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Papà Goriot
 
Papà Goriot 2020-12-29 09:26:39 Valerio91
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
5.0
Contenuto 
 
5.0
Piacevolezza 
 
4.0
Valerio91 Opinione inserita da Valerio91    29 Dicembre, 2020
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Una società fredda e brutale

La lettura de "Il padre Goriot” mi ha reso preda di diverse emozioni contra­stanti. In primis c'è il piacere dovuto allo stile di Balzac: dettagliato nelle descrizioni (a volte anche troppo), molto efficace nella caratterizzazione dei personaggi principali (sebbene a volte mostrino tratti ed emozioni esagerate e un po' forzate) e una scorrevolezza non comune per i romanzi dell'epoca. Non stupisce che Balzac sia annoverato tra i più grandi romanzieri francesi, eppure questa sua opera non è esente da difetti per i quali un qualunque scrittore contemporaneo verrebbe forse trattato con sufficienza. La verità è che romanzieri davvero perfetti non esistono, né tantomeno esistono opere prive d'una qualsiasi fallacia: quel che davvero importa sono le emozioni e il messaggio che riescono a trasmettere, e in questo senso "Il padre Goriot" è un'opera forte, tragica, che offre un'immagine spaventosa della nobiltà parigina del tempi. Sebbene in certi tratti la brutalità e la freddezza dei suoi componenti sembri staccarsi da un'effettiva verosimiglianza, non si può fare a meno di lasciarsi coinvolgere dalla vicenda e di empatizzare con le uniche anime buone e pure descritte nel romanzo, e che in fondo coincidono coi suoi protagonisti: Eugène de Rastignac e Padre Goriot.
Eugène si mostra attratto, come tutti i giovani, da quel mondo all'apparenza luccicante e bello della nobiltà, e vuole farne parte a ogni costo. Ogni passo che farà al suo interno, tuttavia, scurirà d'un tono il bagliore e quella società comincerà a rivelarsi in tutta la sua falsità: matrimoni di convenienza, relazioni extraconiugali (che a Parigi parevano essere in voga quanto gli smartphone al giorno d’oggi), gioco d’azzardo. Più v'è dentro, più Eugène ne misura la brutalità eppure non riesce a staccarsene. Ma la testimonianza più spaventosa di quella lordura viene presentata ai suoi occhi e a quelli del lettore dalla vicenda che coinvolge l’uomo che dà titolo al romanzo, quel padre Goriot che ha accumulato le sue fortune col sudore e col sangue e ha sacrificato poi tutto sull'altare della paternità, di cui rappresenta la quintessenza. Padre Goriot si priva di tutto pur essendo ricco: veste di stracci così che le sue figlie possano concedersi i lussi più sfrenati… ma in cambio non riceve nient’altro che indifferenza, viene gettato in un angolo polveroso e recuperato soltanto nel momento del bisogno, per soddisfare i capricci di due corpi senz'anima, che tuttavia quell'uomo continua ad amare anche dopo l'ennesima dimostrazione d'egoismo. Lui quest'egoismo lo ha sempre sospettato, ma lo comprende davvero solo sul letto di morte, in cui si ritrova con la compagnia del solo Eugène mentre le sue due figlie se ne stanno a soffrire le proprie sciocche pene, che pongono al di sopra d’un padre che per loro ha sacrificato la vita. Eppure egli continua ad amarle, mentre il lettore non può che odiarle mentre Eugène ne misura la piccolezza e il cuore di pietra.
La dipartita di Goriot è qualcosa di tragico, che addirittura fa apparire migliori i farabutti (personificati da Vautrin, gran bel personaggio), che almeno non peccano d'ipocrisia, ammettendo la propria natura. Quelle persone vuote si reputano migliori di quei criminali quando, spesso, nei propri cuori serbano tenebre peggiori di quelle d’un ladro o d’un assassino. Non è forse assassinio permettere che un uomo così buono e amorevole si diparta dal mondo senza una carezza o un riguardo?
Se questo romanzo rispondesse anche solo un po’ al vero, la società nobile parigina del tempo non ne esce affatto bene.

“Così è con tutti i nostri sentimenti. Il nostro cuore è un tesoro, vuotatelo di colpo, e sarete rovinata. Perdoniamo a un sentimento di essersi rivelato per intero tanto poco quanto a un uomo di non avere un soldo di suo. Questo padre aveva dato tutto. Aveva dato, per vent’anni, le proprie viscere, il proprio amore; aveva dato la propria fortuna in un giorno. Spremuto per bene il limone, le sue figlie hanno gettato la buccia all’angolo della strada.”

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Commenti

6 risultati - visualizzati 1 - 6
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Ciao Valerio! Ho letto così tanto tempo fa Papà Goriot, Eugenie Grandet, Cugina Bette che ho ricordi non più così nitidi delle rispettive trame, ma del fatto che mi piacquero tanto non ho proprio dubbi. Dovrei proprio tornare a Balzac, grazie per la tua recensione ben argomentata. Buone letture e buon anno!
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Valerio91
29 Dicembre, 2020
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Grazie Marianna,
anche a te! :)
Valerio, uno lei miei libri preferiti. Meraviglioso romanzo, nella seconda parte la prosa di Balzac assume un livello letterario così intenso e alto, che potrebbe essere recitato come testo teatrale.
siti
29 Dicembre, 2020
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Nel cuore!
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Valerio91
29 Dicembre, 2020
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Ciao Emilio,
non fatico a credere che sia uno dei tuoi libri preferiti; è effettivamente un'opera molto bella e importante. Concordo con te riguardo alla seconda parte: fa la propria parte lo splendido monologo di Goriot su letto di morte, devo dire.

Vale.
In risposta ad un precedente commento
Valerio91
29 Dicembre, 2020
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Laura :)
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