lettura proprio leggendo la tua recensione e il tuo giudizio positivo sull'autore. Mi avevi scritto se non erro di considerare Trollope uno "scrittore-rifugio" e non posso che darti ragione: uno scritto lieve ma di indubbia qualità.
Il mio prossimo Trollope sarà allora "Le torri di Barchester"!
Un caro saluto,
Manuela
Grazie, Manuela. E buona lettura!
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